Il Ricordo Di Sé È L’Unico Momento Di Verità

Tragicomico
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Il ricordo di sé ti permette di essere presente, di rimanere nel qui e ora, è quel momento che impedisce alla tua mente di tra pensieri e fantasie, di tormentarsi o di sognare ad occhi aperti.
È l’unico momento di verità autentica che puoi vivere nel presente, un istante in cui l’attenzione è rivolta verso te stesso e verso l’azione che stai compiendo. In sua assenza, se non c’è ricordo di sé, dovrai ammettere di essere addormentato, immerso in quel sonno quotidiano che avvolge milioni di persone.

Esprimere a parole l’essenza del ricordo di sé è un’impresa ardua, quasi impossibile. Tuttavia, è possibile avvicinarsi a questa comprensione attraverso esercizi specifici, volti a radicare l’autocoscienza nella nostra vita quotidiana con dedizione e perseveranza.
Il ricordo di sé rappresenta un livello di coscienza superiore, raggiungibile solo con lo sforzo di ricordarci di noi stessi, ogni giorno, in ogni istante, in qualsiasi attività. Camminare, vestirsi, lavorare, lavarsi i denti, parlare, fare l’amore: ogni azione quotidiana diventa un’occasione per esercitare il ricordo di sé. Significa essere presenti e consapevoli di essere noi stessi a compiere quell’azione, in quel preciso momento.

In molti liquidano questa pratica come banale e semplicistica, addirittura inutile o patetica. Niente di più lontano dalla realtà. Lo sforzo di riportare l’attenzione su di sé in diversi momenti della giornata offre un’occasione preziosa per comprendere meglio la propria natura e lo stato in cui si vive quotidianamente.
Riflettiamo sul sonno: un sonno profondo che ci avvolge completamente, annullando la nostra coscienza. Quando dormiamo, siamo consapevoli di dormire? No, semplicemente dormiamo. Allo stesso modo, le filosofie restano lettera morta se non ci permettono di “sentire” il nostro sonno, di sperimentarlo in prima persona. E se tutti intorno a noi dormono, nessuno può svegliarci: ecco perché è necessario escogitare un espediente.

Il ricordo di sé rappresenta indubbiamente uno dei fenomeni più intriganti, concreti e significativi nell’ambito dell’Alchimia e dell’Esoterismo in generale. Si tratta di una pratica dalle origini antichissime, risalenti, secondo alcuni, alla tradizione Sufi e all’esoterismo islamico, sebbene non si escludano radici ancora più remote e avvolte nel mistero. L’Occidente ha avuto modo di conoscere questa preziosa pratica grazie alla dedizione divulgativa di figure di spicco come Georges Ivanovič Gurdjieff, e in particolare dei suoi allievi Pëtr Demianovič Ouspensky e John G. Bennett.
Dal punto di vista alchemico, il ricordo di sé rappresenta l’agente universale, il “fuoco fisso”, seppur lento, che non brucia ma dissolve la materia della nostra personalità. Solve et Coagula.

Voi non sentite voi stessi, voi non siete coscienti di voi stessi. In voi, ‘qualcosa osserva’, come ‘qualcosa parla’, o ‘pensa’ o ‘ride’; voi non sentite: io osservo, io constato, io vedo. Tutto si constata da solo, si vede da solo… Per arrivare ad osservarsi veramente occorre innanzitutto ricordarsi di sé stessi (e di nuovo Gurdjieff accentuò queste parole). Tentate di ricordarvi di voi stessi quando vi osservate e più tardi mi parlerete dei risultati. Solo i risultati ottenuti mentre ci si ricorda di sé stessi hanno un valore. Altrimenti, voi non siete nelle vostre osservazioni; e in questo caso, quale può essere il loro valore?”.

Queste parole di Gurdjieff mi diedero molto da riflettere. Mi parve innanzitutto che fossero la chiave di tutto ciò che era stato già detto sulla coscienza. Tuttavia decisi di non trarne alcuna conclusione, ma di tentare soltanto di ricordarmi di me stesso mentre mi osservavo.

I primissimi tentativi mi mostrarono come ciò fosse difficile. I tentativi di ricordarmi di me stesso non mi diedero altro risultato all’infuori di quello di mostrarmi che di fatto noi non ci ricordiamo mai di noi stessi.

