Lamentarsi Di Meno Per Vivere Meglio

Tragicomico
721 letture

Lamentarsi è una di quelle cattive abitudini esistenziali che anestetizzano la vita rendendola improduttiva, perché chi si lamenta non fa, e chi non fa non cambia lo stato delle cose. La motivazione è alquanto semplice: chi si lamenta di continuo tenderà a lamentarsi sempre di più, e da cattiva abitudine qual è la lamentela creerà uno stato di dipendenza e assuefazione difficile da debellare. Questo perché la lamentela, nel breve, possiede il suo effetto gratificante, riesce a lenire il disagio, allevia la frustrazione, anestetizza l’esistenza rendendola sopportabile ma, a lungo termine, porterà con sé degli effetti indesiderati: nevrosi, pessimismo acuto, un apprendimento sempre più labile, relazioni sempre più instabili e la perdita del pensiero intelligente, ovvero quella capacità di focalizzarsi sulle soluzioni e non sui problemi – problem solving.

«E così, confortati dal potere taumaturgico dell’eterna lamentela e dell’autoassoluzione,
scivoliamo lentamente nell’acquitrino della deresponsabilizzazione.
È il mondo a essere sbagliato, non siamo noi.
Sono gli altri a creare problemi, non certo noi.
(Dal mio libroLa cattiva abitudine di essere infelici”)

La verità è che lamentarsi non cambia le carte in tavola, la realtà resta la medesima, con o senza lamento tutto rimane invariato. Da questa prospettiva si evince bene come l’atto di lamentarsi sia un qualcosa di puramente egoico, che non ha un fine “utile”, né per se stessi e tantomeno per chi è intorno. Serve solo a deresponsabilizzarsi, ovvero a non sentirsi responsabili di ciò che accade a se stessi e di conseguenza giustifica il non agire per migliorare le cose.
Una vera panacea per chi ama distogliere lo sguardo dalla realtà, chiudere gli occhi dinanzi all’evidenza e immaginarsi un’esistenza a modo suo, pur di non disintossicarsi da questo vizio ingannevole.

Anni fa ebbi l’occasione di leggere un libro estremamente interessante, si intitolava “Io non mi lamento”, scritto da Will Bowen e proponeva una ricetta suggestiva: stare tre settimane, 21 giorni di fila, senza lamentarsi. Chi sgarrava doveva ricominciare l’esercizio da capo.
A molte persone è sembrata una tecnica banale, infantile e poco produttiva, tanto da deridere ed etichettare il tutto come la solita fuffa americana.
Ebbene, vi dico che in verità quell’esercizio è molto più potente di tante altre attività che poi rimangono fine a se stesse, perché non ha senso svolgere corsi di meditazione, di mindfulness, di crescita personale e via dicendo, se poi non si è capaci, semplicemente, di non lamentarsi.
Questo esercizio è alla base di qualsiasi filosofia spirituale, psicologica ed esoterica, perché racchiude in sé l’atto di osservarsi senza filtri, di aumentare il volume della propria lamentela e rendersi conto di come si vive male, di quanta dissipazione energetica e perdita di tempo avvenga a causa di questa attitudine ben radicata a lamentarsi sempre e comunque, di tutto e di tutti.

Bisogna sapere che lamentarsi equivale a trasmettere al proprio inconscio la seguente informazione: “mi lamento, dunque non farò nulla affinché le cose possano cambiare”, che tradotto nella lingua della risonanza equivale a: “merito altre situazioni simili”.
Di conseguenza, attraverso il lamento, vengono rinforzati i pensieri negativi e frustranti che richiameranno altri pensieri simili che a loro volta produrranno una realtà della quale lamentarsi.
Un circolo vizioso, un loop infinito, dal quale non se ne viene fuori senza prima assumersi la piena responsabilità delle proprie azioni, dei propri pensieri; decidendo quindi di prendere in mano le redini della propria esistenza.

«Lamentarsi è sempre una mancata accettazione di ciò che esiste.
Invariabilmente porta con sé una carica negativa inconsapevole.
Quando vi lamentate, fate di voi stessi delle vittime.»
(Eckhart Tolle, “Il potere di adesso”)

Vuoi tirarti la zappa sui piedi? Allora lamentati! Fallo in continuazione e sperimenta se quanto scritto è vero o meno. Oppure hai la possibilità di sperimentare l’esatto opposto: non lamentarti più. Che fuori ci sia un sole battente o una pioggia incessante, trova la soluzione più appropriata ed esci di casa senza lamentarti. Preparati all’idea che gli imprevisti fanno parte della vita come il raffreddore in autunno, che ci sarà sempre qualcuno pronto a metterti il bastone fra le ruote, ma se smetti di lamentarti, smetterai di creare all’esterno situazioni per cui lamentarti. Non ci credi? Sperimenta e vedi.

