Manipolazione Mentale: Schermi E Pensieri Sono Diventati La Stessa Cosa

Tragicomico
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Fin dagli albori della civiltà, la manipolazione mentale si è basata sull’arte di portare un individuo a percepire come proprio un pensiero eterodiretto.
Ma instillare un’idea nella mente di qualcuno non è sufficiente per ottenere il controllo dell’altrui personalità. Occorre un secondo passaggio che prevede che il soggetto da manipolare ritenga propria l’idea che altri hanno introdotto nella sua mente.
Tutte le volte in cui un essere umano viene manipolato da qualcuno o da qualcosa, comincia a pensare, agire e parlare in base a schemi mentali ben precisi, che lo portano ad aderire entusiasticamente verso un sistema di pensiero che, in base ai più svariati artifici, gli appare come prodotto dalla sua stessa mente.

Nel corso dei secoli, la propaganda – politica, religiosa e sociale – si è nutrita dell’umana debolezza per instillare nella mente di cittadini le più disparate idee e per conferire loro un vigore tale da generare interi eserciti di automi ben disposti a morire o, peggio ancora, a uccidere in nome di un’idea che qualcuno aveva inoculato nel loro cervello, come un germe destinato a crescere fino a prendere possesso dell’intero organismo.

«Ogni giorno esistono centinaia di esseri umani che, abbindolati dai mezzi di comunicazione,
darebbero persino la vita per gli stessi uomini che li sfruttano da generazioni.»
(Friedrich Engels – “La scienza sovvertita del signor Eugen Dühring“)

Tanto l’agente di polizia sovietico che denunciava il suo vicino di casa, affinché venisse deportato in Siberia, quanto il fervente nazionalsocialista che escludeva dal novero delle sue frequentazioni l’amico ebreo di una vita, erano convinti, in cuor loro, che le loro decisioni si basassero su un pensiero prodotto dalla loro stessa mente, al quale non potevano sottrarsi, proprio perché autoctono.
Individui manipolati al punto da credere di aver partorito loro stessi quella convinzione che, in realtà, proveniva da altri fonti e che aveva fatto capolino nella loro coscienza come un virus.

E la nascita di una società fortemente digitalizzata non ha fatto altro che accelerare il processo, andando ad abbattere le resistenze che la mente generava di fronte a un’idea sgradita. I moderni schemi legati alla propaganda e alla manipolazione mentale, devono il loro successo al fatto di basarsi su di un sistema di input squisitamente visivo e semplificato, che riesce ad introdursi nella mente aggirando ogni difesa in breve tempo.
Accendiamo uno schermo al mattino, ci fermiamo davanti a un’idea ben confezionata (grazie ad immagini, video o a semplici giri di parole), la accettiamo senza riflettere e cominciamo a diffonderla per il mondo come se fossimo stati noi stessi a partorirla.

Giusto per fare un esempio: nel corso degli ultimi anni, fra emergenze sanitarie, situazioni di lockdown e campagne vaccinali, un cittadino accendeva il suo smartphone, faceva accesso ai suoi canali social e vedeva un grafico che indicava valori “emergenziali” e “allarmanti” su larga scala.
Il cittadino in questione non sa nulla di quel grafico, non su quali basi è stato redatto, da chi è stato fatto e perché. Non ha nemmeno la più pallida idea di quali spiegazioni il grafico possa avere.
Il grafico può voler dire tutto o nulla, ma il cittadino ha già deciso: ciò che quel grafico riporta, insieme ai numeri che si porta appresso, è verità, e questa conclusione, priva di reale fondamento, diventa immediatamente un pensiero talmente forte da venire percepito come autoctono.

«“L’ho letto su Facebook” è il nuovo “l’ha detto la televisione”.»
(Luigi Di Gregorio – “Demopatìa“)

Siamo immersi in un autentico “TrumanShow”, dove i fondamentali del pensiero logico classico sono stati e vengono quotidianamente sgretolati da quei concetti definiti da Orwell in “1984” come neolingua e bispensiero.
Questa manipolazione mentale in atto possiede vita facile grazie alla confusione determinata, e volutamente indotta, dal sovraccarico informativo onnipresente in tutte le case. Viviamo in una gigante finestra di Overton all’interno della quale è un continuo susseguirsi di nuove finestre, così che l’inaccettabile possa diventare accettabile, o addirittura conforme e legalizzato.

