Sono Dove Vorrei Essere?

Tragicomico
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Sono dove vorrei essere?”. È questa la domanda che ciascuno di noi dovrebbe porsi al mattino, non appena gli occhi si schiudono come degli scrigni preziosi e la mente torna a un livello conscio. Invece il più delle volte ci svegliamo e sbraitiamo, inveiamo contro la sveglia che strilla, il lavoro che ci tormenta, la stanchezza che ci assale mentre si attiva intorno a noi un effetto fotocopia, dove l’oggi è uguale a ieri e il domani sarà come oggi. Giornate tutte uguali, pregne di autocommiserazione e quella domanda scacciata via come il peggiore male umano: sono dove vorrei essere?

Del resto perché porsi una domanda così scomoda quando ci si sveglia nella propria comfort zone che, è vero, avrà pure i suoi difetti, ma lì dentro non ci sono sorprese e tutto è scontato e sotto controllo. Oramai lo sanno anche i muri che l’abitudine, come la routine, non spaventano. È la novità che fa paura, l’ignoto, ciò che non si conosce.

È l’ignoto la nostra più grande fonte di sgomento,
tutto quello che non conosciamo, che non capiamo,
tutto quello che abbiamo paura di non sapere gestire.”

(Dal mio libroLIBERI DENTRO, LIBERI FUORI”)

A molti sfugge però un dettaglio importante, un riassunto del concetto di impermanenza esistenziale, ovvero ciò che un tempo ci faceva stare bene, oggi può farci stare male. Ecco perché è sacrosanto chiedersi ogni giorno “sono dove vorrei essere?”. Perché la risposta non è affatto scontata e in ogni caso avrà una durata limitata nel tempo. Persone che ieri ci amavano, oggi possono ferirci. Luoghi che ieri ci offrivano linfa vitale, oggi asfaltano la nostra autostima. Un lavoro che ci gratificava, adesso ci stressa pure l’anima.

Ovviamente la tendenza non è detto che debba essere sempre al negativo, potrebbe essere al positivo: situazioni, luoghi e persone che prima non sopportavamo e oggi portano benefici tangibili. Muri che finalmente diventano ponti.
Oppure tutto potrebbe essere semplicemente statico, piatto come un foglio bianco.
In fondo non siamo tutti uguali.
Non cerchiamo tutti le stesse cose.
C’è chi fa del suo meglio, dove può.
C’è chi non si accontenta.
Chi vive la vita che voleva vivere.
Chi sogna.
Chi vive la vita degli altri.
Chi sopravvive.
Chi cambia.
L’importante è chiederselo: sono dove vorrei essere?

Quello che voglio dire è che fare il punto della situazione ogni mattina è il modo migliore per sincerarsi del proprio stato d’animo, per prendersi cura di se stessi, perché lo sporco interiore non va via con una doccia e le rughe del mal di vivere non svaniscono usando una crema miracolosa.
Sono dove vorrei essere? La risposta potrebbe essere affermativa, perché in un dato momento ci si sente pienamente soddisfatti del dove si è e di quello che si sta facendo. Non c’è nulla di male ad ammettere che si è felici così come si è, anzi va benissimo, si tratta di una bella iniezione di autostima. È un grande dono del quale prendere coscienza, lo definirei come un privilegio ma anche un merito. Il consiglio, semmai, è quello di essere grati per essere nel posto giusto, nel modo giusto e non darlo mai per scontato.

Se, però, la risposta dovesse essere negativa, allora si ha il diritto, ma anche il dovere morale, di prenderne atto a piene mani e provare a cambiare qualcosa nella propria vita. Lo dovete a voi stessi. Se dove siete non vi sentite felici, se quello che fate non vi soddisfa, se le persone vicine vi rallentano, allora è bene prenderne coscienza, perché prima di inseguire quello che volete, dove accorgervi di quello che NON volete.
Adesso riuscite a vedere la forza motrice che viene attivata da questa semplice domanda?

