Il tempo non si compra, si libera! Si tratta di un concetto fondamentale da assimilare in una società turbocapitalista come la nostra, dove una delle ricchezze principali è determinata dalla quantità di tempo libero a disposizione. Serve a poco avere un conto in banca con tanti zeri se poi non hai il tempo di goderti la vita, così come non serve lavorare sempre come un mulo se poi trascuri te stesso e le persone a te care, tanto da non avere il tempo di guardarle negli occhi – figuriamoci quello per ascoltarle.
E serve a poco ripetersi “la prossima volta”, “presto lo farò”, “da domani cambia la musica”. I cambiamenti devono essere al presente, domani potrebbe essere troppo tardi, il tempo non si compra, ciò che è passato è andato via per sempre. L’unica cosa che puoi fare è decidere di liberare il tuo tempo che hai incatenato altrove, così da dedicarlo a ciò che effettivamente vuoi fare adesso, e non verso ciò che devi fare per il resto della tua vita.
“Sprechiamo una gigantesca quantità di ore dietro ad attività
che non vogliamo fare e a persone con cui non vogliamo stare.”
(Dal mio libro “Schiavi del Tempo”)
Il paradosso è che il tempo non si compra, ma può essere venduto. Del resto cosa fanno gran parte dei lavoratori se non vendere il proprio tempo?
Vendi il tuo tempo in cambio di uno stipendio o di un profitto. Qualcuno obietterà dicendo che vende anche le proprie abilità e competenze e, a meno che tu non sia l’unico possessore delle suddette, sappi che te la stai raccontando. L’aspetto primario che offri è proprio il tuo tempo, la tua vita, mentre sbuffi e continui a guardare l’orologio.
Attenzione però, il problema non è il lavoro, perché in una società capitalistica vivere senza lavorare è più che altro un’utopia. E non è di utopie che si vive. Il lavoro diventa deleterio quando finisce per coincidere con la tua vita, quando vita e lavoro si fondono fino a diventare la stessa cosa, tanto che non serve più parlare di vita e di identità personale, ma di mera sopravvivenza. Quindi è giusto chiedersi: voglio vivere o sopravvivere? Se vuoi vivere, allora l’unica strada possibile è quella di liberare il tuo tempo.
A volte i soldi guadagnati servono proprio per liberare il proprio tempo, comprando quello degli altri. Ci sono lavoratori che, ad esempio, delegano le proprie mansioni domestiche perché troppo sovraccarichi di lavoro e stressati dal dover fare tutto da soli, quindi usano il denaro per liberare il proprio tempo, comprando quello degli altri (che non equivale a comprare del tempo per sé). Un circolo vizioso in una società accelerata che ha messo i propri cittadini alle strette fra impegni, scadenze e doveri. Una società che fa del profitto e del consumo gli unici scopi della vita.
E non dimentichiamoci delle distrazioni, di quanto tempo viene risucchiato dai dispositivi tecnologici che ipnotizzano quotidianamente milioni di esseri umani, dai vizi che rendono schiavi, dal sovraccarico informativo che non sappiamo filtrare, dalle cattive abitudini che mandano in fumo i sacrifici di una vita e dalle buone abitudini che però non portano i frutti sperati, a causa della mancanza di tempo.
Ci sono persone che comprano libri su libri convinte – inconsciamente – di comprare anche il tempo per leggere. Ma il tempo non si compra, si libera!
Come liberare il proprio tempo è un affare del tutto personale, a volte basta spegnere il proprio smartphone per ritrovarsi già con del tempo prezioso fra le mani e dedicarlo a qualcosa di più autentico, qualcosa che magari, anziché scaricare ulteriormente, aiuta a ricaricare. Oppure per non fare assolutamente nulla, perché anche a questo serve il tempo libero, a stare con se stessi, a pensare, a oziare, o per guardare negli occhi chi ci sta di fronte e il volto di chi ci riposa a fianco.
Siamo una società piena di sprechi, consumiamo l’inverosimile e tutto il superfluo si è fatto ormai necessità, senza renderci conto che i soldi che spendiamo per acquistare i nostri sprechi, sono tempo prezioso che abbiamo impiegato per guadagnare quei soldi.
Less is more, un motto coniato dall’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe per dire che di meno è di più, meno consumi e più tempo libero ti ritrovi in tasca. E se proprio volete rimanere dei consumatori accaniti, allora sappiate che se non volete consumare meno, si può comunque consumare meglio, con maggiore attenzione e parsimonia.
