Osservare Se Stessi Per Stare Bene Con Se Stessi

Tragicomico
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osservare-se-stessiSpesso ci lamentiamo del poco tempo che abbiamo per stare con noi stessi, vorremmo vivere un po’ di solitudine per ritrovarci, per ritrovare quella serenità, quella calma e quella gioia che spesso non riusciamo a trovare e a “vedere” nel mondo esterno. C’è il lavoro, i bambini da accudire, le bollette da pagare, le telefonate da fare; bisogna cucinare, stirare, guidare, vedersi con gli amici. Un tran tran quotidiano che non ci permette di ritagliarci lo spazio necessario per stare con se stessi, in un’intimità profonda, genuina, rigenerante. Eppure c’è un modo accessibile, facile, immediato, di ritagliarsi dello spazio e del tempo per se stessi. Tranquilli, non si tratta di abbandonare tutto e andare a vivere una vita da eremita, ma consiste nell’osservare se stessi, perché la solitudine è innanzitutto osservazione.

Osservare se stessi per stare bene con se stessi è proprio la capacità di osservarci mentre siamo indaffarati e impegnati nel “fare” qualcosa. Qualsiasi cosa. Lavorare, camminare, parlare. Dobbiamo imparare a osservarci e scopriremo già da subito tanti nuovi dettagli e particolari di cui non immaginavamo nemmeno l’esistenza. Ma soprattutto, questo osservare, questo sguardo posizionato sull’esterno, per via della Legge dello Specchio, ci permetterà di fare luce anche al nostro interno.

Cominceremo così a percepire che c’è una sorta di posizione interna, un “osservatorio”, nel quale noi siamo “presenti” per.. osservare! E man mano che prendiamo dimestichezza con l’osservazione, questo osservatorio aumenta di spessore, diventa una stanza, un luogo fisico al nostro interno dove possiamo stare con noi stessi. Ed è qui, in questa stanza, in questo rifugio, che comincia ad arrivare la calma, il distacco, vediamo “noi” essere coinvolti nelle azioni di vita quotidiana ma al contempo abbiamo la percezione netta che esiste un luogo dentro di noi da cui guardiamo, osserviamo, e dove possiamo stare tranquilli, in compagnia di noi stessi.

“Non permettere a nessuno di consumarti e non dimenticare mai,
neppure per un istante, di prenderti cura di te stesso.”
(Dal mio libroSchiavi del Tempo“)

Tutto questo lo spiega ben il maestro armeno Gurdjieff quando ci insegna, parlando dell’osservazione, a riscoprire quello “spazio” all’interno di ognuno di noi dove niente ci può turbare o toccare. Si tratta di uno spazio nascosto, bisogna “imparare” la strada per raggiungerlo, mediante sforzi quotidiani e continui, all’insegna del ricordo di sé e dell’auto-osservazione. Ma una volta imparata la strada, qualcosa di profondo cambia nella nostra vita, un fenomeno irreversibile che ci permette di guardare a noi stessi e agli altri con occhi diversi. Quindi, per seguire gli insegnamenti di questo grande Maestro, mettiamo in funzione l’osservatore che è in noi.

L’auto-osservazione altro non è che la morte di quella moltitudine di pensieri ed emozioni negative che governano da sempre la nostra vita. Se ci si osserva dentro, ciò che è utile comincerà ad accadere e ciò che non lo è comincerà a dissolversi. Scopriremo che per stare bene con se stessi, basterà imparare a osservare se stessi.

Stare con se stessi significa volgere lo sguardo verso l’interno. Guardando all’interno ci si affaccia su di uno spazio infinito, infinito e indefinito. In quello spazio il “me stesso” si spalma, si mescola all’infinito e diventa impersonale. Siamo noi, sempre noi, ma la nostra sostanza si libera dai pesi che ci accolliamo addosso ogni giorno: la nostra storia, le nostre idee sulle cose, i nostri pensieri, le nostre paure. Ci siamo noi, sì, sempre meno personali e sempre più individuali, nel senso di indiviso, “Uno” con l’infinito e nell’infinito. È un momento magico e ogni volta unico.

L’osservazione di sé induce l’uomo a riconoscere la necessità di cambiare. Praticandola, egli si rende conto che il solo fatto di osservare se stesso produce certi cambiamenti nei suoi processi interiori. Comincia a capire che l’osservazione di sé è per lui un mezzo per cambiare, uno strumento di risveglio.
(Georges Gurdjieff – da “Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto”)

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