La Legge Di Polarità: Il Ritmo Della Vita

Tragicomico
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Se c’è una Legge che è alla base della filosofia ermetica, quella è la legge di polarità. Una legge universale che se fosse capita meglio potrebbe evitare molti errori all’umanità. E allora, perché è così trascurata?
Perché appare troppo ovvia, scontata, quindi sono in molti a non riconoscere questa stessa legge nella loro quotidianità, nella loro vita di tutti i giorni. Parliamo di una legge che di fatto crea il ritmo della vita.
Senza polarità, infatti, non può esserci ritmo nell’esistenza, non può esserci un alternarsi di situazioni ed eventi e, di conseguenza, non c’è vita.
Dobbiamo sapere che tutto ciò che noi troviamo nel mondo delle manifestazioni, insieme a tutto ciò che noi riusciamo ad immaginare, si presenta sempre e comunque sotto forma di due poli.
È veramente difficile per l’uomo comune visualizzare una unità al di fuori della polarità, a causa della dimensione dualistica nella quale ci troviamo.

Così abbiamo il più e il meno, l’uomo e la donna, il positivo e il negativo, salute e malattia, luce e ombra. E si potrebbe continuare all’infinito, dato che ogni concetto presente su questo pianeta ha il suo opposto. Si tratta di coppie di concetti che noi, erroneamente, definiamo proprio come “opposti”. O più, o meno. Uomo, o donna. Positivo o negativo. Buono o cattivo. O è così o non è così. In altre parole, noi cerchiamo costantemente di dividere ciò che in verità è unito.

Il concetto fondamentale da capire è che noi vediamo l’unità delle cose sempre e soltanto sotto forma di due aspetti distinti, che ci sembrano opposti, lontani tra di loro, come la materialità e l’immaterialità. Ma sono proprio questi due concetti opposti che insieme formano una unità e che nella loro esistenza sono praticamente dipendenti dall’altro.
La legge di polarità appare piuttosto evidente in quella funzione quotidiana e vitale che tutti noi compiamo: il respiro.
Nel respiro possiamo osservare il funzionamento di questa legge e, per analogia, applicarlo a questioni molto più grandi, o molto più piccole, questo per via di un’altra legge universale, quella di analogia e corrispondenza: come in alto così in basso.

Ma torniamo al respiro. Quando noi inspiriamo cosa succede? Succede che con assoluta certezza, come polo opposto, avremo l’espirazione. A questa espirazione seguirà, con medesima certezza, una nuova inspirazione. Lo scambio continuo di questi due poli produce il ritmo della vita. Senza questo ritmo tutto è destinato a crollare e morire. Non si può vivere di sola inspirazione o di sola espirazione.
Questo concetto, per quanto scontato, è la dimostrazione che i poli non sono opposti anche quando le funzioni sono differenti. I poli non si escludono uno con l’altro ma hanno bisogno di uno dell’altro per continuare a esistere, come terra e cielo.
Ecco perché trattasi di una legge universale, in quanto il ritmo è alla base della vita e distruggere il ritmo vuol dire distruggere la vita.

Ora, se il concetto appare piuttosto semplice nella funzione del respiro, appare molto più difficile “vedere” la legge di polarità in altri aspetti della nostra vita quotidiana, lì dove abbiamo le nostre “fissazioni”.
Alejandro Jodorowsky, grande artista ed esperto esoterico contemporaneo, ha dato un titolo bellissimo ad uno sei suoi libri: “La danza della realtà”. Una realtà danzante e cangiante, dove ogni opinione o idea fissa, in qualunque ambito, impedisce l’evoluzione. E se ci analizziamo concretamente e onestamente, possiamo constatare a occhi chiusi come le nostre sovrastrutture mentali siano costituite perlopiù da molteplici fissazioni. A quanto pare niente sembra più difficile per l’essere umano che cambiare opinione o idea.

