Per Conoscere Se Stessi Bisogna Prima Studiare Se Stessi

Tragicomico
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Conoscere se stessi senza aver prima osservato e studiato se stessi equivale a voler conoscere il contenuto di un libro senza averlo mai letto e studiato. Ma c’è di più.
Molte persone sono convinte che nello stato ordinario delle cose sia possibile conoscere se stessi, raggiungendo così uno stato di conoscenza e di illuminazione spirituale. Ma per una persona ordinaria tutto ciò che inizialmente è fattibile, è studiare se stessa, per rendersi conto di quante azioni quotidiane vengono svolte con il pilota automatico inserito, quante decisioni prese in base a sovrastrutture mentali e retaggi culturali che governano la propria esistenza e che il libero arbitrio non può emergere se prima non si pratica una fase di studio di sé.

Motivo per cui non ha senso parlare di una conoscenza di sé, se prima non vi è una fase di studio di se stessi. E qui sorge una questione importante: Come studiare? Cosa fare? Ecco il paragone con il libro. Per studiare se stessi è importante iniziare a sfogliare e leggere se stessi, per capire cosa c’è scritto al nostro interno e soprattutto, se ciò che c’è scritto è frutto di una nostra scelta o se qualcuno ha scritto qualcosa per noi, “programmandoci” a vivere di conseguenza.
Perché in quel caso molti aspetti della nostra vita non ci appartengono, non sono voluti ma dovuti, in altre parole, stiamo vivendo la vita che qualcun altro ha deciso per noi. E in tal caso, per il momento, non c’è nulla da conoscere, semmai da disconoscere. Come disse il drammaturgo Carmelo Bene, esponente eccellente dell’arte della dissacrazione, “per apprendere bisogna prima disapprendere.
Una faccenda fin troppo faticosa per questi affannati tempi moderni sempre in modalità “fast”, dove ogni faccenda deve risolversi in un tutto e subito, dove non c’è il tempo materiale per fermarsi e riflettere, figuriamoci se c’è il tempo per mettersi a studiare se stessi.

«Conosci te stesso, si trovava inciso sul frontone di un tempio antico, ma voi quelle parole illuminate le avete svilite e messe da parte, fingendo che l’ingrato compito non meritasse il vostro tempo: perché intestardirsi su questioni così complesse quando là fuori c’è un universo di frivolezze a portata di mano? È già così difficile arrivare a sera, figuriamoci se c’è la forza di fermarsi a capire quale possa essere il senso di arrivarci.»
(Dal mio libroSette Lettere Dal Futuro Per L’Umanità“)

Anni fa scrissi un articolo che nel titolo racchiudeva una possibilità: “Per conoscere chi sei devi capire cosa non sei”.
Uno scritto che nella sua umiltà voleva introdurre una prerogativa importante: studiare se stessi non serve a capire cosa e chi sei, ma è utile per capire cosa e chi non sei.
Una fase, quella di studio, in cui non sentiremo la rivelazione del “sono questo e quest’altro”, ma verrà naturale constatare che non siamo ciò che pensavamo di essere.
Studiare se stessi significa osservarsi senza filtri, percepire lo spettacolo transitorio per quello che è, ossia un fenomeno di passaggio, anziché identificarci con esso e lasciarci trasportare come se fossimo delle foglie al vento.
Ad esempio possiamo osservare il nostro cuore che prova sentimenti, la mente che produce pensieri e il corpo che si muove. Ma il fatto stesso che osserviamo è la dimostrazione che noi non siamo il cuore, la mente e nemmeno il corpo. Certo, ci appartengono, ma non sono noi.
Come un astronauta che si trova nella sua tuta spaziale. Lui non è la sua tuta, eppure senza di essa non potrebbe sopravvivere nello spazio.

«È necessario cominciare dal principio, cominciare cioè a osservare se stessi come se non ci si conoscesse affatto,
come se non ci fossimo mai osservati prima.
»
(G.I. Gurdjieff in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, scritto da P.D. Ouspensky)

L’auto-osservazione diventa quindi la chiave per studiare se stessi che, a sua volta, diventa il passaggio fondamentale per iniziare a sperimentare uno stato di presenza prolungato che, lentamente, diventerà il trampolino di lancio per arrivare al nocciolo della questione: conoscere se stessi.
Non c’è altra via per conoscere se stessi se non passando per il “reale”, e il reale è tale solo nei momenti di presenza, nei momenti in cui ci ricordiamo di noi attraverso quella pratica che è il ricordo di sé, una pratica che non puoi mettere in atto se prima non osservi la tua meccanicità ordinaria.

