Resilienza Emotiva E Attenzione Focalizzata

Tragicomico
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Resilienza emotiva e attenzione focalizzata sono due fattori imprescindibili per uscire dalla tempesta emotiva che come un vortice oscura tutto quello che hai attorno. Nel pieno della bufera, si sa, rischi di perdere il senso dell’orientamento, la vista non è chiara, insorge la paura. È arte da guerrieri avere una buona dose di resilienza e di attenzione focalizzata nell’istante in cui si presenta un momento di grande turbamento. Perché una volta fuori da quella tempesta, non sarai più lo stesso che vi è entrato. O ne uscirai indebolito, stanco, esausto, come accade alla maggior parte delle persone che si fa trovare impreparata, oppure hai la possibilità di uscirne fortificato e sfruttare a tuo vantaggio un’avversità che ti avrà reso più forte e consapevole.

Le tempeste emotive portano il nome di: rabbia, rancore, odio, paura, tristezza, ansia, gelosia, desiderio di vendetta, angoscia, imbarazzo. Ovviamente si tratta di emozioni a carattere negativo, non perché siano sbagliate (tutto ha senso di esistere) ma perché non portano giovamento, crescita, sviluppo. In altre parole, ci rendono incompleti. Ci privano delle emozioni positive quali: amore, allegria, generosità, libertà, piacere, pienezza, fiducia, sollievo, felicità.

Ho voluto paragonare le emozioni negative ad una tempesta perché la loro forza è molto simile. Tendono ad oscurare la luce che c’è in noi. La nostra ragione. Un’espressione tipica in questi casi è “perdere il lume della ragione” e avviene di sovente durante le tempeste. Perdiamo le nostre capacità mentali e restiamo in balia di questo vortice emotivo che ci rende irriconoscibili.

Possedere una capacità di resilienza emotiva e di attenzione focalizzata è l’unico modo che abbiamo – a meno che tu non sia un mistico illuminato – per venirne fuori fortificati. Ma cosa sono la resilienza e l’attenzione focalizzata?

In meccanica il concetto di resilienza rappresenta la capacità di un metallo di assorbire energia di deformazione elastica insieme alla sua capacità di ritornare nella sua forma originaria, non appena cessa la forza che lo aveva deformato.

Dal punto di vista psicologico invece, possiamo definire la resilienza come l’attitudine a far fronte in maniera positiva a eventi di avversità, persino traumatici. Ovvero la capacità di riorganizzare con positività la propria vita dopo un momento di difficoltà. Ricostruire, ripartire, rimanendo sensibili alle opportunità che la vita offre.

Mentre l’attenzione focalizzata, molto più letterale (ma non per questo più semplice) consiste nel focalizzare tutta la propria attenzione su di un determinato aspetto, senza fretta, senza distrazioni. Il vocabolo attenzione infatti, proviene dal latino “attentio”, con il significato verbale di attendere. Non nel senso di aspettare, ma in quello di applicarsi a fare qualcosa, di svolgere un compito, focalizzandosi su di esso. Attendere che la tempesta passi.

E ora veniamo al punto cruciale. Molti credono che dinanzi ad una tempesta emotiva l’unica cosa da fare sia rinnegare quella stessa emozione che travolge tutto l’essere. Niente di più sbagliato, perché come ho già scritto prima, le emozioni hanno senso di esistere, sono indicatori molto importanti. E fino ad un certo grado di sviluppo della coscienza non è possibile non provare emozioni negative. È una strada impraticabile quella della negazione.

Quello che invece è importante, è attivare la propria resilienza emotiva. Diventare come un materiale altamente resiliente, in modo da tornare velocemente e integralmente al nostro stato originario. È una prima fase “meccanica”, la resilienza emotiva non porta crescita, ma evita la sofferenza. Perché è la sofferenza a tenerti ingabbiato, a farti rivivere continuamente quel vortice di cui hai la nausea.

Ci autoidentifichiamo con le etichette che ci siamo (o che ci hanno) appiccicato addosso
e continuiamo a ribadirle giorno dopo giorno, a rinforzarle fino a renderle eterne,
vincolando ad esse la nostra vita e i nostri margini di libertà.
(Dal mio libroLa cattiva abitudine di essere infelici“)

Scommetto che sei stanco di rivivere sempre il tuo passato, i tuoi tormenti, anziché sperimentare un presente vivo dove costruire un futuro possibile. Bisogna quindi sfruttare le ripetizioni di questi disagi emotivi a proprio vantaggio in maniera cosciente, con lo scopo di liberarci dal continuo loop dell’“eterno ritorno”. E qui subentra in gioco l’attenzione focalizzata.