Essere responsabili della propria esistenza vuol dire accettare la realtà e agire di conseguenza. E ogni volta che impediamo a una lamentela di vedere la luce stiamo producendo degli stravolgimenti positivi nella chimica del nostro apparato psicofisico, ne prendiamo sempre più il comando, creando così un cambiamento radicale, irreversibile, dove lamentarsi di meno per vivere meglio non sarà più una semplice “frase fatta”, ma uno stato di coscienza reale e concreto, per evitare di danneggiare gravemente noi stessi e chi ci sta intorno.

Ovviamente quanto scritto non possiede alcuna valenza nel momento in cui resta solo ed esclusivamente a livello teorico, non si tratta di un concetto astratto o a carattere di new age, ma di un qualcosa da sperimentare su se stessi, verificando i risultati in prima persona.
È un invito ad agire per prendere consapevolezza, osservandosi, e scoprire quanto profonde possano essere le radici della lamentala, iniziando così ad estirparne qualcuna, in modo da fare spazio a qualcosa di nuovo, qualcosa da piantare e coltivare con amore e coscienza nel proprio giardino interiore, per poi vederlo germogliare nella vita di tutti i giorni.

Tragicomico

I MIEI LIBRI PER VOI

 

Nei miei libri troverete spunti di riflessione per esplorare il significato della vostra esistenza.
Affronteremo insieme temi come il tempo, la felicità, l'amore, la libertà, il dolore e la rinascita.
Vi accompagnerò in un percorso introspettivo per riscoprire la vostra vera essenza.
Perché la vita è un dono prezioso e va vissuta con consapevolezza.
Scegliete il libro che risuona in voi e fatevi un regalo.
Buona lettura!

16 commenti

Chiara 2 Dicembre 2023 - 8:52

Grazie Ivan, da subito inizio l’esperimento. Questo il regalo di Natale che incarto per me sotto l’albero. Un abbraccio.

Rispondi
Tragicomico 2 Dicembre 2023 - 12:41

Buon esercizio Chiara, ti stai facendo un gran bel regalo! Grazie per avermi letto, un abbraccio anche a te.

Rispondi
Marisa 2 Dicembre 2023 - 9:02

Mi piace come lo dici quello che dico.

Rispondi
Tragicomico 2 Dicembre 2023 - 12:42

Ciao Marisa, ricordiamoci però che soltanto il dire non basta, serve anche il fare.

Rispondi
Prisca 2 Dicembre 2023 - 19:51

L’ho scoperta da poco ed è illuminante! Grazie davvero.

Rispondi
Tragicomico 3 Dicembre 2023 - 11:57

Benvenuta Prisca, grazie per avermi letto con tanto interesse, colgo l’occasione per consigliarle tutti i miei libri. Le auguro un buon proseguimento!

Rispondi
Mari 3 Dicembre 2023 - 8:46

Ciao ivan, con questo articolo mi fai ricordare una storiella che raccontava mia madre. Un tizio correndo nel bosco cade e si infilza un occhio con uno stecco per cui perde la vista da questo. Già dal giorno dopo il pover’uomo andava per il paese ringraziando e lodando dio a gran voce. Ciò suscita la curiosità dei suoi compaesani, i quali non mancano di chiedergli motivo di tali lodi. Al che l’uomo risponde “meno male,meno male che lo stecco non era biforcuto…!”

Rispondi
Tragicomico 3 Dicembre 2023 - 12:03

Ciao Mari, non conoscevo questa storiella e ti ringrazio per averla raccontata, a volte nella disgrazia c’è anche una grazia. Un abbraccio

Rispondi
Sara 3 Dicembre 2023 - 9:29

Grazie, davvero di cuore per ricordarmi di prendermi la responsabilità della mia vita in toto! È sempre un piacere leggerti.

Rispondi
Tragicomico 3 Dicembre 2023 - 12:06

Grazie a te Sara, per me è sempre un piacere quando qualcuno trae un momento di riflessione da un mio scritto. A presto, alla prossima lettura.

Rispondi
paolo 3 Dicembre 2023 - 16:22

Spesso gli esercizi più semplici sono i più difficili da applicare, è normale. Come è per un muscolo che non usiamo mai anche la mente fa fatica a fare qualcosa che non è abituata a fare. Ci vuole una grande volontà per andare contro le proprie abitudini, ma è proprio questo sforzo – se ascoltato in profondità – ci fa scoprire che noi non siamo quella mente ma qualcosa di più. La questione da vedere è se quella scelta la prendiamo come compito, come tecnica, come scoperta. Sì, perché l’intenzione che ci diamo nel fare una qualsiasi cosa ne determina il risultato. Intendiamoci, va bene in qualunque modo, purché poi sappiamo andare oltre la prima scelta. Avete mai conosciuto una persona che vive nei dolori e nelle difficoltà ogni giorno? Sebbene puoi leggere nei suoi occhi il dolore, solitamente è sorridente, gioiosa, positiva. Non lo è falsamente, per nascondere il proprio dolore – troppo vero per essere nascosto – ma perché ogni giorno di vita è per lei un giorno conquistato, non scontato, non inutile. Vivere la vita al meglio delle proprie possibilità dovrebbe essere la normalità ma quando si vive dando per scontate tante cose, allora, la vita è inutile. Certo, non è facile essere positivi guardando il mondo e ciò che accade, ma siamo noi responsabili di esso? Lo siamo nella parte di ciò che non facciamo e non siamo ma, volendo, potremmo essere. Un poeta mistico persiano che mi rispecchia e amo molto è Jalal ad-din Rumi e di cui consiglio la lettura delle poesie.