Se accetto “la finestra” di una sconosciuta “malattia X” che ci dicono che sicuramente ci sarà, e che sarà 20 volte più letale del Covid, non 3, non 7, ma esattamente 20 e non mi pongo qualche domanda, allora c’è un problema.
Se accetto di firmare un consenso laddove la legge prevede un obbligo, e non mi pongo qualche domanda, allora c’è un problema. E si potrebbe continuare con parecchie altre situazioni.
Pertanto, se le masse non si fanno domande su eventi così eclatanti significa che c’è stata ed è in atto una riprogrammazione nel modo di ragionare che ha poco a che fare con l’opinione che si ha nel merito e ha molto a che vedere con la manipolazione mentale.

Il passo successivo porta il cittadino a scagliarsi in crociate contro chi si trova dall’altra parte della barricata. Egli infatti crede di sapere e di pensare con la propria testa, pertanto chi non si adegua alla sua visione del mondo diventa un nemico da sconfiggere a qualunque costo.
In realtà, il cittadino dell’esempio non ha capito nulla, né tantomeno ha prodotto un pensiero degno di tal nome, è semplicemente saltato a quelle conclusioni affrettate che, chi ha creato e diffuso quel grafico, voleva generare.
La manipolazione su internet è rapidissima ed efficacissima, perché elimina tutti i passaggi dialettici sfruttati dalla propaganda classica.

Se il tedesco medio negli anni ‘30 del secolo scorso, o il sovietico di inizio anni ‘20, prima di aderire ad un’idea entusiasticamente, dovevano almeno prendersi la briga di leggere qualche libro – ed erano dei mattoni allucinanti, oggi basta un grafico, un meme o un breve video per generare orde di nuovi crociati, detentori di chissà quale verità assoluta ed auto-evidente.
Questo accade perché abbiamo delegato la nostra facoltà di pensiero a uno schermo. Tutto ciò che viene postato sui social networks, diffuso a mezzo televisivo o mostrato in un breve video su internet ci appare talmente evidente da tramutarsi in un pensiero, il nostro pensiero, che siamo chiamati a difendere con ogni mezzo possibile.
Vediamo un hashtag che produce un bel suono nella nostra mente, lo rilanciamo e immediatamente lo slogan diventa nostro, ci sentiamo parte di qualcosa di più grande di noi e partecipi della creazione di verità inconfutabili.

«Abbiamo rinunciato alla nostra autonomia e siamo divenuti schiavi di un sistema che non tolleriamo,
contro cui inveiamo notte e giorno, senza renderci conto che ci siamo scavati la fossa con le nostre stesse mani.
Ma non dimentichiamocelo: non esiste un padrone senza che ci sia anche una vittima,
e noi per fare le vittime siamo davvero dei talenti nati.
»
(Dal mio libroLiberi Dentro, Liberi Fuori”)

Gli schermi ci possiedono, ci distraggono, ci manipolano, alterano le nostre facoltà percettive e ci rendono schiavi di coloro che conoscono alla perfezione l’arte della manipolazione mentale per tramutarci in automi senza cervello.
Eppure, per quanto ci rendiamo razionalmente conto che, dentro di noi un processo manipolativo è costantemente in atto, non riusciamo a staccarci, perché la dialettica schermo-pensiero ci ancora ai suoi meccanismi e ci rende dipendenti da quei piccoli strumenti che ci fanno sentire importanti, come se stessimo realmente pensando qualcosa di valido.
Grazie a una serie di input immediati, gli schermi ci assorbono rapidamente in un vortice di (non) pensieri che ci gratifica e ci fa sentire importanti, come se il ripetere pedestremente le “verità” contenute in un reel virale o in un meme ci trasformasse in filosofi.