“Che cosa volete di più? disse Gurdjieff. Questa è una scoperta molto importante. Coloro che sanno questo (egli accentuò queste parole) sanno già molto. Il guaio è che nessuno lo sa. Se domandate a qualcuno se può ricordarsi di sé stesso, vi risponderà naturalmente che può. Se gli dite che non può ricordarsi di sé, o si irriterà, o penserà che siete matto. Tutta la vita è basata su questo fatto, tutta l’esistenza umana, tutta la cecità umana. Se un uomo realmente sa che non può ricordarsi di sé stesso, è già vicino ad una comprensione del suo essere”.

Tutto quello che Gurdjieff diceva, tutto quello che io pensavo e soprattutto ciò che i miei tentativi di ‘ricordarmi di me stesso’ mi avevano mostrato, mi convinsero molto rapidamente che mi trovavo di fronte ad un problema interamente nuovo che scienza e filosofia avevano fin ora trascurato.
(Discorso di Gurdjieff trascritto da Ouspensky, tratto dal libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”)

Ecco perché definisco il ricordo di sé come l’unico vero momento di verità. Allo stato attuale delle cose, è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per percepire la realtà così com’è, in totale presenza, senza alcun inganno. Una realtà oggettiva, non più soggettiva, non più contaminata da fattori esterni e quindi non alterata dai pensieri, dall’immaginazione, dalla personalità, dal sonno e da tutto il “chiacchiericcio” mentale. Perché nell’addormentamento ognuno interpreta le situazioni e le persone secondo la propria allucinazione mentale, secondo le proprie sovrastrutture mentali.

Nello stato di ipnosi sonnambulica, è possibile svolgere attività come lavorare, studiare, laurearsi, sposarsi, guidare, viaggiare e molte altre azioni quotidiane che sembrano semplicemente “accadere”. In altre parole, si vive in una condizione di passività, dove non siamo noi a volere o decidere attivamente, ma sono le cose che accadono attraverso di noi, in modo apparentemente casuale. E questo stato ipnotico pervade la nostra esistenza così profondamente che nessuno se ne accorge, perché nessuno è consapevole di esserne vittima. Anzi, se si tenta di far notare questa condizione ad altri, si rischia di essere scambiati per pazzi.

L’uomo moderno vive nel sonno; nato nel sonno, egli muore nel sonno. Del sonno, del suo significato e della parte che ha nella vita, parleremo più tardi, ora riflettete soltanto su questo: che cosa può conoscere un uomo che dorme? Se ci pensate, ricordandovi nello stesso tempo che il sonno è la caratteristica principale del nostro essere, subito vi diverrà evidente che un uomo, se vuole realmente conoscere, deve innanzi tutto riflettere sulla maniera di svegliarsi, cioè sulla maniera di cambiare il suo essere.” (G.I. Gurdjieff in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto“)

Non conoscendo le leggi cui è soggetta la sua opera, l’uomo s’illude di essere lui ad agire, a fare, a costruire, a decidere; non si rende conto di essere dominato, nelle sue scelte, da forze superiori; non vede che cosa lo induce a muoversi in un modo piuttosto che in un altro, a ripetere ciclicamente le stesse operazioni; non riconosce il suo grado di meccanicità, il suo stato di letargia, di autoipnosi, di automistificazione.” (G.I. Gurdjieff in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto“)

Franco Battiato, figura di grande spessore e profondo conoscitore degli insegnamenti di Gurdjieff, scrive questi versi fondamentali nella sua canzone “Chan-son egocentrique”: “Chi sono? Dove sono? Quando sono assente di me”. Pone l’accento sulla cruciale distinzione tra presenza a sé stessi e assenza. In quei momenti in cui la consapevolezza di sé viene meno, dove ci troviamo? Chi prende il nostro posto? Chi parla al posto nostro? E, soprattutto, chi compie le nostre azioni se noi stessi siamo in uno stato di “sonno”?

Il ricordo di sé ti porta inevitabilmente a scontrarti con questa differenza, una verità tanto crudele quanto affascinante. Perché dinanzi a te si apre una via, un solco, una possibilità, un qualcosa che forse hai sempre cercato, intuito, ma che non sapevi dove trovare. Sembra strano che basta ricordarsi di sé per ottenere un livello superiore di coscienza. In molti si chiedono “È tutto qui?”. Sì, in questa pratica c’è tutto quello che serve per raggiungere un primo livello di risveglio. Non devi fare altro che ricordarti di te stesso.

