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Il Ricordo Di Sé È L’Unico Momento Di Verità

Tragicomico
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Il ricordo di sé ti permette di essere presente, di rimanere nel qui e ora, è quel momento che impedisce alla tua mente di vagare da un pensiero all’altro, da una fantasia all’altra, di tormentarsi e di sognare ad occhi aperti. È l’unico momento di verità che puoi vivere allo stato attuale delle cose, un momento nel quale l’attenzione è rivolta verso te stesso e verso l’azione che stai compiendo. In caso contrario, se non c’è ricordo di sé. E dovrai ammettere a te stesso che stai dormendo, immerso nello stesso sonno quotidiano che avvolge milioni di persone.

Non c’è modo di descrivere accuratamente il ricordo di sé ma puoi intuirlo direttamente, facendo degli esercizi che ti costringono a portare con volontà e forza la tua autocoscienza nella quotidianità. Il ricordo di sé è un livello di coscienza superiore che puoi raggiungere solo sforzandoti di ricordarti di te stesso, ogni giorno, in ogni momenti, qualsiasi cosa tu stia facendo. Mentre cammini, quando ti vesti, mentre lavori, quando ti lavi i denti, mentre parli, quando pratichi sesso, qualsiasi azione quotidiana è il momento giusto per esercitare il ricordo di sé. Essere presente e cosciente che sei te stesso a compiere quell’azione, lì, in quel dato moemnto.

Qualcuno considera questa pratica come scontata e troppo facile, o addirittura inutile e patetica. Niente di più sbagliato. Lo sforzo di ricordarti di te stesso durante diversi momenti della giornata ti concede l’opportunità di vedere come sei fatto e in quale stato vivi tutti i giorni. Uno stato di sonno, un sonno profondo che non ti permette di essere cosciente di te stesso. Pensaci. Quando dormi, per caso, hai la consapevolezza che stai dormendo? No, dormi e basta! Le filosofie non servono a nulla se poi non ti permettono di sentire il tuo sonno, di toccarlo con mano. E se tutti intorno a te dormono, nessuno ha la possibilità di svegliarti, quindi hai la necessità di trovare un escamotage.

Il ricordo di sé è il fenomeno più interessante, pratico e importante dell’Alchimia e dell’Esoterismo in genere. È una pratica che possiede origini antichissime, c’è chi dice provenga dalla tradizione Sufi, quindi l’esoterismo islamico, ma probabilmente ha delle radici ancora più remote e misteriose. In Occidente è stata introdotta grazie alla preziosa opera divulgativa di Georges Ivanovič Gurdjieff e, in particolare, dei suo allievi Pëtr Demianovič Ouspensky e John G. Bennett.

Uno dei sei segreti dell’Ars Regia è proprio il ricordo di sé, un metodo tanto scontato quanto nascosto, scoperto e sperimentato dagli alchimisti del passato. In Occidente questa pratica – prima dell’avvento di Gurdjieff – veniva insegnata solo in scuole esoteriche molto ben protette e perlopiù inaccessibili. Il ricordo di sé è, dal punto di vista alchemico, l’agente universale, il “fuoco fisso”, ma lento, che non brucia ma scioglie la materia della nostra personalità. Solve et Coagula.

Voi non sentite voi stessi, voi non siete coscienti di voi stessi. In voi, ‘qualcosa osserva’, come ‘qualcosa parla’, o ‘pensa’ o ‘ride’; voi non sentite: io osservo, io constato, io vedo. Tutto si constata da solo, si vede da solo… Per arrivare ad osservarsi veramente occorre innanzitutto ricordarsi di sé stessi (e di nuovo Gurdjieff accentuò queste parole). Tentate di ricordarvi di voi stessi quando vi osservate e più tardi mi parlerete dei risultati. Solo i risultati ottenuti mentre ci si ricorda di sé stessi hanno un valore. Altrimenti, voi non siete nelle vostre osservazioni; e in questo caso, quale può essere il loro valore?”.