L’unico modo per uscire dal circolo della manipolazione mentale perenne è quello di ribaltare il rapporto di passività che ci lega all’oggetto del nostro dominio e di spezzare l’equazione schermo=pensiero. Il fatto che qualcosa possa venire fruito attraverso un dispositivo elettronico non lo rende immediatamente vero: esattamente come ci fermeremmo a riflettere sulle tesi presenti nel “Mein Kampf” o ne “Il Capitale”, mettendole in relazione con le evidenze storiche ed antropologiche a nostra disposizione, allo stesso modo occorre soppesare tutto quanto viene mostrato attraverso il filtro di uno schermo, anche se, a primo acchito, può assumere le sembianze di un pensiero irresistibile.
Sarebbe utile, inoltre, limitare la presenza degli schermi nelle nostre vite, proprio per evitare che il morbo della manipolazione si insinui dentro di noi, facendo razzia della nostra capacità di pensare in modo autonomo e di dubitare.

«Dubitare è una funzione essenziale del pensiero; il dubbio è il fondo della nostra cultura.
Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l’aria ai nostri polmoni.»
(Tiziano Terzani – “Lettere contro la guerra”)

La quantità di tempo che trascorriamo davanti agli schermi risulta spesso determinante per il mantenimento delle nostre facoltà cognitive e percettive, dal momento che una sessione di navigazione interminabile avrà come conseguenza la genesi di fattori emotivi, legati alla stanchezza e allo stress, che minerà alle basi la nostra facoltà di dubitare di ciò che ci viene proposto.
Essere attivi e non più passivi di fronte agli schermi, rappresenta oggi forse la più grande sfida per il genere umano moderna e per la sua capacità di liberarsi da quella manipolazione mentale che ha luogo da quando esiste la civiltà.
La possibilità di informarci su ciò che accade nel mondo è uno degli strumenti più potenti che il genere umano abbia mai avuto a disposizione, ma è anche il mezzo che la propaganda usa per spingerci a rinunciare alle nostre facoltà cognitive.
Saremo liberi solo quando riusciremo a usare gli schermi con la dovuta parsimonia e a comprendere che ogni video, ogni hashtag e ogni meme che vediamo, rappresentano degli spunti sui quali riflettere e non dei pensieri auto-compiuti da ripetere all’infinito, nella triste illusione di aver creato qualcosa.

Tragicomico

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14 commenti

Rosa 31 Gennaio 2024 - 16:02

Leggo e penso: manipolazione mentale, è solo di questo periodo storico e sociale? Certamente tra social, internet e stampa dove tutto viene amplificato è poi facile dedurre che il pensiero diventa unico contagiando come un virus intere masse. Ma… basta a volte girarsi indietro per accorgersi che la manipolazione del pensiero e quindi delle masse è sempre stata, e… basta a volte guardare avanti per accorgersi che, in un panorama arido e desolante vi sono “germogli” che crescono e sono loro che, nel tempo, faranno la differenza. Questa la mia opinione se non certezza, e se seguo con interesse questo sito un motivo ci sarà. Grazie Ivan.

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Tragicomico 31 Gennaio 2024 - 19:49

Ciao Rosa, nel primo rigo dell’articolo “Fin dagli albori della civiltà, la manipolazione mentale si è basata sull’arte di…” c’è la premessa al fatto che la manipolazione mentale è sempre esistita, almeno da quando c’è la civiltà.
Soltanto che adesso trovo che sia sempre più subdola e, soprattutto, immediata.
Quindi sì, la tua certezza la condivido, ma ho preferito fotografare i tempi moderni.
Grazie per avermi letto e per seguirmi con tanto interesse. Un abbraccio

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Roberto 1 Febbraio 2024 - 7:28