Una specie di Uroboro esistenziale che divora e rigenera se stesso, l’energia universale che si consuma e si rinnova in altra forma.
Sperimentare ciò che non si è per arrivare a toccare l’essenza. Che poi, ricorda un po’ il lavoro che si fa con la scultura: colpo dopo colpo, scaglia dopo scaglia, si elimina il superfluo per raggiungere l’essenza. L’opera d’arte pertanto non viene creata dal nulla, ma viene semplicemente liberata.
Per conoscere se stessi vale lo stesso percorso, bisogna riconoscersi come statue dentro un corpo grezzo, capolavori intrappolati in attesa di essere svelati. A renderci invisibili agli occhi del mondo è tutto ciò che non siamo, centinaia di strati di pattume materiale, intellettuale ed emozionale, retaggio di un passato morto, che non siamo.
È tempo di liberarsene per rivelare finalmente chi siamo.
È tempo di studiare e osservare se stessi.
Buon lavoro.

Tragicomico

I MIEI LIBRI PER VOI

 

Nei miei libri troverete spunti di riflessione per esplorare il significato della vostra esistenza.
Affronteremo insieme temi come il tempo, la felicità, l'amore, la libertà, il dolore e la rinascita.
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Buona lettura!

18 commenti

Franca 21 Dicembre 2023 - 7:58

Buongiorno Ivan, anche questo è un argomento molto interessante.
Posso ammettere che ho passato la vita a cercare fuori le risposte e le soluzioni, per arrivare in tarda età a comprendere che erano “dentro”.
Ho appena cominciato a leggere il mio “libro”.
Si,è impegnativo e ci vuole anche un po di coraggio perché a volte si ha più paura di scoprire chi siamo che degli altri.
Alla prossima riflessione.

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Tragicomico 21 Dicembre 2023 - 11:53

Ciao Franca, grazie per avermi letto.
Hai ragione, studiare e osservare se stessi altre a essere faticoso può anche rivelarsi doloroso all’inizio, come quando ci si sveglia all’improvviso da un incubo, qualcosa ti resta inizialmente addosso e devi farci inevitabilmente i conti. La strada, insomma, non è in discesa, almeno non all’inizio, ecco perché serve impegno e coraggio, ingredienti fondamentali in un percorso di scoperta.
Alla prossima, un caro saluto.

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Giovanni 21 Dicembre 2023 - 15:29

“Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat Veritas”.
(Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’interiorità dell’uomo abita la Verità)
(Sant’Agostino)

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Tragicomico 22 Dicembre 2023 - 14:53

Grazie Giovanni, la citazione di Sant’Agostino la trovo più che appropriata.

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Giovanni 23 Dicembre 2023 - 10:09

Buon Natale nella Luce.

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Tragicomico 23 Dicembre 2023 - 10:29

Grazie Giovanni, ricambio l’augurio con affetto.

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fabrizio mauro 21 Dicembre 2023 - 21:18

Ciao Ivan, chi sono io? Bisogna constatare che viviamo in una società moderna, nella quale la maggior parte delle persone non cambia mai, non evolve, e che col passare del tempo cade nello sconforto, proprio perché non si pone mai questa domanda fondamentale. Le persone hanno paura di mettere in discussione ciò che pensano di sapere, quelle che sono le loro convinzioni. E così spesso, con l’età che avanza e la morte che si avvicina, si accorgono di aver vissuto inconsapevolmente, perché la morte ci mostra quanto poco sappiamo su questa domanda così fondamentale, e lo fa privandoci del corpo, praticamente tutte quelle cose per cui la maggior parte delle persone vive. Èd è per questo che ho grande ammirazione per chi osa chiedersi “chi sono io? Per chi sente forte il desiderio di conoscere se stesso, in un mondo dove la maggior parte della gente nemmeno si pone il problema. Ma ci vuole coraggio, perché il prezzo da pagare per essere se stessi, è essere soli emotivamente.
I più, quando iniziano a vivere questi momenti di confusione, in cui tutto viene messo in discussione, iniziano ad avere paura. Paura di se stessi, l’osservazione attenta, ci mostrano come noi non siamo ciò che solitamente riteniamo di essere. Iniziamo a capire, così, cosa “non” siamo, non siamo il nostro lavoro, il nostro conto in banca, la nostra casa o le nostre proprietà.

Questo è il mio punto di vista. Un abbraccio a chi segue questo blog.