Queste parole di Gurdjieff mi diedero molto da riflettere. Mi parve innanzitutto che fossero la chiave di tutto ciò che era stato già detto sulla coscienza. Tuttavia decisi di non trarne alcuna conclusione, ma di tentare soltanto di ricordarmi di me stesso mentre mi osservavo.

I primissimi tentativi mi mostrarono come ciò fosse difficile. I tentativi di ricordarmi di me stesso non mi diedero altro risultato all’infuori di quello di mostrarmi che di fatto noi non ci ricordiamo mai di noi stessi.

“Che cosa volete di più? disse Gurdjieff. Questa è una scoperta molto importante. Coloro che sanno questo (egli accentuò queste parole) sanno già molto. Il guaio è che nessuno lo sa. Se domandate a qualcuno se può ricordarsi di sé stesso, vi risponderà naturalmente che può. Se gli dite che non può ricordarsi di sé, o si irriterà, o penserà che siete matto. Tutta la vita è basata su questo fatto, tutta l’esistenza umana, tutta la cecità umana. Se un uomo realmente sa che non può ricordarsi di sé stesso, è già vicino ad una comprensione del suo essere”.

Tutto quello che Gurdjieff diceva, tutto quello che io pensavo e soprattutto ciò che i miei tentativi di ‘ricordarmi di me stesso’ mi avevano mostrato, mi convinsero molto rapidamente che mi trovavo di fronte ad un problema interamente nuovo che scienza e filosofia avevano fin ora trascurato.
(Discorso di Gurdjieff trascritto da Ouspensky, e tratto dal libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto.)

Ecco perché definisco il ricordo di sé come l’unico momento di verità. Allo stato attuale delle cose è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per percepire la realtà così com’è, in totale presenza. Senza inganno. Una realtà oggettiva e non più soggettiva, non più contaminata da agenti esterni e quindi alterata dai pensieri, dall’immaginazione, dalla personalità e dal sonno e da tutto il chiacchiericcio esterno. Perché nell’addormentamento ognuno interpreta le situazioni e le persone secondo una sua allucinazione mentale, secondo quelle che sono le sue sovrastrutture mentali.

Nello stato di sonno ipnotico è possibile lavorare, studiare, laurearsi, sposarsi, fare sesso, viaggiare, e tutte altre attività quotidiane che, semplicemente, “accadono”. In altre parole, si vive sotto la legge dell’accidente. Non siamo noi a volere o decidere qualcosa, ma sono le cose che accadono attraverso di noi. E nessuno se ne accorge. Perché nessuno sa che sta dormendo. E se glielo fai notare, ti prendono per pazzo.

Lo stato di addormentamento puoi captarlo solo per differenza. Finché dormi, non sai che stai dormendo. E il ricordo di sé è l’unico strumento che ti offre questa possibilità. Di sentire la differenza, tra un momento di presenza, di verità, e uno di sonno, di illusione. La differenza fra quando ti ricordi di te e quando invece non lo fai. Capisci quindi che qualsiasi cosa fai, senza che ti ricordi di te, non sei tu a farla, ma accade attraverso di te. Tutto ciò è aberrante e milioni di persone vivono in questo stato perennemente.

L’uomo moderno vive nel sonno; nato nel sonno, egli muore nel sonno. Del sonno, del suo significato e della parte che ha nella vita, parleremo più tardi, ora riflettete soltanto su questo: che cosa può conoscere un uomo che dorme? Se ci pensate, ricordandovi nello stesso tempo che il sonno è la caratteristica principale del nostro essere, subito vi diverrà evidente che un uomo, se vuole realmente conoscere, deve innanzi tutto riflettere sulla maniera di svegliarsi, cioè sulla maniera di cambiare il suo essere.G.I. Gurdjieff

Non conoscendo le leggi cui è soggetta la sua opera, l’uomo s’illude di essere lui ad agire, a fare, a costruire, a decidere; non si rende conto di essere dominato, nelle sue scelte, da forze superiori; non vede che cosa lo induce a muoversi in un modo piuttosto che in un altro, a ripetere ciclicamente le stesse operazioni; non riconosce il suo grado di meccanicità, il suo stato di letargia, di autoipnosi, di automistificazione.G.I. Gurdjieff

