Il Lusso Di Avere Un’Anima

Tragicomico
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Avere un’anima è un lusso da meritare, non si tratta di un oggetto preconfezionato e uniforme da acquistare. L’anima la si costruisce in vita, non cresce spontaneamente. L’anima si cristallizza, non si materializza. L’anima è sveglia, il resto è sonno.

Le mie sono delle affermazioni piuttosto inedite, lo capisco, ma in verità non sono l’unico a ribadire qualcosa di simile. Già in passato molti mistici e maestri appartenenti ad alcune correnti di sapere, hanno voluto sottolineare come l’anima non fosse un qualcosa di bello e pronto, ma un qualcosa in divenire, da coltivare, prendendosi cura di lei.
In particolare, ci sono le parole del filosofo e mistico armeno George Ivanovich Gurdjieff, una figura gigantesca e misteriosa alla quale sono molto legato e che nel suo libro “Vedute sul mondo reale” afferma quanto segue:

Nell’uomo ordinario, non c’è un padrone.
E dove non c’è un padrone, non c’è un’anima.
L’anima è la meta di tutte le religioni, di tutte le scuole. Ma è una meta, una possibilità: non è un fatto. […] Il bambino non nasce mai con un’anima. L’anima può essere acquisita soltanto nel corso della vita; non solo, ma è un gran lusso, riservato a pochissimi uomini. La maggior parte della gente trascorre tutta la vita senz’anima, senza padrone.
Per la vita ordinaria, l’anima non è affatto indispensabile.
Ma l’anima non può spuntare dal nulla. Ogni cosa è materiale. Anche l’anima è materiale, pur essendo costituita da una sostanza molto sottile. Per acquisire un’anima, bisogna innanzitutto avere la sostanza
corrispondente.

Parole che scuotono le fondamenta interiori e se da una parte incutono terrore, dall’altra spronano verso l’azione. Credo che si tratti di uno dei concetti più importanti espressi da Gurdjieff, quello che giustifica tutto il lavoro interiore, tutti gli sforzi coscienti e gli attriti atti a destare quella scintilla animica che giace assopita all’interno di molti di noi, e che va alimentata, fatta ardere affinché possa diventare Anima e durare in eterno.

Perché succede a tutti nella vita di avere quel barlume momentaneo di coscienza che ti apre gli occhi e non appena ti rendi conto di essere inconsistente, intermittente, multiplo, privo di centro, pigro, bugiardo, incapace di agire secondo una volontà interna, ti sorge nella mente un interrogativo inquietante: “E io, che sono questo niente, dovrei essere quello che merita il lusso di essere anima? Io, che manco sono capace di essere la stessa persona di fronte ai miei genitori, ai miei amici, ai miei figli? E cos’altro potrebbe capitarmi una volta trapassato, se non disgregarmi in miliardi d’atomi di coscienza, che si ricomporranno in altre forme?

Ecco perché avere un’anima è un gran lusso, un lusso riservato a pochi, a quei pochi che durante l’esistenza avranno dedicato le proprie energie al lavoro interiore, di “costruzione” ed evoluzione e che pertanto potranno ambire a divenire immortali: non nella carne, ma nello spirito.
Ma per arrivare “cristallizzati” e “individuati” a quel momento, Gurdjieff suggerisce una cosa: devi morire prima da vivo. Devi imparare a morire da vivo, per arrivare davvero vivo all’incontro con la morte.

In altre parole devi prima imparare a capire cosa non sei, per conoscere cosa sei e alimentare quello che vuoi essere da lì in poi. La verità, spesso drammatica, è che per tutta la vita corriamo dietro a desideri e soddisfazioni personali, convinti di sapere chi siamo e cosa vogliamo. Ma poi succede che arriva la malattia, i tormenti, la morte, le disgrazie, i grandi traumi della vita, e tutto intorno a noi e dentro di noi crolla, facendoci sprofondare nell’angoscia, senza avere più una direzione verso cui tendere.