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Tragicomico 22 Dicembre 2023 - 14:59

Grazie Fabrizio per aver estrapolato il “succo” del mio articolo “Chi Sono Io? Per Conoscere Chi Sei Devi Capire Cosa Non Sei!“, siamo veramente all’ultima chiamata, o ci svegliamo e constatiamo cosa e chi siamo, oppure finiremo per essere ciò che non siamo destinati a diventare, ma che diventeremo per via di un sonno globale.
Un abbraccio anche a te e buone feste.

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paolo 25 Dicembre 2023 - 11:52

In realtà non penso sia l’ultima chiamata (o l’ultimo giro di boa, come l’ho chiamato io), quanto l’occasione per uscire dalle solite scelte che ci portano a giocare con qualcosa che ci fa solo male, violenza, rabbia, dolore. La realtà in cui viviamo è legata all’eternità (eternità che non comprendiamo razionalmente se non come idea generica) e in quanto tale non è legata al tempo, soprattutto come noi lo viviamo. La vita ci pone sempre la domanda: vuoi soffrire in eterno? Considerate le scelte di questa società sembrerebbe che la risposta sia solo una: sì. La vita può solo rispondere: beh, contento tu, continua a soffrire.

È triste, ma è sempre una scelta ed è sempre personale. Questo non vuol dire che facendo una scelta diversa non si soffrirà più, quanto che la comprensione possa portarci a soffrire diversamente e in modo più leggero. Magari non per noi stessi, magari per chi ci è caro e non capisce. L’accettazione e l’abbraccio sono solo ciò che possiamo giustamente offrire. È triste, lo so, ma come è sempre stato detto in questo blog: non possiamo fare le scelte per gli altri. Buone feste a voi tutti.

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paolo 22 Dicembre 2023 - 8:29

Ciao Ivan. Un argomento questo che mi riporta a una serie di esperienze di vita. Eh, conoscere se stessi è un processo lento ma inesorabile, una volta fatto il passo non si torna più indietro, non ci riesci. Questo perché diventa verità scritta nelle ossa, nella carne, nel sangue del tuo essere qui. Eh, passano i giorni, i mesi, gli anni, i decenni e il tuo essere esprime ciò che sei al di là dell’immagine che hai costruito per una vita. Pochi percepiscono cosa sei realmente, tuttavia vedi che alcuni ne hanno paura, altri si addormentano o vanno in trance. Strana questa cosa, indubbiamente sono difese a qualcosa per loro incomprensibile. Mi vengono in mente alcuni passi dove Mosè o Maometto si coprirono il viso per non sconvolgere le persone e mi sono reso conto di quanto abbia usato la maschera costruita in anni per non far vedere chi sono. Certo, inizialmente per non essere ferito e poi perché ero certo che avrebbero frainteso. Ti racconto una storia: mio padre era ossessionato da questa cosa ed è andato per fino dal Dalai Lama per chiedergli chi fossi, la risposta fu: “È tuo figlio e niente altro devi sapere” Questa storia, come altre, mi fece capire una cosa importante: è bene rapportarsi con gli altri nella misura che l’altro può comprendere. Ci piacerebbe che tutti comprendessero questo aspetto ma non tutti sono pronti e saper accettare che l’altro non arrivi fa parte della crescita personale. Accettare le scelte sbagliate di chi amiamo è un grande passo. In merito a noi: la tuta dell’astronauta può essere utile purché non ti impedisca di percepirti come sei realmente, a volte può bastare un velo che lascia intravvedere, nella libertà dell’interlocutore, chi sei.
Buone feste a te e a tutti i visitatori del tuo sito.

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Tragicomico 22 Dicembre 2023 - 15:06

Grazie Paolo, un’esposizione illuminante la tua, concordo con quanto da te asserito, non tutti ci troviamo al medesimo livello evolutivo e di comprensione, per questo bisogna anche accettare il fatto che per qualcuno possa non essere ancora pronto, perché magari necessita di ulteriori esperienze proprio per approfondire la conoscenza di ciò che non è, perché se prima non lo sperimenti, poi farai fatica a capire cosa effettivamente sei.
Buone feste anche a te e alle persone a te care, un abbraccio!

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paolo 25 Dicembre 2023 - 12:03

Grazie per gli auguri che ricambio di cuore. Sì, è vero che è molto difficile comprendere se l’altro potrà capire o meno quanto vogliamo portargli. Preferisco vederla però non come una questione di evoluzione, quanto di pulizia. Si tratta di riconoscere nell’altro di cosa ha bisogno per alleggerire l’anima, pulirla se vuoi, e se poi chiede come fare, fornirgli lo strumento migliore: una saponetta, dell’acqua, un idrante, una tecnica, una riflessione, un’esperienza, un’informazione e così via … L’importante è non dare la soluzione su un piatto d’argento, in quanto potrebbe non essere accettata o peggio fraintesa, meglio fornire sempre due domande che portano a due soluzioni.