Inizialmente, saranno solo brevi “momenti” di verità e presenza, della durata di pochi minuti o addirittura secondi. Ma quanto basta per cogliere la differenza. Subito dopo, si ripiomba nel sonno e nell’identificazione con i contenuti della mente, sognando ad occhi aperti e continuando a farla vagare. Il trucco sta nello stabilire a priori alcuni momenti in cui si decide di essere presenti nel ricordo di sé. Ad esempio, ci si può ricordare di sé ogni volta che si apre una porta, che sia quella d’ingresso, di una stanza, di un ufficio o di uno spogliatoio. L’importante è lo sforzo di ricordarsi di sé in quel preciso istante. Esistono svariati tipi di esercizi, con diversi livelli di difficoltà che richiedono uno sforzo maggiore per ottenere effetti risveglianti sempre più tangibili.

L’esercizio di per sé non ha importanza, nemmeno il risultato conta, ciò che conta è lo sforzo. Qualsiasi trasmutazione alchemica si produce mediante uno sforzo, non mediante il risultato. Così come chi vuole modificare il suo corpo va in palestra e attraverso degli sforzi continui, nel tempo, riesce ad avere un corpo più consono ai propri obiettivi. E chi vuole allenare la mente, si dovrà sforzare di usarla in maniera tale che possa reggere nozioni sempre più complesse. Allo stesso modo chi vuole essere presente, dovrà sforzarsi in questa direzione, e può farlo soltanto attraverso il ricordo di sé.

È inutile conoscere le più sofisticate tecniche di meditazione se poi non si coltiva la consapevolezza di sé durante tutta la giornata. Allo stesso modo, è vano tentare di alterare lo stato di coscienza tramite sostanze psicoattive se non si è in presenza a se stessi. In tali esperienze, non sarete voi i protagonisti dei vostri “viaggi mentali”, così come non sarete padroni dei vostri sogni. Se desiderate un vero momento di verità, quell’unico istante può essere raggiunto solo attraverso la pratica del ricordo di sé.

Vi chiedo di non credere a nulla che non possiate verificare voi stessi.” (G.I. Gurdjieff in “Vedute sul mondo reale“)

Raggiungerete così un nuovo stato di coscienza ed entrerete consapevolmente in una nuova dimensione. Il primo risultato tangibile sarà, ad esempio, qualcosa che prima non riuscivate a fare: vedere il sonno! Attraverso la distinzione di cui ho parlato prima, riuscirete non solo a percepire, ma a vedere e toccare con mano il vostro stato ipnotico. E successivamente, anche quello degli altri. Scoprirete come si prendono decisioni importanti nel sonno, come si lavora, si studia, si fa sesso e ci si relaziona sempre in questo stato. E comprenderete quanto sia pericoloso e dannoso vivere nel sonno. E morire nel sonno. Letteralmente.

Un altro fenomeno tangibile, strettamente legato agli sforzi del ricordo di sé, è l’attenzione divisa. Non si tratta più solo di uno stato di presenza, ma della capacità di focalizzare l’attenzione su ciò che si sta facendo e contemporaneamente rimanere consapevoli di sé. Un’abilità eccezionale se si considera che, in uno stato ordinario di vita quotidiana, tutto è orientato verso l’esterno e la poca coscienza presente viene completamente assorbita dagli eventi esterni.
Attraverso il ricordo di sé, si acquisisce la capacità di dividere l’attenzione e di tenere una parte costantemente rivolta all’interno, mantenendo il pieno ricordo di sé. Questo comporta una minore identificazione sia mentale che, soprattutto, emotiva. In altre parole, si impara a non immedesimarsi completamente in quelle emozioni che spesso travolgono, condizionano e, in molti casi, devastano gran parte delle vite umane.