Spesso le persone si domandano: “Ma dopo la morte conserveremo ancora la nostra coscienza? Io saprò ancora di essere io?”. Quando in verità, la domanda dovrebbe essere un’altra: “Prima di morire ero veramente cosciente? Sono mai stato consapevole di essere io?”. Perché la questione su cui riflettere non è se c’è coscienza dopo la morte, bensì se c’è coscienza dopo la nascita.
Morire a se stessi, da vivi come suggerisce Gurdjieff, per me vuol dire prima di tutto conoscere se stessi (Socrate docet), che equivale anche a “scopri come funzioni, scopri le tue meccanicità, le tue falsità, la tua disonestà con te stesso e con gli altri”. Soltanto successivamente potrai iniziare a seminare in maniera responsabile, consapevole che chi non avrà seminato, non avrà nulla da mietere. Né in vita né dopo.

Gurdjieff aggiunge anche: “..e dopo liberati di ogni cosa falsa che hai trovato, se vuoi attraversare integro la soglia della morte“.
Un concetto che in un modo molto sottile e geniale lo ribadisce molto bene anche Antonio de Curtis (in arte Totò) nella sua poesia “La Livella”, dove il protagonista assiste al diverbio tra lo spettro di un principe e quello di un netturbino.
Il principe, anche se morto, ragiona ancora con i paraocchi che aveva da vivo, lamentandosi del fatto che uno del suo rango non dovrebbe avere accanto alla sua tomba quello di un “poveraccio” come il netturbino.
Il netturbino quasi sembra scusarsi, ma quando a un certo punto il principe esagera, lo riprende e gli dice:
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo à morte!
Appartenere alla morte.

Totò fa dire questa cosa a uno spettro che si rivolge ad un altro, ma in realtà è lui che si sta rivolgendo da vivo al lettore, e gli rammenta che solo tenendo a mente le uniche certezze della nostra esistenza, cioè la morte e la nostra impermanenza, si può davvero diventare “vivi” e vivere sul serio, senza le pagliacciate del proprio ego.

Lo stesso concetto di “Appartenere alla morte” sta nel detto dei Sufi (che Gurdjieff aveva frequentato e da cui aveva attinto molto): “Essere nel mondo ma non del mondo“.
Ossia vivere pienamente la propria vita mondana ma sempre osservandola da fuori, con il giusto distacco, cercando di trovare in sé qualcosa che la trascenda e resista.
Quel qualcosa è il “centro di gravità permanente” che Franco Battiato riprende proprio dall’insegnamento di Gurdjieff, di cui è stato praticante.
Quel centro va “costruito” in vita con il Lavoro.
Quel centro è dove risiede l’Anima.
Quel centro è la cosa più preziosa che possiamo ottenere, il nostro unico e vero Lusso di questa vita.

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17 commenti

Fabrizio Mauro 26 Gennaio 2023 - 21:51

Ciao Ivan, nella metafora della carrozza di Gurdjieff, come ho letto nel tuo blog, penso che più chiaro di così che l’anima delle persone vive perennemente addormentata, come può l’uomo essere indipendente quando è schiavo di tutto ciò che lo circonda. A questi tempi moderni quanta consapevolezza hanno le persone di quello che dicono, fanno, e che pensano, credo semplicemente che una parte del Sé umano o anima nel tempo potrebbe estinguersi. Ecco perché dal mio punto di vista avere un’anima diventerà un lusso. Gurdjieff suggerisce ai suoi allievi dell’osservazione di se, e di ricordarsi di se stesso, cosa molto difficile da fare sicuramente, ma da qualche parte bisogna pure partire.

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Tragicomico 27 Gennaio 2023 - 11:33

Ciao Fabrizio, è esattamente così, un lusso è tale quando lo è per pochi e in una società come la nostra, dove si annaspa in superficie, arrancando per arrivare a sera sfatti e sfiniti, l’Anima è un di più, un lusso che pochi possono concedersi. Quei pochi che avranno il coraggio di osare, di andare oltre l’ordinario, per scardinare un’esistenza che non è fatta solo di accumulo di beni e cessione servile del proprio tempo. Un concetto che, come ben saprai, esprimo con chiarezza nel mio primo libro, “Schiavi del Tempo“, e anche in alcuni articoli di questo mio blog, come appunto quello dove menziono la metafora della carrozza di Gurdjieff.
C’è molto lavoro interiore da fare, dobbiamo elevarci come singoli se vogliamo ambire a una società migliore ed evoluta.
Un caro saluto e a presto.