Lo psicologo e psicoterapeuta tedesco Thorwald Dethlefsen scrive così nel suo libro di psicologia esoterica intitolato “Il destino come scelta”:
«Chi ha compreso la legge di polarità, sa che ogni mèta è raggiungibile soltanto attraverso il polo opposto e non per via diretta, come la maggior parte della gente tenta di fare. Chi vuole gettare una pietra il più lontano possibile, non si protende certo in avanti, ma all’indietro, nella direzione opposta a quella del lancio. Il giardiniere non concima le sue rose in giardino con olezzanti profumi affinché l’anno dopo abbiano un buon profumo, le concima anzi con lo sterco, e tuttavia da questo sterco nascono fiori profumati.
Il libro tibetano dei morti insegna: “Chi non ha imparato a morire, non può imparare a vivere”.
Cristo insegna che la vita la si raggiunge solo attraverso la morte. Tutti i sistemi di saggezza insegnano che solo subordinandosi alla legge si diviene liberi. L’uomo però non vuole capire questa legge. In tutti i campi si ricerca la via diretta e gli insuccessi ben difficilmente insegnano qualcosa.»

Quello che bisogna capire è che la maggior parte della sofferenza dell’umanità è causata proprio dalla resistenza che viene opposta contro le manifestazioni dell’esistenza. Come disse Carl Gustav Jung: “Quello a cui opponi resistenza persiste”.
Noi sfidiamo le leggi Universali, in quanto ogni volta che opponiamo resistenza a ciò che si è “manifestato”, stiamo cercando di spegnere il ritmo della vita.
Detto in altre parole, equivale a dire che tutte le cose sono in sé completamente prive di valore e pertanto neutrali.
È il nostro atteggiamento duale che le rende gioia o dolore.
Prendiamo la solitudine ad esempio: essa non è né buona né cattiva, né bella né brutta. Eppure c’è chi vive la solitudine come sofferenza, e chi come un elemento arricchente.

Accettare la legge di polarità significa offrire il diritto di esistenza a tutte le manifestazioni del reale. Noi non accettiamo la morte, eppure è la morte a dare la vita. Non accettiamo la malattia, ma senza malattia non può esistere la salute. Non accettiamo la guerra, ma senza guerra non avremo la pace.
Badate bene però, accettare non significa giustificare, ma accettare che tutto ciò che esiste è verità in quanto esiste, per riconoscere il diritto di esistenza di tutte le cose in base agli ordinamenti universali. È soltanto accettando e comprendendo che l’uomo troverà pace e tranquillità. Soltanto così ci si può liberare dalle fissazioni, ovvero dalle idee fisse, dall’idea di dover combattere a tutti i costi “per o contro” qualcosa. Sarebbe come combattere per avere un mondo dove si può solo inspirare ed è vietato espirare.

Ecco, nel respiro accettiamo il suo carattere ciclico e ritmico, allo stesso modo dobbiamo accettare tutti i poli opposti e renderci conto che tutto ha un senso e che, a poco a poco, il disegno universale rivelerà il suo significato, il suo lato costruttivo nel grande schema evolutivo della nostra esistenza.

Tutto è a due facce, tutto ha due poli, tutto ha la sua coppia di opposti, uguale e disuguale sono la stessa cosa. Gli opposti sono identici in natura, solo diversi di grado; gli estremi si toccano; tutte le verità sono soltanto mezze verità; tutte le contraddizioni possono essere composte.
daIl Kybalion” (il libro dei principi ermetici)

Tragicomico

4 commenti

paolo 4 Maggio 2023 - 13:58

Vero Ivan, la parola “divisione” è la chiave di ogni problema. Nonostante gli esempi che hai espresso e il concetto fin troppo chiaro di Yin e Yang orientale mostrano come la polarità sia mal interpretata e venga spesso guardata come divisione e il perché è semplice: nella divisione si manifesta e agisce il potere. Se c’è potere, o desiderio di potere, si manifesta l’io che pone in ombra la vera natura dell’essere. L’io è semplicemente mente, mente e sa di mentire, non ascolta ma fa finta di ascoltare, è logico e trova sempre una motivazione superficialmente valida, è razionale e guida attraverso le strutture che costruisce nel tempo dentro di sé le scelte del futuro, guarda sempre fuori e mai se stesso, è imperativo e si difende da ogni attacco, anche quando attacco non è. Si tratta di una divisione che è ben espressa nel concetto “io e gli altri”.