Altrimenti correte il serio rischio di rimanere stretti in una vita che non è la vostra e chiamerete casa un posto che non lo è.
Casa non è per forza di cose il posto dove nasci e cresci, come non lo sono le mura per le quali hai ipotecato trent’anni della tua vita. Casa, a dirla tutta, non è nemmeno soltanto un luogo, ma un mix di sensazioni e sentimenti.
Casa è dove ti porta il cuore.
Casa è il luogo dove vuoi vivere e a cui senti di appartenere.
Casa è dove ti senti di edificare, di costruire una vita su misura.
Casa è quando sai che tutto intorno a te ti può emozionare: il saluto di qualcuno, un quadrupede che scodinzola, un tramonto mozzafiato.
Casa è dove puoi dar voce alla tua vocazione.
Casa è quel posto dove ti senti te stesso, perché rispettato in un ambiente morbido e famigliare, dove ti raccolgono quando cadi.
Casa è dove ti senti in pace.

“La tua casa non è dove sei nato.
Casa è dove cessano tutti i tuoi tentativi di fuga.”
(Nagib Mahfuz)

Lo scopo di questo breve scritto non è quello di sentenziare, ma di fermarsi un momento e provare a mettere in discussione alcuni aspetti della propria esistenza, perché una domanda spesso diventa il sentiero che porterà verso altre domande, altre decisioni e tutte insieme offriranno come risposta quello che è il percorso di vita di ciascuno di noi.
“Chi siamo veramente dietro a tutti i muri che abbiamo alzato? Quali sono i nostri valori? Per cosa ci battiamo? In cosa crediamo?
“Sono dove vorrei essere?” è soltanto lo step iniziale, quel primo passo che Jodorowsky descrive con le seguenti proprietà terapeutiche: “non ti porta dove vuoi, ti toglie da dove sei”. Magari stai bene così, sei felice dove sei o vuoi rimanere nel recinto della tua comfort zone. Oppure no. Senti il richiamo di qualcos’altro, qualcosa che non è lì dove sei. E allora perché rimanerci?

Conosco centinaia di persone che si sono arrese, hanno alzato bandiera bianca e sono diventate schiave del proprio ego, barattando una vita “comoda” in cambio di isolamento e solitudine. Soli in mezzo agli altri, pur di rispettare il ruolo che la società gli ha appiccato addosso, isolati perché sovrastati dal peso del giudizio altrui. Come puoi essere felice, sapendo che non stai vivendo al massimo delle tue potenzialità?
Eppure continuiamo a fare sempre le stesse cose, a vivere le situazioni che ci hanno portato al punto in cui ci troviamo ora, vittime e al contempo artefici di quella cattiva abitudine di essere infelici sempre più onnipresente.

Del resto se mentiamo a noi stessi e facciamo credere di essere qualcosa che non siamo, allora ci stiamo solo facendo del male da soli, perché nel profondo sappiamo che qualcosa non va nella nostra esistenza.
Vi siete mai chiesti cosa ne fareste della vostra vita, se nessuno vi giudicasse?
Ecco, chiedersi “sono dove vorrei essere?” diventa un trampolino di lancio per accertarsi del fatto che non stiamo vivendo per soddisfare le aspettative altrui; ma stiamo vivendo per realizzare quella che è la nostra vita, un’opera d’arte unica e irripetibile.
Sprecarla sarebbe l’unico vero “peccato”.

Tragicomico

I MIEI LIBRI PER VOI

 

Nei miei libri troverete spunti di riflessione per esplorare il significato della vostra esistenza.
Affronteremo insieme temi come il tempo, la felicità, l'amore, la libertà, il dolore e la rinascita.
Vi accompagnerò in un percorso introspettivo per riscoprire la vostra vera essenza.
Perché la vita è un dono prezioso e va vissuta con consapevolezza.
Scegliete il libro che risuona in voi e fatevi un regalo.
Buona lettura!

