Bolle Di Filtraggio (Filter Bubble): Prigionieri Dell’Informazione Su Misura

Tragicomico
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Le bolle di filtraggio, definite anche “filter bubble”, sono ecosistemi informativi personalizzati creati dagli algoritmi dei social media e dai motori di ricerca, i quali, analizzando le nostre ricerche, i nostri click e le preferenze online, ci forniscono contenuti sempre più in linea con le nostre idee e convinzioni. Un concetto che è stato battezzato dall’attivista online Eli Pariser nel suo libro “The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You”.
All’apparenza, queste bolle possono sembrare confortevoli, offrendoci un ambiente virtuale sicuro e privo di disaccordo, ma a ben guardare, celano insidie e rischi che possono minacciare la nostra capacità di discernimento, visto che ci troviamo circondati da informazioni che confermano le nostre idee, mentre quelle discordanti vengono filtrate e rese invisibili.

Non è più un mistero che i giganti del digitale filtrino le informazioni e i contenuti proposti agli utenti per renderli quanto più possibile personalizzati e in linea con i loro interessi individuali. Lo avrete notato anche voi, vero, durante le vostre sessioni di navigazione?
Da più parti e ripetutamente è stato sottolineato come ormai non esista un unico web uguale per tutti, ma bensì potenzialmente infinite versioni del web che corrispondono a gusti, opinioni e interessi dei singoli utenti.
L’utente si ritrova quindi rinchiuso in una bolla di conoscenze, ideologie e informazioni che limita la sua coscienza, la percezione della realtà e il pensiero critico. Inoltre, si riducono le occasioni di mettere in discussione le proprie convinzioni e di dialogare con chi ha opinioni diverse.

«Un mondo costruito su ciò che ci è familiare
è un mondo dove non c’è nulla da imparare
.»
(Eli Pariser –“The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You”)

Quali sono quindi i pericoli derivanti dalle bolle di filtraggio?
Il rischio, sempre più palese, è quello di diventare prigionieri dell’informazione su misura e di una forte riduzione del pensiero critico. Infatti, una volta circondati solo da opinioni simili alle nostre, diventiamo meno propensi a mettere in discussione le nostre convinzioni e ad analizzare criticamente le informazioni.
Ad esempio: Tizio e Caio sono due amici con interessi politici opposti. Entrambi leggono le notizie online, ma utilizzano diverse piattaforme. Tizio frequenta siti web di una fazione, mentre Caio preferisce quelli della fazione opposta.
Un giorno, entrambi leggono un articolo sulla stessa manifestazione politica.
Tizio trova solo articoli che criticano la manifestazione, descrivendola come un evento violento e organizzato da estremisti.
Caio legge solo articoli che elogiano la manifestazione, definendola una pacifica protesta per la democrazia.
Entrambi si convincono di avere ragione, ma la loro visione è distorta. Le bolle di filtraggio hanno impedito loro di vedere l’intera storia e di confrontarsi con opinioni diverse.
La personalizzazione automatica dei contenuti, basata su gusti e preferenze, rende infatti più difficoltoso l’accesso a informazioni diverse e contrastanti, creando una “echo chamber” dove senti solo la tua voce.

Così come diventa evidente il problema della polarizzazione: le bolle di filtraggio amplificano le divisioni sociali e alimentano la polarizzazione politica. Esposti solo a una ristretta gamma di opinioni, diventa più difficile comprendere e dialogare con chi ha punti di vista differenti.
Pertanto, uno dei rischi maggiori dettato dalle bolle di filtraggio è proprio quello di indurci a pensare che la nostra opinione sia condivisa da tutti, o quasi.
Senza contare che la questione delle filter bubble incentiva la disinformazione. La personalizzazione dei contenuti, infatti, facilita la diffusione di fake news e informazioni false, che vengono confermate all’interno della bolla e difficilmente contraddette.

«Non può esserci una società libera senza cittadini liberi.»
(Dal mio libroLiberi Dentro, Liberi Fuori”)

Uscire dalle bolle di filtraggio è fondamentale per contrastare i loro effetti negativi. La cosa più importante, tuttavia, è tenere sempre a mente l’esistenza di questi filtri durante la navigazione, in modo da esserne influenzati il meno possibile. Questa consapevolezza ci porterà a diversificare le nostre fonti di informazione.
È fondamentale, infatti, non affidarsi mai a un unico sito web o social network per le proprie notizie. Dobbiamo cercare informazioni da fonti diverse, con differenti punti di vista, per avere un quadro più completo della realtà.
In questo modo, usciremo in autonomia dalla nostra zona di comfort e metteremo in discussione le nostre convinzioni, imparando nuove cose.