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Stefania 26 Gennaio 2023 - 23:00

top come sempre

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Tragicomico 27 Gennaio 2023 - 11:36

Grazie Stefania, è sempre un piacere vederti passare da qui.

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Antonietta 27 Gennaio 2023 - 7:31

Riflettere…mi fa impazzire. Ma credo che già questo sia l’inizio della consapevolezza. Allora, per respirare, è più comodo farsi travolgere dalle giornate. Pensare a 24 ore, massimo a 48 e programmare il resto per decenni.

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Tragicomico 27 Gennaio 2023 - 11:38

La riflessione è l’unica arma che abbiamo per contrastare le sovrastrutture mentali che si sono stratificate negli anni. Certo, comporta uno sforzo, comporta fatica, ma i benefici saranno notevoli.

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Chiara 27 Gennaio 2023 - 8:06

A dir poco notevole, Ivan. Da leggere e rileggere con grande attenzione. Grazie

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Tragicomico 27 Gennaio 2023 - 11:41

Grazie Chiara, è bello constatare che c’è chi apprezza il lavoro svolto. Quindi grazie di cuore, un abbraccio.

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paolo 28 Gennaio 2023 - 12:27

Argomento vasto, profondo e trascendente, a tal punto che è come buttarsi in un burrone senza fine. Cosa dire? C’è il rischio di ripetersi nel confermare che il soggetto della ricerca siamo noi stessi e sia necessario riconoscere le proprie scelte, abitudini, ripetizioni, tutte dettate da una mente di cui crediamo conoscere tutto o quasi ma di fatto non conosciamo, neppure superficialmente. Si riduce ad una sola domanda: come usiamo la mente oppure come siamo usati dalla mente? È chiaro che le parole non basteranno e quanto dirò è solo la punta di un iceberg che ognuno affronterà con le proprie risorse e capacità.
Una risposta è necessaria ma solo dopo una risposta non razionale ma viva, percepita nell’esperienza esteriore e interiore, a questa domanda è possibile proseguire. Perché cambiare se stessi non è un processo solo esteriore, fisico, emotivo e mentale ma anche interiore. E in quell’interiore troveremo i nostri demoni, gli errori di scelte passate e gli archetipi su cui fonda l’attuale nostra realtà. Scoperte queste due facce di un’unica medaglia troveremo l’anima. Essa è la somma di ogni cosa, di ogni nostra vita, di ogni valore che abbiamo raccolto. Una vita senza raccolto è una vita persa, inutile. Con questa nuova coscienza percepiremo qualcosa di distinto ma allo stesso tempo collegato al tutto. Un’esperienza apparentemente mistica, eppure anche in quel momento, percepiremo che c’è qualcosa di più. L’anima è come una figlia, va compresa, accudita, cresciuta, educata. Essendo presente un forte legame con l’anima questo percorso lo faremo con noi stessi, con quello che noi definiamo essere umani, qui e ora. Il presente è un crogiolo del passato dove si prepara il futuro. Il perché è semplice: l’anima è nata in una realtà, diciamo, assoluta ed è come scollegata dal tutto, dalla Creazione, tuttavia grazie a questa realtà fatta di spiritualità (ma di cui percepiamo un nientesimo) può rientrare nel tutto e questo grazie a Dio.
Quando si accoglie e si diventa coscienti dell’anima ci si rende conto che c’è dell’altro, c’è una volontà, che non è io o sé o altro, va oltre ogni immagine o idea e ho chiamato spirito. Spirito non legato alle conoscenze del passato, esoteriche o filosofiche, ma quale essenza divina, ciò che la religione ha voluto definire come figlio di Dio. Ma qui, spero sia chiaro, siamo oltre la metafisica e le stesse ideologie. Una ultima immagine che come tutte le immagini può essere pericolosa: è come se avessimo dato una mano al demonio e lo avessi tolto dal fango per portarlo a noi in un abbraccio fraterno. Ma come ho detto: occhio alle immagini, perché sono illusioni della mente e costruiscono archetipi che sviano dalla verità, dalla realtà. È buono, se così lo vogliamo chiamare, solo ciò che percepite dentro. E leggendo le stesse cose nel tempo, scoprirete cose diverse, segno che state cambiando. Buon percorso.