9 commenti

paolo 17 Febbraio 2023 - 8:51

Sono dove vorrei essere? No. Una sensazione che si è protratta per tutta la vita e neppure solo nella mente ma nel cuore, fino a sentirmi estraneo non solo a una società che ancora oggi non capisco ma alla stessa famiglia di origine. Come può un bambino capire le ipocrisie, le menzogne, la violenza. Certo, per i miei genitori è stato ugualmente difficile tirare su un figlio che parla poco, introverso, chiuso, quasi autistico e quando parla ha verità taglienti più di un foglio di carta, che di notte parla lingue sconosciute, che volava, che a due anni ha smesso di mangiare, che disegnava troppo bene per la sua età, che non ricordava i numeri ma aveva una buona memoria fotografica, che pensava in modo adulto e aveva sempre amici più adulti di lui. È stato difficile per loro, è stato difficile per me. Decisi da giovanissimo che ovunque fossi stato non avrei fatto gli stessi loro errori e ho passato una vita a cercare risposte e a curare il mio corpo, o forse meglio, il mio spirito. La vita è strana, quando smetti di porti una domanda ecco che arriva la risposta, ma guai a te se non ti poni quella domanda. La vita è strana, quando scopri che i sogni sono la realtà e la realtà è un incubo, è naturale voler essere da qualche altra parte. Nonostante tutto, sono qui e sono qui per determinati motivi, c’è voluta una vita per capirlo ma, alla fine, l’ho capito. Ho svolto fuori e dentro di me quanto dovevo fare e posso dire in tutta franchezza che sono lì dove dovevo essere. A volte sei all’inferno non per colpe ma per aiutare, di quell’aiuto invisibile, non tangibile, miracoloso un altro te stesso. Ora, però, mi sento come quel soldato ferito e lacero che ha vissuto sulle proprie spalle una lunga guerra e non vede l’ora di tornare a casa, a Casa, per poter riabbracciare i suoi cari, i suoi simili. Anche qui una sola frase riecheggia nell’interiore: porta pazienza ancora un po’. Sì, perché la vita è una lunga collana di perle di pazienza che se fossimo in grado di comprendere molte cose non le faremmo.

Sono dove vorrei essere? Si. Perché una cosa è quella che noi vogliamo e un’altra è quella che vuole la nostra anima. Perché il nostro destino si costruisce nel presente attraverso gli errori creati nel passato. Poi, quando gli errori diminuiscono, si vive per gli altri. Perché la vita è meravigliosa se sappiamo andare oltre le apparenze, oltre le stupide strutture limitate della mente, anche quando veniamo investiti dall’auto in velocità di una persona senza coscienza. Anche quando il mondo è impazzito e vuole la tua morte. Perché in realtà tu sai, perché la tua non è fede ma esperienza, perché il legame con la parte più profonda è vivo, ancor più vivo quando sai ascoltare dentro. Certo, non è facile, ciò che la mente percepisce della realtà stride in modo acuto con quanto senti dentro ma è proprio nell’attesa sospesa tra un respiro e l’altro che un senso di calma ti permette di andare oltre e si può avere ancora un po’ di pazienza. Sì, ancora una perla di pazienza. Ancora una possibilità che questa realtà, questo mondo, questa società possa trovare il giusto posto. Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli e, anche, ai nostri non figli, perché siamo tutti collegati e abbiamo la responsabilità anche dei figli degli altri.

Uno spaccato di vita, di crescita, di consapevolezza. Come molti dicono: non demordere, tieni duro, fino all’ultimo respiro, all’ultima perla. Perché quella collana sarà l’unica cosa di bello che potrai portarti via. Un caro abbraccio, rivoluzionario in questi tempi, a tutti i lettori e grazie per la lettura.

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Tragicomico 17 Febbraio 2023 - 17:07

Grazie a te Paolo, per questa lettura autobiografica che suona quasi come un testamento spirituale. Condivido quanto asserisci, nessuno nasce e cresce sulla strada giusta, vuoi perché la società, con le sue contaminazioni, confonde le acque e vuoi perché i retaggi culturali, come i residui karmici, hanno un peso non indifferente su di noi. Ma la domanda va fatta, va posta. La domanda è un seme, poi sta a noi offrire a quel seme il terreno giusto affinché possa attecchire e le giuste condizioni affinché possa germogliare. La domanda porta già con sé l’albero della vita, il resto tocca a noi, tocca a noi fermarci, fare il punto della situazione e prendere consapevolezza del nostro vissuto, delle nostre vocazioni, delle nostre cadute. Le redini della nostra vita sono lì che ci aspettano, non è mai troppo tardi per agguantarle e dare una sterzata alla propria esistenza, oppure per continuare sul sentiero già tracciato. L’importante che si tratti di una scelta nostra, consapevole, voluta.

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Fabrizio Mauro 20 Febbraio 2023 - 21:50

Ciao Ivan, sono davvero dove vorrei essere? Bella domanda di cui non mi sono mai posto in tutta sincerità, finché non ho letto il tuo articolo. Con tutta l’onesta intellettuale possibile, al mattino comincerò farmi questa domanda, e penso che mi aiuterà a ritrovare una parte di me che non conoscevo. Come dice Vito Mancuso, non c’è senso senza consenso.