Altre volte basterebbe saper “dire no” a qualcosa o a qualcuno per uscire dalla logica dell’assenso continuo che ci divora e svuota la nostra vita di significato e tempo, per scoprire che esiste la possibilità di diventare padroni di se stessi, di liberarsi dalle sudditanze morali e decidere autonomamente come e con chi impiegare il proprio tempo, quindi non per più costrizione, ma per desiderio personale.
Il tempo è democratico, ognuno di noi ogni giorno ha le sue 24 ore da impiegare come preferisce e non può comperarne altre, ma può decidere di lasciarle o renderle libere, e se non tutte, almeno una buona parte. Un’ora libera è un’ora vissuta, un’ora non libera, è un’ora sprecata che non tornerà più indietro. Un giusto compromesso è ciò che serve nella società di oggi, come base di partenza per non cadere nella tentazione della libertà utopica, senza però lasciarsi prosciugare l’esistenza nella corrente turbocapitalista.
“Nella modalità dell’avere, il tempo diviene il nostro dominatore.
Nella modalità dell’essere, il tempo è detronizzato, cessa di essere l’idolo che governa la nostra vita.
Nella società industriale, il tempo domina sovrano.”
(Erich Fromm, “Avere o essere?”)
Nella modalità dell’avere il tempo non è mai abbastanza, ti fa trottare da mattina a sera, ti permette di avere qualcosa, è vero, ma te lo concede in cambio della tua vita. Nella modalità dell’essere il tempo rallenta, perde il suo potere, si dilata, tutto diventa denso, i sensi si affilano e la vita torna ad assumere un significato autentico, non contaminato da una società che non ti vuole libero, ma perennemente di corsa sulla tua ruota da criceto.
Il tempo non si compra, lo abbiamo detto, ma nel sunto dell’essere anziché avere, dell’essere anziché apparire, probabilmente vi è la soluzione per liberare il proprio tempo.
A buon intenditor…
11 commenti
Ciao Ivan, il mondo del lavoro io l’ho sempre guardato con occhi diversi, ho sempre messo al primo posto la mia famiglia e la mia persona, il mio benessere, sono arrivato alla pensione con una buona qualità della vita, ho ancora tutte e 10 le dita, e il mio corpo in buone condizioni da potermi permettere di fare quello che mi piace ( correre, trekking, nuoto ). Fortuna? Forse, ma anche il mio impegno, perchè chi mette i fiorellini alla finestra della sua prigione è uno schiavo, e se gli lasciano la porta aperta lui non fugge dalla sua gabbia, perchè quando non sai che cos’è la liberta l’istinto di conservazione ti dice di rimanere nella tua confort zone. Ci sono persone che nella prima parte della loro vita, sognano la seconda, e poi quando sono nella seconda parte (pensione) rimpiangono la prima, questo vuol dire essere schiavi della propria libertà, lo schiavo moderno non è quello con la catena al piede, è proprio quello che non sa cosa sia la libertà, e questo è un inganno, un trucco della società tossica per tenere l’uomo bloccato che senza il lavoro non sa cosa fare. Lo schiavo moderno vive e lavora come se avesse una vita di riserva, invece ha solo questa unica vita, il bene più prezioso, ma pochi se ne accorgono, per il semplice motivo che sono in questo mondo non per vivere ma per esistere soltanto. Buona vita a tutti.
Ciao Fabrizio, grazie della tua testimonianza, a dimostrazione che il lavoro nella vita è importante, ma non è tutta la vita e a meno che non si debbano salvare vite di altri esseri viventi, non dovrebbe essere quasi mai una priorità, altrimenti significa che si sta sbagliando qualcosa. La vita è quello che ci capita tutti i giorni, proseguire ciechi sperando in un futuro migliore, significa sprecare la propria esistenza e non essere grati per le opportunità che si palesano. E per cogliere quelle opportunità, c’è bisogno di tempo per farlo. Grazie della tua riflessione Fabrizio, buona vita.
Grazie dell’articolo. Ho comprato tutti i tuoi libri e condivido ciò che dici. Pensieri consapevoli e profondi esternati in modo chiaro e semplice.