Franco Battiato, che reputo una persona di spessore, nonché molto vicino agli insegnamenti di Gurdjieff, scrive così nella sua canzone “Chan-son egocentrique”: “Chi sono? Dove sono? Quando sono assente di me”. Pone l’accento sull’importante differenza fra l’essere presenti a se stessi e l’essere assenti. Ovvero, quando non c’è ricordo di sé, quindi presenza, dove siamo? Chi pensa al nostro posto? Chi parla per noi? E soprattutto, chi svolge le nostre azioni se noi siamo addormentati?

Il ricordo di sé ti porta inevitabilmente a scontrarti con questa differenza, una verità tanto crudele quanto affascinante. Perché dinanzi a te si apre una via, un solco, una possibilità, un qualcosa che forse hai sempre cercato, intuito, ma che non sapevi dove trovare. Sembra strano che basta ricordarsi di sé per ottenere un livello superiore di coscienza. In molti si chiedono “È tutto qui?”. Sì, in questa pratica c’è tutto quello che serve per raggiungere un primo livello di risveglio. Non devi fare altro che ricordarti di te stesso.

All’inizio saranno solo dei “momenti” di verità, di presenza, pochi minuti o addirittura secondi. Ma quanto serve per capire la differenza. Poi si ripiomba nel sonno e nell’identificazione con il contenuto della mente, sognando ad occhi aperti e continuando a trastullare la mente. Il trucco sta nello stabilire a priori alcuni momenti in cui si decide di essere presenti nel ricordo di sé. Come, ad esempio, ricordarsi di sé ogni volta che si apre una porta. Che sia quella d’ingresso, la porta di una stanza, di un ufficio, di uno spogliatoio, quello che conta è lo sforzo di ricordarsi di sé in quel momento. Esistono svariati tipi di esercizi, con vari livelli di difficoltà, quindi sforzi maggiori per ottenere effetti risveglianti sempre più tangibili.

L’esercizio di per sé non ha importanza, nemmeno il risultato conta, ciò che conta è lo sforzo. Qualsiasi trasmutazione alchemica si produce mediante uno sforzo, non mediante il risultato. Così come chi vuole modificare il suo corpo va in palestra e attraverso degli sforzi continui, nel tempo, riesce ad avere un corpo più consono ai propri obiettivi. E chi vuole allenare la mente, si dovrà sforzare di usarla in maniera tale che possa reggere nozioni sempre più complesse. Allo stesso modo chi vuole essere presente, dovrà sforzarsi in questa direzione, e può farlo soltanto attraverso il ricordo di sé.

Serve a poco conoscere le più sofisticate pratiche meditative, se poi non ci si ricorda di sé durante tutto l’arco della giornata. Così come non serve a nulla provare ad alterare, attraverso l’uso di sostanze, il proprio stato di coscienza, se non si è presenti a se stessi. Non sarete voi i protagonisti dei vostri trip mentali, così come non sarete padroni dei vostri sogni. Se volete un momento di verità, quell’unico momento può essere raggiunto soltanto attraverso il ricordo di sé.

Approderete così in nuovo stato di coscienza ed entrerete consapevolmente in un nuova dimensione. Il primo risultato tangibile, per esempio, è qualcosa che prima non riuscivate a fare: vedere il sonno! Attraverso la differenza di cui ho parlato prima, riuscirete non solo a percepire, ma a vedere e toccare con mano il vostro stato ipnotico. E successivamente, anche quello degli altri. Di come si prendono decisioni importanti nel sonno, di come si lavora, si studia, si fuma e ci si relaziona sempre nel sonno. E comprenderete quanto sia pericoloso e dannoso vivere nel sonno. E morire nel sonno. Letteralmente.