Comincerete a diventare testimoni di voi stessi: delle vostre azioni, dei vostri pensieri, delle vostre emozioni, senza più identificarvi con esse. Il fuoco lento porta avanti la sua Opera, quasi per “magia”, ma si tratta di vera e propria alchimia. È necessario sacrificare se stessi, il proprio sonno, le abitudini meccaniche, le sovrastrutture e le apparenze. Tutto questo è possibile solo attraverso il ricordo di sé. Il sacrificio alchemico va oltre i vantaggi consueti e materiali: ogni sforzo compiuto per risvegliarvi provoca una profonda trasmutazione in voi stessi. Presto vi accorgerete della differenza tra esserci e non esserci, e toccherete con mano alcuni primi momenti di verità.
Buon lavoro!

Tragicomico

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21 commenti

Rosa Ferrante 13 Febbraio 2020 - 12:58

Ci sono dentro oramai in questo mio risveglio alla vita (mentale) vissuta divisa con il mio (Io)condizionato. Interno -esterno . Trovandosi in contrasto psichico-fisico nel mio essere svegliato. Corpo e anima distaccatasi con L’(Io) resta soltanto un fisico stanco e male trattato. Dove cerco la mia anima. ( Coscienza) immatura, con tutte le mie forze che mi rimangono ancora per raggiungere nella mia stessa mente di prima. Uno spazio di tempo remoto. In che ne esisteva un possibile (Se) ne può ancora percorrere un’altro tempo, per rinascere in se stessi ancora nel diventare l’Io di prima. Impossibile, se no, nello stesso (Se) con lo stesso corpo straziato e stanco, anche se volendosi riaddormentare, nel suo essere stato. La sua anima ne e stata sperduta, quando, ne e stata di forza addormentata, mentre il suo stesso corpo ne era straziato e manipolato. ( L’Io) muore nel corpo – mente. Ma non vuole morire, in quando l’essere se stessi ne e stato tradito dallo spirito. Anche santificato. Essere o non essere stato (Io) ma ben si l’altro nell’essere( Io ) in me stesso nello stato di lui stesso in me. (Rosamiezyiorne.)

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Tragicomico 15 Febbraio 2020 - 18:17

Grazie Rosa, per questa tua testimonianza di “risveglio”.

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Francesca 20 Dicembre 2022 - 9:45

Grazie! Prendo la scoperta “casuale” di questo blog come un dono del Cosmo, e del resto ogni esperienza lo è, ma qui posso ringraziare l’intermediario, quindi, grazie Ivan! 🙂
Ho letto diversi articoli, ma questo in particolare tratta un tema che sento molto vicino negli ultimi tempi: chi sono io aldilà delle mie manifestazioni emotive e mentali.
Senza star qui a tediare tutti con la mia storia, vorrei però cercare un confronto: ad un certo punto della mia vita ho preso coscienza di queste due componenti di me, ragione ed emozione, ho cominciato a “vederne” chiare le manifestazioni nel quotidiano e, piano, piano, ho imparato a “gestirle”. Mi sembra ormai di riuscire ad essere o, più spesso, a tornare, sempre presente a me stessa, ma alterno momenti in cui questa consapevolezza mi fa stare bene, aldilà di quel che accade nella mia vita, a momenti in cui un dubbio, pur non cancellandoli del tutto, offusca fastidiosamente la consapevolezza e il benessere: e se fosse nient’altro che la mia mente, la ragione, a raccontarmela di nuovo? Se io non fossi davvero presente a me stessa, ma fosse ancora lei a credere di farlo, come in passato ha tenuto in piedi versioni di me che adesso non sento più appartenermi?
Hai un consiglio su come uscire da questo loop? 🙂

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Tragicomico 21 Dicembre 2022 - 16:42

Ciao Francesca, grazie a te per esserti spinta fin qui, in questo blog quasi sconosciuto.
La tua situazione è, in verità, molto ricorrente. Lo è fra i tutti i cercatori di verità, i cosiddetti viandanti della vita. Il ricordo di sé è un esercizio faticoso e nelle varie scuole esoteriche di un tempo, venivano trasmessi particolari esercizi affinché l’allievo potesse sperimentare il suo stato di presenza in diversi modi e in diversi frangenti della propria vita. Perché un conto è essere presenti mentre, ad esempio, si è comodamente seduti su di una sedia. Più difficile è praticarlo mentre si compie un’azione come parlare, muoversi o essere immersi in qualcosa. Questo per dirti che probabilmente devi salire in difficoltà, con esercizi più strong, per capire se te la stai raccontando o se, effettivamente, tu sia presente a te stessa. Ti consiglio tre libri: “Risveglio” , “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” e “Io sono Quello“. Buon tutto.