Bravo, porre oggi questo tema è fondamentale per la nostra esistenza pacifica e per il mantenimento della democrazia. Da quando sono le masse che determinano il potere, con il loro voto, la manipolazione mentale è l’obiettivo prioritario di coloro che vogliono gestire questo potere. Ora diventa importante capire cosa e vero e cosa no. Anche informarsi, al mondo di oggi, diventa difficile perché, essendo internet lo strumento più immediato per approfondire la grande quantità di informazioni che gli schermi ci propongono, occorre fare una approfondita analisi delle informazioni trovate per capire quelle vere. Comunque è certo che bisogna sempre affidarsi a qualche fonte di informazione trovata su internet pensando che quella sia più affidabile di altre. E’ sempre l’informazione trovata sullo schermo che ci fa approfondire la notizia per capire se è vara o falsa. Ci sono anche i libri ma anche questi sono scritti da qualcuno ed anche in questo caso occorre fidarsi di chi lo ha scritto. Potremmo essere artefici di qualche verità, constatata direttamente da noi, ma il più delle volte sono altri che l’hanno vissuta e riportata come verità. Non è facile capire se la notizia approfondita, e non vissuta direttamente, sia vera o no e questo dipende dalla “fonte” dove l’abbiamo approfondita (non possiamo vivere direttamente tutte le situazioni per poter certificare la verità). Penso che la cosa importante, su qualsiasi verità “acquisita” e successivamente approfondita con i mezzi che oggi abbiamo a disposizione, sia mantenere sempre una piccola quantità di dubbio, non ritenerla mai assoluta e soprattutto verificarla continuamente con ulteriori elementi che possono emergere in futuro. E questo vale soprattutto nel momento delle campagne elettorali: votare qualcuno vuol dire che questo in quel momento è quello che ci ha ispirato la sua fiducia, ma non vuol dire che questa fiducia è per sempre. Se sopraggiungono nuovi elementi, negativi, dobbiamo avere l’umiltà di capire di aver sbagliato e correggere la fiducia data precedentemente. Molto spesso i detentori del potere fanno leva sulla affidabilità delle persone che lo hanno eletto invece che sui fatti da lui prodotti e che lo hanno portato ad acquisire la fiducia dell’elettore. La verifica continua dei suoi comportamenti e dei fatti che lui determinati è la manifestazione della nostra libertà di pensiero e di scelta. Mi è venuto così, Saluti.

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Tragicomico 1 Febbraio 2024 - 9:13

Grazie Roberto per essere passato da qui e per aver lasciato un commento.
Sono d’accordo con buona parte del tuo ragionamento, sul discorso in merito alla “Democrazia” c’è da dire che la manipolazione mentale esisteva ed esiste tutt’ora anche lì dove la democrazia semplicemente non esiste. Quest’ultima ha sicuramente incentivato e accelerato, come dici tu, la corsa alla manipolazione. Ma non ne farei un discorso prettamente politico. Le sfaccettature sono tante, soprattutto economiche, ma anche religiose. La storia in merito ha veramente tanto da raccontare.
A mio avviso internet rimane uno strumento valido se usato con parsimonia e mio avviso la linea da seguire è semplice: informarsi di meno, informarsi meglio.
Troppe informazioni non ti rendono meno “schiavo”.
Ciò che non ti rende schiavo è avere le informazioni giuste e agire di conseguenza.
Un caro saluto.

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dav 1 Febbraio 2024 - 12:35

..già far credere che esista la “democrazia” (in italia, come nel mondo in cui viene, formalmente, dichiarato che esista; e.g. gli Usa), creando ed instillando, con la manipolazione mentale, la “idea di democrazia”, è una delle più grossolane manipolazioni (se non son bastati gli ultimi 4 anni per intuirlo!)

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Tragicomico 2 Febbraio 2024 - 0:01

Certo, possiamo chiamarla come vogliamo, fermo restando che la manipolazione è avvenuta in democrazia ma anche senza democrazia. Non è la forma che manipola, ma la sostanza.

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Mauro Fabrizio 1 Febbraio 2024 - 15:22

Ciao Ivan, come sempre seguo con molto interesse i tuoi articoli, anche questo sulla manipolazione mentale non fa una piega. Ho scritto più volte che la strega cattiva nelle fiabe aveva lo specchio nero, in tempi moderni mi sembra che tra device e televiosori lo specchio nero sia in mano a molte persone (anche ai bambini con danni irreversibili) che non vogliono farsi domande, ma vivere di opinioni, è molto più facile avere tutto pronto e preconfezionato per non essere un essere pensante, ed è quello che vuole il sistema. Non esiste più il pensiero critico, tutti seguono le masse e con la finestra di Overton che fa accettare le cose più inaccettabile a piccole dosi perché non si fanno domande. Tiziano Terzani diceva che la televisione è la scatola delle ILLUSIONI, e aveva ragione perché gli schermi in tempi moderni hanno un potere ipnotico sulla popolazione e per questo le persone non si fanno domande, vivono un mondo finto, un mondo tossico e nocivo e pochi se ne accorgono. Buona vita a tutti.