Un altro fenomeno tangibile, e riconducibile agli sforzi del ricordo di sé, è l’attenzione divisa. Non più solo uno stato di presenza, ma la capacità di prestare attenzione a ciò che si sta facendo e contemporaneamente a se stessi. Qualcosa di eccezionale se pensate che in uno stato ordinario di vita normale, tutto è monodirezionale e quel poco di coscienza che c’è, è interamente persa nell’evento esterno. Si acquisisce così la capacità di dividere l’attenzione e tenere una parte sempre rivolta verso l’interno, in pieno ricordo di sé. Questo significa meno identificazione mentale e, soprattutto, emozionale, in altre parole, non ci si identifica più totalmente in quelle emozioni che travolgono, condizionano e spesso devastano gran parte delle vite umane.

Inizierete a diventare testimoni di voi stessi, delle vostre azioni, dei vostri pensieri, delle vostre emozioni, non identificandovi più con esse. Il fuoco lento sta portando avanti la sua Opera, come per “magia”, ma è alchimia. Bisogna sacrificare se stessi, il proprio sonno, le proprie abitudini meccaniche, le proprie sovrastrutture, le apparenze, e tutto questo è fattibile solo attraverso il ricordo di sé. Il sacrificio alchemico è qualcosa che va oltre i vantaggi consueti e materiali e ogni singolo sforzo compiuto nel tentativo di svegliarsi provoca una forte trasmutazione in voi stessi. Ve ne accorgete presto della differenza fra esserci e non esserci, e toccherete con mano alcuni primi momenti di verità. Buon lavoro.

Vi chiedo di non credere a nulla che non possiate verificare voi stessi.Georges Ivanovič Gurdjieff

Tragicomico

Bibliografia:
"Risveglio" - Salvatore Brizzi (Anima Edizioni, 2008)
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8 commenti

Rosa Ferrante 13 Febbraio 2020 - 12:58

Ci sono dentro oramai in questo mio risveglio alla vita (mentale) vissuta divisa con il mio (Io)condizionato. Interno -esterno . Trovandosi in contrasto psichico-fisico nel mio essere svegliato. Corpo e anima distaccatasi con L’(Io) resta soltanto un fisico stanco e male trattato. Dove cerco la mia anima. ( Coscienza) immatura, con tutte le mie forze che mi rimangono ancora per raggiungere nella mia stessa mente di prima. Uno spazio di tempo remoto. In che ne esisteva un possibile (Se) ne può ancora percorrere un’altro tempo, per rinascere in se stessi ancora nel diventare l’Io di prima. Impossibile, se no, nello stesso (Se) con lo stesso corpo straziato e stanco, anche se volendosi riaddormentare, nel suo essere stato. La sua anima ne e stata sperduta, quando, ne e stata di forza addormentata, mentre il suo stesso corpo ne era straziato e manipolato. ( L’Io) muore nel corpo – mente. Ma non vuole morire, in quando l’essere se stessi ne e stato tradito dallo spirito. Anche santificato. Essere o non essere stato (Io) ma ben si l’altro nell’essere( Io ) in me stesso nello stato di lui stesso in me. (Rosamiezyiorne.)

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Tragicomico 15 Febbraio 2020 - 18:17

Grazie Rosa, per questa tua testimonianza di “risveglio”.

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Francesca 20 Dicembre 2022 - 9:45

Grazie! Prendo la scoperta “casuale” di questo blog come un dono del Cosmo, e del resto ogni esperienza lo è, ma qui posso ringraziare l’intermediario, quindi, grazie Ivan! 🙂
Ho letto diversi articoli, ma questo in particolare tratta un tema che sento molto vicino negli ultimi tempi: chi sono io aldilà delle mie manifestazioni emotive e mentali.
Senza star qui a tediare tutti con la mia storia, vorrei però cercare un confronto: ad un certo punto della mia vita ho preso coscienza di queste due componenti di me, ragione ed emozione, ho cominciato a “vederne” chiare le manifestazioni nel quotidiano e, piano, piano, ho imparato a “gestirle”. Mi sembra ormai di riuscire ad essere o, più spesso, a tornare, sempre presente a me stessa, ma alterno momenti in cui questa consapevolezza mi fa stare bene, aldilà di quel che accade nella mia vita, a momenti in cui un dubbio, pur non cancellandoli del tutto, offusca fastidiosamente la consapevolezza e il benessere: e se fosse nient’altro che la mia mente, la ragione, a raccontarmela di nuovo? Se io non fossi davvero presente a me stessa, ma fosse ancora lei a credere di farlo, come in passato ha tenuto in piedi versioni di me che adesso non sento più appartenermi?
Hai un consiglio su come uscire da questo loop? 🙂