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Francesca 22 Dicembre 2022 - 10:08

Grazie Ivan per la tua preziosa risposta, leggerò i due libri che mi mancano e rileggerò il terzo.
E grazie ancora per il lavoro che fai con questo blog 😉 Buon tutto anche a te!

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Tragicomico 22 Dicembre 2022 - 10:41

Grazie a te Francesca, sono felice che sei riuscita ad apprezzare quello che faccio. Buon proseguimento.

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paolo 13 Marzo 2023 - 13:21

Al solito, una bellissima lettura completa e colorata di tutti i colori dell’arcobaleno di uno dei tanti argomenti della ricerca interiore: essere presenti a se stessi. Bellissimi anche i commenti che mostrano persone di profondità che sono sul loro percorso con quella integrità che pochi hanno. Una nicchia di persone speciali non perché siano speciali ma perché sono vere e costruiscono dentro loro stesse la parte migliore di sé. Persone vere perché sanno che i limiti sono la loro forza e la leva per andare oltre. Cosa aggiungere a così tanto? Forse, solo la propria esperienza: iniziando a conoscere se stessi si inizia ad assaporare la trasformazione di sé come un rigolo d’acqua che scorre lungo una montagna rocciosa e minuto in minuto diventa torrente, fiume, lago, mare. Suona strano essere mare e allo stesso tempo quella molecola che è partita da un rigolo sopra la montagna, una molecola che ricorda, oggi e ancor domani, come fosse ieri, tutti i paesaggi che ha visto e vissuto nel suo trascorrere la corrente. In realtà non ricorda ma vive, perché non c’è tempo nell’esperienza che coinvolge l’essere, è la mente a dimenticare quello che percepisce e va bene così, perché la mente è solo uno strumento. L’essere vive la vita e la vita è poesia.

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Tragicomico 16 Marzo 2023 - 16:41

Grazie Paolo, sono pienamente d’accordo con te, il ricordo di sé è come un processo iniziatico verso se stessi, l’inizio del lavoro, quel lavoro fatto di fede e fiducia, due termini che, guarda caso, hanno lo stesso etimo. Quella stessa fede che ha il rigolo d’acqua di diventare mare. Ecco, chi procede attraverso di sé ha fede di incontrare qualcosa di molto più grande nel quale immergersi.
Un abbraccio

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Mari 8 Settembre 2023 - 7:06

Mi sono improvvisamente trovata nel presente.

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Tragicomico 8 Settembre 2023 - 10:47

La presenza
è ciò che dà
consistenza
alla nostra
esistenza.

(le rime sono volute! 😉 )

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Mari 23 Novembre 2023 - 8:46

Ciao ivan, a proposito degli esercizi di presenza, trovo personalmente di essere più portata verso alcuni piuttosto che per altri. Per esempio sto cercando di essere presente durante i pasti, assaporare i cibi, ma niente da fare,la mente attacca con pensieri più svariati. Come se si divertisse un mondo a sabotare il lavoro. Mi risulta più facile e anche piacevole ricordarmi di me mentre leggo. Tra l’altro, a pensarci bene, la lettura è un altra forma di cibo. Quindi che fare?! mi accetto così come sono o insisto con gli sforzi col cibo materiale? che ne pensi tu a proposito? Grazie. tante cose belle!!

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Tragicomico 23 Novembre 2023 - 16:43

Ciao Mari, gli esercizi di ricordo di sé andrebbero seguiti secondo un percorso di difficoltà, ovviamente bisognerebbe iniziare da quelli più semplici e andare sempre più in su. Nel tuo caso il mio consiglio è quello di sospendere il ricordo di sé durante i pasti e optare per un altro tipo di esercizio, ad esempio ricordarsi di sé al mattino, appena svegli e durante la svestizione/vestizione. Poi più in là potresti tentare di riprendere l’esercizio durante i pasti.