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Tragicomico 29 Gennaio 2023 - 10:06

“Una vita senza raccolto è una vita persa”, prendo questa tua frase Paolo, che racchiude molto del mio articolo, perché il senso di vivere una vita “soltanto” ordinaria, equivale a soddisfare quelli che possiamo definire come istinti animaleschi. Ma vista da una prospettiva più ampia, questa vita ordinaria altro non risulta che un’ennesima occasione sprecata. Perché c’è, ci sarà, un senso che trascende la materia, è quella la direzione che tutti i mistici, i maestri e i profeti del passato hanno indicato come “la Via”, ma l’uomo ordinario guarda il dito e non vede la Luna.
Grazie per il tuo commento così ricco. Un abbraccio

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paolo 29 Gennaio 2023 - 14:41

Grazie Ivan, sì, è vero … troppo spesso non si guarda alla luna, ma aggiungerei: non fissarti sulla luna ma guarda la volta stellata, ascolta cosa muove dentro di te e viaggia senza limiti in essa.

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Franco B 2 Febbraio 2023 - 11:35

Ho scoperto ieri il tuo blog e devo dire che ciò che scrivi in modo così fruibile non è un qualcosa che si legge e basta ma ,cosa rara , lo si respira come una boccata d’aria fresca ,una qualità rara in questi tempi dove si scrive di tutto e di più , c’è una Bella Anima in come scrivi . Un doveroso sorriso “Oshoso “ di gratitudine ,

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Tragicomico 2 Febbraio 2023 - 16:02

Grazie Franco, per queste tue parole al miele, sono davvero onorato e ti ringrazio per essere passato da qui. Un caro abbraccio e spero di averti ancora come lettore.

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Gianluca 3 Aprile 2023 - 22:23

Sono perfettamente d’accordo Ivan , l’anima costa sofferenza , fatica , lavoro interiore , non è semplice e per questo non l’abbiamo tutti . Un amico religioso disse che pur essendo io ateo ho capito meglio di lui che lo spirito vale almeno quanto la materia , vivere con il terrore di morte o malattie non è vivere davvero , significa essere già morti spiritualmente . Non so , forse lo capisco perché non mi sento appartenente a questo mondo , prima ho scoperto chi non sono e oggi sto lentamente scoprendo chi sono . Un grande abbraccio

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Tragicomico 3 Aprile 2023 - 23:41

L’anima è scevra da religioni, non fa distinzioni di alcun tipo, necessita di un nutrimento che chiunque può darle e si chiama “presenza”. Un abbraccio a te.

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Alessandro 21 Novembre 2023 - 23:16

Ciao, piacere di averti incontrato, ho letto tutti gli articoli del tuo blog, commenti compresi e pagine tra le righe; ho trovato in questo blog un’oasi nello sconfinato deserto del web, quindi ti volevo ringraziare. Io penso che l’anima è solo in prestito, ma non è “nostra”, diciamo che abbiamo il privilegio di farci un giro in carrozza e poi alla fine della scampagnata, tornerà al legittimo proprietario. Il motivo non lo so e credo non lo può conoscere nessun essere umano. Abbiamo avuto il culo di avere un padrone infinitamente buono, che irradia luce e diffonde amore, onestamente se fosse stato per me la razza umana si sarebbe già estinta da un bel pezzo; io personalmente per intendersi nemmeno sarei mai nato, si sarebbe già estinta qualche centinaio di anni prima. Ma alla fine c’è sempre speranza per tutti, anche per noi sapiens. Alla fine il bene vincerà sempre, nonostante noi.

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Tragicomico 22 Novembre 2023 - 23:08

Ciao Alessandro, il piacere è tutto mio e ti ringrazio del tempo che mi hai dedicato a leggermi. Apprezzo la tua visione, ammetto di non condividerla in toto, in quanto secondo me il disegno universale è molto più grande di quello che possiamo anche solo immaginare. In sostanza, ci attribuiamo fin troppa importanza per essere solo un puntino nell’universo sconfinato. Però l’idea del “prestito” mi piace, l’anima sicuramente non è “solo” nostra ma trattasi di un frammento di un’anima collettiva molto più grande e cosciente. Magari ci scriverò un articolo al riguardo.

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