Grazie Maria Pia, per avermi letto ancora una volta e per tutto il tempo che mi hai dedicato, mi auguro che i miei libri e le mie riflessioni ti abbiano lasciato qualcosa di prezioso addosso. Ti mando un grande abbraccio!
Ciao Ivan, tempo ottimamente speso per leggere questo tuo articolo. Condivido appieno. Grazie
Ciao Chiara, è sempre un piacere averti come lettrice! Grazie per aver apprezzato.
Il tempo è una strana sostanza, a volte si lunga e a volte si accorcia, ogni mattina non sai mai quanto sarà lunga quella giornata. La misuri, credi di controllarla, eppure si prende ogni volta beffe di te. Se ripenso alla mia vita scorgo come i meccanismi di questa società mi abbiano prima incastrato e poi schiacciato violentemente. Ti legano, ti impediscono di vedere, di ascoltare, di parlare, eppure, in tutto questo tempo e son tanti decenni, vedo che ho fatto ben altre cose con il mio tempo: ho percorso moltissime domeniche 50 km in bici per andare al mare, ho letto diversi libri a volte senza acquistarli perché andavo in libreria e prendendo a caso un libro vi trovavo la risposta che cercavo, ho viaggiato e ho frequentato posti incredibili e ho conosciuto persone interessantissime, ho studiato e praticato lo shiatzu per tantissimo tempo, sono riuscito ad essere di aiuto a molte persone, ho praticato rugby sebbene non ne avessi il fisico, ho tenuto conferenze e corsi nonostante la timidezza, ho fatto parapendio vedendo così il mondo da una prospettiva inusuale. Se guardo realmente il mio passato posso dire che la società non mi ha realmente schiacciato ma ha permesso che potessi fare molte cose, in verità molte esperienze, e quindi conoscermi meglio. Oggi, dopo la follia di questi ultimi tre anni, mi rendo conto che se pur facente parte di questa società, in realtà non sono più di questa società, sono andato oltre. Qualcuno, forse, direbbe un po’ troppo oltre. In coscienza so di aver fatto del mio meglio e di aver lasciato qualcosa di buono, tuttavia, so di aver fatto molti errori di cui, forse, mi rammaricherò. Quello più importante, penso, sarà di non essere stato me stesso e di aver sempre portato la maschera di un tecnico. Per carità, una bella maschera, anche utile, ma pur sempre una maschera. Qualcuno direbbe: beh, un’altra vita. Io dico: no, grazie. Ho faticato troppo in questa per ritornare in una realtà con cui non ho più nulla da spartire se non l’amore per la mia amata. So che può sembrare brutto ma questo è ciò che vivo in questo tempo, domani vedremo.
Ciao Paolo, il tempo è relativo diceva Einstein ed è così, ma ovviamente si riferiva alla percezione che abbiamo noi del tempo. Se fai qualcosa di piacevole sembra scorrere veloce, se fai qualcosa che non ti piace, sembra non passare mai. Dico sembra perché, appunto, è soltanto una nostra percezione, la realtà è che ogni giorno abbiamo i nostri 1440 minuti e sta a noi decidere cosa farne. La tua esperienza di vita ci racconta l’importanza di trovare una via di mezzo, un piede dentro e un piede fuori, probabilmente non una soluzione ottimale, ma nemmeno quella peggiore. A dimostrazione che tutto non è mai perduto per chi ha voglia e desiderio di vivere la propria esistenza, senza lasciare che l’inerzia ti porti a sopravvivere fino all’ultimo minuto disponibile. Ti mando un caro abbraccio, a presto!
E’ vero , il tempo è relativo , in passato non apprezzavo sempre le ore di libertà , ho imparato a farlo lentamente e quando ho giornate che posso riempire come preferisco mi sento veramente grato e privilegiato . Inoltre il tempo alle nostre spalle può essere prezioso per quello presente e futuro in tanti modi , invecchiando me ne rendo conto sempre di più . Grazie come sempre per il tuo tempo Ivan .
Grazie a te Gianluca, per il tempo che mi hai dedicato nella lettura. Sappi che nella tua vita il meglio deve ancora venire, ora che possiedi la giusta consapevolezza le tue giornate avranno tutto un altro sapore. Ti mando un abbraccio di pura vida!
Non ci avevo pensato che il meglio deve ancora venire , grazie mille . Forse perché penso meno di prima al futuro , mi godo di più il presente e il passato recente , come consigli spesso anche tu eh .