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Tragicomico 2 Febbraio 2024 - 0:06

Eh già, è un mondo fittizio destinato a implodere prima o poi, mostrando a tutti il Grande Nulla che vi è dietro. Perché non stiamo più costruendo nulla, non c’è evoluzione, in nessun settore, soltanto “progresso”, ma non è certo la stessa cosa. Sempre più apparenza, per nascondere la grande carenza di essenza. E le case sono l’emblema di questo deficit: tutte piene di strumentazione tecnologiche, con apparati innovativi e connessi, ma poi manca la socialità, l’armonia, manca ciò che conta davvero.
Grazie Fabrizio.

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Gianluca 1 Febbraio 2024 - 16:39

Sono d’accordo Ivan , l’eccessiva informazione può essere negativa quanto la disinformazione . Terzani ha ragione , è giusto che i dubbi siano più numerosi delle certezze , penso siano fondamentali per migliorarci interiormente , come il riconoscere gli errori . Talvolta anche il sentire senza sapere può aiutarci a evitare manipolazioni mentali , è un istinto speciale e forse avrà sempre origini per noi misteriose , come ad esempio la nascita della Terra , ma qui andrei fuori argomento credo .

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Tragicomico 2 Febbraio 2024 - 0:10

Sì Gianluca, qui dobbiamo rallentare, è evidente a tutti, ma non lo si fa. Correre, essere sempre sul pezzo, essere connessi, operativi, è tutto unbailamme per non fare i conti con il fallimento, di aver fallito come società e come specie. E non ci sarebbe nulla di male ad ammetterlo, siamo ancora in tempo per ricominciare, per offrire questa grande opportunità alle nuove generazioni, ma ovviamente questo non è ciò che vuole chi tiri i fili del teatrino umano.
Un abbraccio

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Gianluca 3 Febbraio 2024 - 13:09

Sì , al contrario i potenti aggiungono problemi invece di provare a risolverli . Ammetto di avere rivisto alcuni miei pregiudizi passati su politica di destra e sinistra , ero manipolato , ingabbiato in schemi mentali , forse lo sono rimasto senza saperlo , ma oggi mi sento molto più aperto verso opinioni opposte alle mie . Un abbraccio a te

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Franca 2 Febbraio 2024 - 20:33

Buonasera Ivan, non guardo la televisione già da molto,non ho Facebook e molto altro(non mi interessano).
Ma pur usando poco la tecnologia(in passato di più) mi sono resa conto di quanto sia facile farsi influenzare da qualsiasi cosa e da chiunque.
Ecco…la fiducia,come darla alla persona giusta? Solo l intuito(sperando che non sbagli)può aiutarci?
E le notizie? C’è da impazzire ad andare a verificare per i non addetti ai lavori!
E quindi?
Mi arrendo,da tempo scelgo persone e altro con cura e soprattutto quando non lavoro ho l orto da curare che mi rende di più di uno schermo.
Un saluto

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Tragicomico 4 Febbraio 2024 - 12:30

Ciao Franca, che bello l’orto, il prendersi cura di un piccolo appezzamento di terreno, produrre qualcosa seguendo i cicli naturali… da sempre mi piace vedere l’orto come un’autentica terapia, soprattutto per chi è assuefatto da una vita digitale e meccanica. Diventa una vera terapia di disintossicazione, un modo concreto per sperimentare le proprie conoscenze, muovere le mani, alzare gli occhi al cielo alla ricerca di pioggia e sole, c’è veramente tanto in un orto che viene a mancare nella vita di tutti i giorni, sempre più governata dai dispositivi, dalle notizie, da chi ti dice cosa fare, quando farlo e perché. In parole povere, l’orto è libertà e responsabilità, tocca a te, e in base a come lavorerai, raccoglierai o meno qualcosa. Nella peggiore delle ipotesi avrai comunque portato a casa un insegnamento.
Grazie per aver commentato, ti auguro una buona giornata!

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Franca 4 Febbraio 2024 - 15:10

Si,Ivan,l orto da veramente tanta soddisfazione. Non smetto di ringraziare i miei genitori (da anni non ci sono più,ed anch’io sono avanti con l età) per questo immenso regalo che mi hanno lasciato.
La fatica è ripagata dal raccolto,non abbondante ma sufficiente.
E poi le erbe officinali e i fiori,tutta terapia naturale.
Un abbraccio

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