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Tragicomico 21 Febbraio 2023 - 21:57

Sono felice di essere stato promotore per questa tua riflessione esistenziale che sorgerà in te e con te al mattino. Una domanda che da sola spalanca una consapevolezza che lentamente diventerà la roccia sulla quale edificare la propria esistenza.

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Eleonora 27 Febbraio 2023 - 10:32

Caro Ivan,
la domanda è davvero scomoda. E’ una palla infuocata che solo poche persone riescono a tenere tra le mani e trattenere a costo di bruciarsi. Vuol dire essere onesti con se stessi e con ciò che ci circonda. E aggiungerei, anche, a chi ci circonda. Possiamo partire anche dai rapporti di “amicizia” che ci portiamo avanti da anni, magari per abitudine, con l’inconveniente che chi si pone la domanda infuocata, si perde, va indietro poi avanti, oscilla e si pone dubbi, per crescere. E quell’amicizia non capisce, rimane dov’è con le sue certezze, le sue logiche, la sua banale razionalità, le sue frasette “tuttobene”, in cui l’unica risposta a un tuo malessere, a una tua emozione che fa capolino, a una tragedia della vita, è un’altra domanda/risposta irritante “E che vuoi fare?”. Tutto qui?? Dopo anni di amicizia, tutto qui? Se il “dove” è fatto di persone, come i luoghi che frequentiamo, allora la domanda “Sono dove vorrei essere” è più ampia e ancora più scomoda. Col tempo, con la consapevolezza si trovano risposte sincere dentro di sè che non possono e non devono più trattenerci in superfici opprimenti e stagnanti. Tutto può diventare occasione di risveglio e trampolino di scelta.

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Tragicomico 27 Febbraio 2023 - 15:20

Ciao Eleonora, sì il “dove” implica anche “con chi”, visto che per natura siamo anima sociali e l’impulso a interagire non può essere castrato per sempre. Mi piace la tua metafora della palla infuocata, la domanda è scomoda ma come ripeto spesso, ciò che è scomodo nasconde sempre una grande opportunità al suo interno. La vita non è una passeggiata, questo lo sappiamo da millenni, ma allo stesso tempo sappiamo che siamo qui per una ragione che non è soltanto la mera sopravvivenza. C’è qualcosa in più e quel qualcosa in più va cercato, coltivato e raccolto, prima che sia troppo tardi.
Un abbraccio

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Stefania 2 Ottobre 2023 - 19:01

La risposta a questa domanda è: CHE MI PIACCIA O NO, SONO ESATTAMENTE DOVE DEVO ESSERE, perché, come tanti anni fa mi è stato scritto che, per tutti, il cambiamento è legato all’Evoluzione, quindi, non c’è alcuno sbaglio, il mio essere dove sono, è dato dal mio stato Evolutivo, Coscienza e Consapevolezza è qui che mi hanno portato, perché qui c’è qualcosa che devo ” dare ” o ” ricevere ” in termini di apprendimento, siamo tutti maestri e tutti studenti e dato sappiamo che il ” caso ” non esiste, in qualsiasi ” dove ” io mi possa trovare è certamente il mio ” posto giusto” in quel dato momento, fase, periodo.

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Tragicomico 3 Ottobre 2023 - 17:24

Ciao Stefania, la tua risposta è condivisibile e fa parte del tuo percorso di vita, per come hai scelto di impostarlo. A mio avviso quel “devo” impatta con il concetto di libero arbitrio, ovvero a mio avviso non c’è una sola direzione possibile, ma più direzioni possibili che variano in base a quelle che sono le nostre scelte di vita. A volte queste scelte ci allontanano dal percorso scelto e allora subentra la sofferenza ed ecco l’importanza della domanda in questione, perché ti permette di realizzare se sei o meno sul percorso che ti offre un qualcosa in termini evolutivi, oppure se ti trovi su di una strada senza via d’uscita.

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Stefania 7 Ottobre 2023 - 20:50

Forse hai frainteso il mio messaggio.
Qui nn si tratta del ” mio percorso “, ma funziona così x tutti e nn mi sto arrogando questo diritto, riporto semplicemente ciò che mi è stato detto tanti anni fa.
Da poco mi sono ritrovata a leggere un vecchio libro di Lise Bourbeau, molto interessante ed esplicativo.
” Sono Dio caspita…e lo sei anche tu! ”
Ma so che ultimamente è stato ristampato con un titolo diverso.
“Alla scoperta della nostra dimensione divina”

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