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Emanuel 26 Dicembre 2023 - 1:20

Ciao Ivan e a tutti noi che seguiamo questa pagina vi auguro la pace,l’amore e una crescita personale sempre più forte e limpida .

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Tragicomico 3 Gennaio 2024 - 18:34

Grazie Emanuel, ricambio l’augurio e ci aggiungo un abbraccio sincero. A presto!

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Annalisa 7 Gennaio 2024 - 17:34

Buonasera Ivan. Grazie per questo articolo che tocca un argomento così delicato e complesso. La conoscenza di sé è, senza dubbio, un percorso faticoso e pieno di ostacoli, dovuti alle resistenze egoiche. Viviamo tutti in uno stato di automatismo mentale, così radicato, da non rendercene più neanche conto. È la condizione normale dell’essere umano moderno. Lo stato di presenza mentale, di auto osservazione, che, secondo tutte le grandi tradizioni sapienziali, rappresenta un primo livello di risveglio che ci fa scorgere, magari in penombra, la verità, è percepibile solo per differenza. Come un ronzio di fondo, non è più percepibile da un orecchio che si è adattato, così lo stato di assopimento della coscienza è la condizione di base, in cui si muove l’essere umano. Personalmente, tento di allenare, come fosse un muscolo, la mia capacità di essere presente e, mi sono resa conto, che, in certe situazioni di tensione emotiva e conflitto, rappresenta davvero un’ancora di salvezza. Purtroppo, è molto difficile mantenere a lungo questo stato, perché gli automatismi, le abitudini e gli schemi di pensiero radicati, irrompono continuamente e prepotentemente. Il segreto sta, nel non lasciarsi trasportare da queste forme pensiero disturbanti e ritornare a sé, al respiro consapevole mille e più volte al giorno. Ti ringrazio per questi articoli così profondi ed illuminanti che ci doni sempre.

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Tragicomico 8 Gennaio 2024 - 19:59

Buonasera Annalisa, sono a io a ringraziarti per questo commento a dir poco illuminante. In poche righe sei riuscita a condensare una pratica fondamentale come quella dell’auto-osservazione e dello stato di presenza che ne consegue, centrando il punto chiave, la percezione “per differenza” fra uno stato di veglia (faticoso) e uno stato di sonno (ordinario). È l’unica via per sperimentare la propria auto-ipnosi, per rendersi conto di come migliaia di gesti svolti nel quotidiano, insieme a migliaia di schemi di pensiero, siano soltanto una reazione del nostro apparato psico-fisico e non un qualcosa voluto da noi. Ecco l’importanza di studiare se stessi, per conoscere cosa realmente ci appartiene e cosa invece è frutto di anni di incuria e abitudine, in cui abbiamo abbandonato la cabina di comando.
Tornare al comando non è facile, hai ragione, ma l’obiettivo è essere un passettino più presenti di ieri, in modo da smantellare le abitudini e iniziare a imporre un’autentica volontà, in modo da far sentire quella “Voce del padrone” che è anche il titolo di un bellissimo album musicale di Franco Battiato.
Grazie ancora Annalisa, per essere passata da qui e aver lasciato una bellissima traccia di te.

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Rossella 11 Gennaio 2024 - 12:49

Buon anno a tutti i visitatori del sito e coloro che hanno lasciato un commento. È stato bello leggervi. Hanno risuonato in me tutte le vostre parole. Sono di ritorno da una breve esperienza di cammino e la guida, che pratica meditazione, mi ha lasciato una frase che mi ha colpito: “L’illuminazione non avviene ad occhi chiusi”. Era riferita al meditare consigliandoci di tenere gli occhi socchiusi, cosa che non avevo mai fatto. L’ho presa come un suggerimento a non aspettare verità che scendano dall’alto, ma ad usare i nostri occhi per trovarla da sé e non avere paura di quello che vedremo. Grazie.

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Tragicomico 11 Gennaio 2024 - 16:42

Cara Rossella, sono perfettamente in accordo con la sua guida, la meditazione non la si fa solo con gli occhi chiusi, ma dovrebbe essere uno stato di presenza esteso a tutti i momenti della giornata. Quindi si medita mentre si mangia, si guida e anche mentre si parla. Attivare questo stato di presenza porta ad amplificare non solo le percezioni, ma ci rende consapevoli delle azioni e dei pensieri che svolgiamo quotidianamente.
Le auguro un buon proseguimento e un armonioso anno nuovo ricco di buoni propositi.

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