Rispondi
Tragicomico 3 Dicembre 2023 - 18:18

Sono d’accordo Paolo, ogni muscolo che non utilizziamo tende ad atrofizzarsi e questo vale anche per alcune componenti del nostro cervello, ecco perché dico che la lamentela tende a far atrofizzare quella parte di noi che invece si occupa di trovare delle soluzioni ai problemi che incontriamo ogni giorno. Ma c’è di più, attraverso la lamentela allentiamo le redini della nostra esistenza, non siamo più noi a comandare, a decidere, ad agire, ma qualcosa re-agisce per noi, decide e comanda al posto nostro e quel qualcosa seguirà sempre le linee di minor resistenza, in modo del tutto abitudinario.
Ecco perché questo esercizio è così potente, perché tende a sovvertire questa gerarchia, rimette le cose al proprio posto, crea ordine.
Ma come dici giustamente tu, l’intenzione non deve essere un obbligo, ci vuole sì una volontà ferma, ma dettata da un amor proprio, da una passione sconfinata verso la vita, in tutte le sue forme.
Grazie del consiglio!

Rispondi
Fabrizio Mauro 4 Dicembre 2023 - 21:16

Ciao Ivan, complimenti per il tuo aritcolo: lamentarsi meno per vivere meglio, che dire, con tutta l’onestà intellettuale anch’io sono uno che si lamenta, non sempre, ma mi lamento ogni tanto e, per non divulgarmi troppo ho già prenotato il libro Io non mi lamento di Will Bowen con il braccialetto da portare che ogni volta che mi lamento lo devo passare nell’altro braccio finchè non riesco a farlo per 21 giorni. Grazie di questo articolo per arricchire il mio sapere. Ho letto il tuo ultimo libro, 7 lettere dal futuro per l’umanità, anche qui ho arricchito il mio bagaglio di lettura. Sono stato molto colpito positivamente dalla lettera (la scoperta di sé e la manifestazione) specialmente descritta a pagina 76/77 e (la vibrazione primordiale dell’universo) da pagina 25 a 38. Anche le altre 5 lettere molto belle, condivise in tutta la sua bellezza. I tuoi libri li ho letti tutti, e continuo a rileggerli spesso per tenere viva nella mia memoria quello tramandi attraverso quello che scrivi. Per un risveglio li ho consigliati ad amici e parenti, ma ho raccolto pochi consensi, l’umanità preferisce dormire in orizzontale e in verticale per non fare i conti la realtà. Buona vita.

Rispondi
Tragicomico 4 Dicembre 2023 - 23:33

Caro Fabrizio, ti ringrazio per aver letto con attenzione il mio articolo e hai fatto bene a metterti alla prova con il libro di Will Bowen e relativo esercizio. Al di là del risultato ciò che conta è provarci, uscire dalla zona di confort, sovvertire dei paradigmi che altrimenti resterebbero invariati fino alla fine.
E naturalmente ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato nel leggere la mia ultima opera, quella che considero un mio piccolo testamento spirituale. Grazie per averla apprezzata così nel dettaglio, significa che alcune parti ti sono rimaste “addosso” e trovo che sia il miglior complimento per chi scrive. Riguardo i pochi consensi, trovo che valga la pena rispolverare il vecchio buon detto: meglio pochi, ma buoni. Ti abbraccio e ti auguro un buon tutto Fabrizio, a presto!

Rispondi
Gianluca 24 Febbraio 2024 - 16:32

Grazie a te Ivan e a tutti coloro che ti hanno scritto , sono d’accordo , c’è chi non è mai contento perché non vuole rinunciare a lamentarsi , come se dovesse riempire uno spazio vuoto in quell’unico modo . Per me una delle frasi ricorrenti più inutili è “se non votiamo dopo non possiamo lamentarci” . Non mi interessa lamentarmi , faccio ciò che ritengo giusto , senz’altro qualche volta mi capita e non me ne rendo conto , ma sento di averlo ridotto al minimo , concentro le energie sul risolvere i problemi da solo e non essere di peso per gli altri , quando sbaglio me ne assumo la responsabilità o almeno ci provo .

Rispondi
Tragicomico 24 Febbraio 2024 - 17:32

Grazie Gianluca, concordo con il tuo modus operandi, sarebbe bello se nel mondo ci fosse maggiore responsabilità, significherebbe anche tanti problemi in meno. È questa la strada, ognuno deve fare il suo, affinché tutti possano remare nella stessa direzione. Un abbraccio!

Rispondi

Lascia un commento!

Articoli che ti potrebbero interessare