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Mari 23 Novembre 2023 - 20:11

Scusami ivan, senza intenzione ho omesso di dire che sto seguendo il programma spiegato in “risveglio” di S.Brizzi. Ho già passato gli esercizi più semplici senza grossi problemi e, sono andata ora a controllare, sono alla settimana 8. bene, proprio questo numero mi ha fatto suonare un campanello d’allarme. Potrebbe essere un calo di energia spiegabile con la legge dell’ottava, di cui parla lo stesso Brizzi. Quindi mi devo dare una mossa io per proseguire. Magari avresti qualche consiglio utile al caso? In effetti se ci penso mi sento inspiegabilmente demotivata. Ti ringrazio infinitamente della tua attenzione.

Rispondi
Tragicomico 25 Novembre 2023 - 18:58

Avere un calo energetico è del tutto naturale e fisiologico, forse è il segnale che dovresti prenderti una settimana di pausa prima di ricominciare, una settimana in cui fai l’esatto opposto di ciò che hai fatto in queste settimane di presenza, in modo da offrire uno “shock” alla tua ottava, perché altrimenti rischi che diventi troppo abitudinario come esercizio. Invece potresti prenderti una settimana di “sonno”.

Rispondi
Mari 27 Novembre 2023 - 6:21

Ok! comincio oggi. sarò uno zombie. Ti farò sapere… Grazie di tutto.

Rispondi
Tragicomico 27 Novembre 2023 - 19:43

Buon “non” lavoro!

Rispondi
Mari 7 Dicembre 2023 - 18:15

Eccomi ivan, fedele alla consegna!! ho seguito il tuo consiglio e ho fatto bene. Ho ripreso da qualche giorno il lavoro con rinnovato vigore. Ma vorrei raccontare una cosa per me curiosa. Mi è capitato “per caso” in mano un libro fantasy per ragazzi, (almeno così l’ho sempre considerato)che non avevo mai letto. Ebbene, ho sentito un bisogno assoluto e una curiosità inspiegabile, per cui lo comprato e mi trovo qui a leggere “la storia infinita”di Ende. È incredibile quanto sia ricco di simboli e nozioni esoteriche. Mi ha dato una carica nuova di energia…!! mi sto domandando se sia successo anche ad altri, tu l’hai letto? magari sono io che sono “flippata”. O magari ho beccato l’ottava nota, chissà…?! grazie,un abbraccio. mari

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Tragicomico 8 Dicembre 2023 - 10:19

Ciao Mari, sono felice di sapere che il mio consiglio ti è risultato utile, conviene sempre prendersi una pausa quando ci si sente scarichi, forzare le situazioni non porta mai un buon risultato.
Non conosco il libro in questione, ma posso dirti che molti libri fantasy, ma anche racconti, favole e fiabe sono pieni di riferimenti esoterici. Uno su tutti è Pinocchio!
Buon proseguimento di presenza, un abbraccio.

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Mari 22 Marzo 2024 - 20:11

Ciao ivan, ho scoperto per caso che un mio amico, senza aver sentito mai parlare di esercizi di presenza e ricordo di sé, gli viene naturale nelle sue occupazioni pensare solo a quel che sta faccendo. Anzi trova molto strano che gli altri facciano così fatica a farlo. In cambio però non riesce a sopportare un fine settimana piovoso, quando avrebbe tanto lavoro da fare nell’orto, al punto da arrivare alla sera rabbioso e intrattabile. Al che mi domando come una persona che di natura riesca così bene a tenere a bada la mente, non riesca a fare la stessa cosa con l’emotività. Considerando tra l’altro che il meteo non lo può certo cambiare !? tu che ne pensi?

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Tragicomico 23 Marzo 2024 - 18:29

Ciao Mari, riguardo al tuo amico è evidente che raggiunge lo stato di presenza solo in determinati momenti e ambiti, ecco perché quando si fanno gli esercizi di ricordo di sé si tende a cambiarli di settimana in settimana, affinché la presenza non sia soltanto indotta da circostanze esterne, ma voluta e ricercata.
Ad esempio potrebbe sperimentare la pratica del “non lamento”, come spiegato in questo mio articolo. Per sviluppare una presenza non solo mentale, quindi di concentrazione, ma anche emotiva.

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Mari 25 Marzo 2024 - 7:21

E si, per lui il lavoro è una cosa sacra, lavorando prega, è tutto li… Gli parlerò del valore del non lamento che, a volte, si arriva a conoscere per forza di cose fin da bambini. Ti ringrazio infinitamente, a presto. mari

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