Le nostre convinzioni, come abiti logori, possono limitare la nostra crescita. Pertanto, quando necessario, è importante lasciarle andare con umiltà e abbracciare il dubbio come un’opportunità per esplorare nuove prospettive. La verità non si trova mai in un algoritmo o in una singola fonte, ma nella sincera ricerca e nel confronto costruttivo. Esplorando diverse opinioni, vagliando le informazioni con discernimento e senso critico, possiamo avvicinarci a una comprensione più completa della realtà.

Oltrepassare le barriere informative non significa solo accrescere la nostra conoscenza, ma rappresenta un’occasione di crescita personale e collettiva. Un viaggio di scoperta che ci conduce ad abbracciare la complessità del mondo e ad accogliere la bellezza della diversità. In questo percorso, la tecnologia si trasforma da strumento di segregazione a mezzo di evoluzione.
La sfida è aperta: uscire dalle bolle di filtraggio diventa un impegno individuale e collettivo per la difesa della libertà di pensiero, per un’informazione più completa e per una società più coesa.

Tragicomico

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4 commenti

fabrizio mauro 13 Aprile 2024 - 11:47

Ciao Ivan, secondo il mio punto di vista le bolle di filtraggio oltre a creare una condizione di isolamento intellettuale dovuta all’impiego di algoritmi, sostanzialmente queste bolle sono un sistema di informazione creato dagli algoritmi, l’obiettivo è filtrare le informazioni per gli utenti (io lo chiamo controllo sociale) per poi mostrare loro quelle più in linea. Una volta le bolle di filtraggio erano più evidenti nei giornali cartacei con un orientamento ben preciso, oggi nel web questi sistemi sono meno chiari, in quanto gli algoritmi non sono visibili a occhio nudo, per cui molte persone non hanno consapevolezza che la loro esperienza sul web è limitata dagli algoritmi e inducono le persone a credere (credere è nemico di conoscere) che i loro interessi siano gli unici che esistono ed arroccarsi nelle loro idee, isolandosi da quelle nuove. Resto del parere che bisogna conoscere cosa sono e i loro effetti, pluralità di fonti, seguire idee molto diverse dalla propria ed in fine scambio di opinioni costruttive. Buona vita a tutti.

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Tragicomico 13 Aprile 2024 - 14:30

Caro Fabrizio, concordo pienamente con la tua analisi sulle bolle di filtraggio. Tuttavia, è importante sottolineare che non sono generate unicamente da algoritmi malintenzionati. A volte, nascono dalla nostra stessa inerzia nel cercare informazioni al di fuori della nostra comfort zone, da una pigrizia che ci rende vittime inconsapevoli di una visione limitata. Per questo motivo, nei miei scritti incoraggio sempre i lettori a ricercare attivamente informazioni e opinioni diverse dalle proprie, a confrontarsi con persone che hanno idee differenti e a utilizzare strumenti che permettono di esplorare molteplici punti di vista.
Oltre a quanto da te detto, aggiungerei che un pensiero critico è fondamentale per navigare nel mare di informazioni online. Dobbiamo imparare a valutare le fonti in modo indipendente, senza prendere per oro colato tutto ciò che leggiamo o vediamo.
Grazie ancora per il tuo prezioso commento.

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paolo 20 Aprile 2024 - 19:37

Prima delle bolle di filtraggio esistono le bolle che ci siamo costruiti fuori, non si vedono perché sono trasparenti, sono spesso flussi mentali ripetitivi e aggreganti, al pari di una capsula ci tengono chiusi nel mondo che desideriamo e crediamo come vero. Dialoghiamo con gli altri attraverso questa bolla che però altera la nostra visione, percezione e ascolto. Non è una bolla che ci hanno imposto come quella descritta e possiamo toccare, è una bolla che ci siamo costruiti nel corso della nostra vita. Però se siamo sufficientemente aperti è possibile vederla negli altri e se sospendiamo il giudizio, determinato spesso dalla nostra bolla, forse, percepiamo qualcosa della nostra. Nel ribollire della vita, della società, le bolle sono anche comunitarie, sociali, piccole e grandi e forse dovremo uscire non da una ma più bolle. Uscire, già. Far scoppiare la propria bolla non è semplice, è necessario un atto di grande coraggio, perché ciò che penetrerà nella bolla forse potrà anche non piacerci, tuttavia ci riporterà in vita.

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Tragicomico 21 Aprile 2024 - 23:43

Paolo, hai perfettamente ragione sul fatto che le bolle di filtraggio non siano nate con internet. Esistono da sempre, invisibili come l’aria che respiriamo, plasmate dalle nostre esperienze, convinzioni e preferenze. Sono come delle lenti colorate che distorcono la realtà, facendo sì che vediamo solo ciò che conferma la nostra visione del mondo. E hai fatto bene a sottolineare il fatto che queste bolle non sono solo individuali, ma anche collettive. Ci sono bolle di famiglia, di amici, di gruppi sociali, persino di intere nazioni! E proprio come le nostre bolle personali, anche queste bolle collettive possono essere confortevoli, ma allo stesso tempo limitanti.

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