Perché accada questo è presto detto: non usiamo la mente e preferiamo essere usati, meglio, abusati. Usare la mente richiede sforzo, studio, ascolto, apertura, rispetto, dignità, integrità. In pratica: tempo ed energie che non vogliamo mettere in gioco e sempre per lo stesso motivo: responsabilità. Non ci rendiamo conto invece di come la mente sia influenzabile, superficiale, aperta e venga riprogrammata dai tanti messaggi che riceve dall’esterno e per questo si fissa sulle idee credendo di trovare un punto fisso per salvarsi, per sentirsi sicura e arriva per fino a sballare l’alimentazione con zuccheri, alcool e abusi vari affinché l’intorpidimento mentale sia tale da non permettere un risveglio della vera coscienza.

Se prendessimo coscienza del nostro modo di essere molte cose cambierebbero. Non si parlerebbe di io ma di sé, di ciò che sta dentro. Ma entrare in contatto con il sé richiede coraggio, perché si devono affrontare dolore e rabbia. Eppure, dopo quello strato profondo di rabbia e successivamente di dolore, possiamo scoprire il cuore e in esso qualcosa di speciale, di cui tendiamo a parlare stendendo mille proclami senza valore. Anche qui, non si parla di interiorità, si parla di esperienze, di vissuto, perché l’interiorità è qualcosa che non può essere descritta. Certo, si può superare anche il cuore e andare oltre ma allora solo il silenzio può dire di cosa stiamo parlando, forse, stiamo parlando di Dio.

L’ho fatta semplice, mi rendo conto.

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Tragicomico 4 Maggio 2023 - 18:26

Caro Paolo, non l’hai fatta semplice, ma hai affrontato un argomento ostico rendendolo semplice, pertanto fruibile. Mi sono imbattuto in decine di libri spirituali ed esoterici nei quali si faceva fatica nel proseguire con la lettura, argomenti resi indigeribili, pagine come mattoni, paroloni che alla fine non ti lasciavano nulla addosso. Nel parlare, come nello scrivere e nella divulgazione, c’è la necessità di essere semplici, leggeri, di capire e farsi capire, soltanto così potrà esserci un rapporto, un dialogo fra lettore e autore. Niente piedistalli, soltanto fratellanza, anime sulla stessa frequenza d’onda per un bene comune a largo raggio. Ancora una volta grazie per questo tuo commento così arricchente.

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Mauro Fabrizio 4 Maggio 2023 - 21:32

Ciao Ivan, la legge di polarità afferma che noi viviamo in un mondo duale, dove qualsiasi cosa ha una sua polarità opposta cui è costantemente collegata, Quando pensiamo a qualcosa ci focalizziamo sempre su un lato della polarità, non è possibile tenere contemporaneamente il suo contrario. Se imparassimo a cambiare la nostra percezione e prenderci la responsabilità delle nostre vibrazioni, forse così ci accorgeremmo di qualcosa, possiamo attivare la legge di polarità spostandoci sulla frequenza opposta e così facendo cambieremo la nostra percezione e il modo di vedere la vita. Grazie per lo scrittore Thorwald Dethlefsen, non lo conoscevo, ho gia prenotato due libri; Il destino come scelta e Malattia e destino. Buona vita a tutti.

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Tragicomico 5 Maggio 2023 - 11:50

Sono felice di essere riuscito nell’intento di suggerire alcune letture estremamente interessanti, soprattutto per chi decide di affacciarsi verso certe tematiche con l’intento di ampliare i propri orizzonti. La dualità nella quale siamo immersi è allo stesso tempo un limite e una prova, sta a noi riuscire a superarla. Un abbraccio!

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