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Tragicomico 21 Dicembre 2022 - 16:42

Ciao Francesca, grazie a te per esserti spinta fin qui, in questo blog quasi sconosciuto.
La tua situazione è, in verità, molto ricorrente. Lo è fra i tutti i cercatori di verità, i cosiddetti viandanti della vita. Il ricordo di sé è un esercizio faticoso e nelle varie scuole esoteriche di un tempo, venivano trasmessi particolari esercizi affinché l’allievo potesse sperimentare il suo stato di presenza in diversi modi e in diversi frangenti della propria vita. Perché un conto è essere presenti mentre, ad esempio, si è comodamente seduti su di una sedia. Più difficile è praticarlo mentre si compie un’azione come parlare, muoversi o essere immersi in qualcosa. Questo per dirti che probabilmente devi salire in difficoltà, con esercizi più strong, per capire se te la stai raccontando o se, effettivamente, tu sia presente a te stessa. Ti consiglio tre libri: “Risveglio” , “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” e “Io sono Quello“. Buon tutto.

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Francesca 22 Dicembre 2022 - 10:08

Grazie Ivan per la tua preziosa risposta, leggerò i due libri che mi mancano e rileggerò il terzo.
E grazie ancora per il lavoro che fai con questo blog 😉 Buon tutto anche a te!

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Tragicomico 22 Dicembre 2022 - 10:41

Grazie a te Francesca, sono felice che sei riuscita ad apprezzare quello che faccio. Buon proseguimento.

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paolo 13 Marzo 2023 - 13:21

Al solito, una bellissima lettura completa e colorata di tutti i colori dell’arcobaleno di uno dei tanti argomenti della ricerca interiore: essere presenti a se stessi. Bellissimi anche i commenti che mostrano persone di profondità che sono sul loro percorso con quella integrità che pochi hanno. Una nicchia di persone speciali non perché siano speciali ma perché sono vere e costruiscono dentro loro stesse la parte migliore di sé. Persone vere perché sanno che i limiti sono la loro forza e la leva per andare oltre. Cosa aggiungere a così tanto? Forse, solo la propria esperienza: iniziando a conoscere se stessi si inizia ad assaporare la trasformazione di sé come un rigolo d’acqua che scorre lungo una montagna rocciosa e minuto in minuto diventa torrente, fiume, lago, mare. Suona strano essere mare e allo stesso tempo quella molecola che è partita da un rigolo sopra la montagna, una molecola che ricorda, oggi e ancor domani, come fosse ieri, tutti i paesaggi che ha visto e vissuto nel suo trascorrere la corrente. In realtà non ricorda ma vive, perché non c’è tempo nell’esperienza che coinvolge l’essere, è la mente a dimenticare quello che percepisce e va bene così, perché la mente è solo uno strumento. L’essere vive la vita e la vita è poesia.

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Tragicomico 16 Marzo 2023 - 16:41

Grazie Paolo, sono pienamente d’accordo con te, il ricordo di sé è come un processo iniziatico verso se stessi, l’inizio del lavoro, quel lavoro fatto di fede e fiducia, due termini che, guarda caso, hanno lo stesso etimo. Quella stessa fede che ha il rigolo d’acqua di diventare mare. Ecco, chi procede attraverso di sé ha fede di incontrare qualcosa di molto più grande nel quale immergersi.
Un abbraccio

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