L’attenzione focalizzata insieme alla resilienza emotiva ci offrono la possibilità di portare tutta l’attenzione sul disagio interiore. Guardandolo in faccia. Spogliandolo della sua veste morale (giusto/sbagliato). E, cosa fondamentale, iniziare a vedere e sentire quell’emozione negativa unicamente per ciò che è: un evento fisico-elettrico. Sì, esatto, fisico-elettrico. Le emozioni rappresentano il ponte che permette ai processi razionali di interagire con quelli non razionali delle strutture subcorticali.

Solo allora arriverai alla conclusione che dinanzi ad un fenomeno simile è normale provare dolore, nel caso di un’emozione negativa, ma non lo è provare sofferenza. Il dolore è dovuto ad una “scarica elettrica”, mentre la sofferenza è il rifiuto dell’evento legato a quella scarica elettrica. Riesci a “percepire” la differenza?

E allora, come un metallo resiliente si lascia deformare per poi tornare al suo stato originario, allo stesso modo noi dobbiamo avere il coraggio di non opporre resistenza al dolore emotivo. Sperimentiamolo senza paura. Jung lo scrisse a chiare lettere: “Quello a cui opponi resistenza persiste“. E per la legge di analogia, questo vale per il mondo lì fuori, come per quello che hai dentro di te.

Il guerriero non ha paura della tempesta e la vive fino in fondo, consapevole che in quel momento nulla può, se non vivere il momento senza sofferenza, senza giudizio. Del resto, come fai a fermare una tempesta? Allo stesso modo noi dobbiamo essere consapevoli della nostra tempesta emotiva, senza farci distrarre da tutti coloro che hanno “sempre qualcosa da dire” al riguardo. In fondo, si tratta delle NOSTRE emozioni, dei nostri dolori, del nostro destino. E soprattutto, della nostra liberazione.

Non ha senso incolpare qualcuno o la vita per quello che stiamo vivendo. Mentre ha senso focalizzare la nostra attenzione su ciò che proviamo all’interno. Questo deve essere il nostro compito. Evitiamo di catalogare tutto in bello e brutto e abituiamoci a vedere determinate situazioni, che siano rabbia o gioia, gelosia o eccitazione sessuale, in impulsi fisico-elettrici o chimico-elettrici. La nostra sostanza non è fatta di giudizi o di opinioni. Voler interpretare tutto in chiave psicologica potrebbe rivelarsi più dannoso che utile. Perché la psicologia non sempre può correggere una distorsione in un campo elettrico. Che è diverso dall’elaborare un licenziamento o un divorzio.

Il traguardo finale deve essere quello di raggiungere la resilienza emotiva massima, in modo da non vivere con disagio le prossime tempeste che si presenteranno. Perché arriveranno. Per te, per me, per noi tutti. Bisogna essere capaci di spogliare fenomeni fisici-elettrici dall’aspetto della sofferenza. La sofferenza è un peso che ci trasciniamo ma di cui non abbiamo alcun bisogno. Perché chi impara a focalizzare la propria attenzione sul dolore lo vive, la guarda in faccia e ne scopre la vera natura. Che non è sofferenza. Ma energia. Un’energia che, passata la tempesta, si trova a nostra disposizione. Abbiamo compiuto una trasmutazione magico-alchemica e ora possiamo indirizzare questa energia per scopi molto più nobili. Ma questa, è un’altra storia…

Tragicomico

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6 commenti

Calogero Macaluso 16 Novembre 2019 - 8:26

Grazie per il tuo scritto. Avanti così. Un abbraccio.

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Tragicomico 16 Novembre 2019 - 9:31

Grazie a te Calogero, per essere passato a leggermi. Buona giornata!

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CRISTIAN 5 Dicembre 2019 - 19:46

WOW!!!!!!
DA LEGGERE TUTTO D’ UN FIATO, MA USARE TUTTA UNA VITA PER APPLICARLO.
BRAVISSIMO

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Tragicomico 5 Dicembre 2019 - 22:24

Grazie Cristian, felice di esserti stato utile. Però mi raccomando, non metterci una vita per applicarlo, ma applica la resilienza emotiva e l’attenzione focalizzata alla tua vita 😉

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Leo 17 Dicembre 2019 - 13:49

Facile a scriversi…

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Tragicomico 17 Dicembre 2019 - 17:26

Vero! Ma non è “non scrivendo” che si migliora. Scrivere serve per portare alla riflessione, e la riflessione il più delle volte conduce all’azione. Non bisognerebbe mai sottovalutare il lavoro altrui, soprattutto quando si tratta di un impegno disinteressato.

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