L’Ignoranza Crea Illusione E Divisione (Divide Et Impera)

Tragicomico
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Che cosa divide realmente noi esseri umani gli uni dagli altri? Nulla, a parte l’ignoranza che dà vita all’illusione che a sua volta crea divisione. “Divide et impera” dicevano gli antichi saggi latini. Dividi il popolo e lo dominerai.
Dobbiamo chiederci, infatti, come mai dopo migliaia di anni della cosiddetta cultura e civiltà, il genere umano resti ancora brutalmente diviso nella differenza ideologica tra bianchi e neri, patrizi e plebei, cristiani e musulmani, russi e americani, sovranisti e populisti… cos’è che ci divide in realtà? Il maggior ostacolo verso la creazione di un unico mondo di fratellanza universale è rappresentato dalla tendenza che l’uomo ha di identificarsi con coloro che gli sembrano simili a lui. Tutto questo ha portato inevitabilmente il genere umano a suddividersi in un considerevole numero di gruppi di appartenenza. Che siano religiosi, nazionali, etnici, linguistici, politici e ideologici, poco cambia.

Ciascuno di questi gruppi vive in antagonismo con gli altri gruppi o sottogruppi di appartenenza, proprio perché ha un proprio interesse da salvaguardare. Il desiderio del singolo essere umano di appartenere ad un gruppo, nasce dal senso di sicurezza che quella stessa appartenenza gli fa provare. Ma paradossalmente proprio questa divisione tra gruppi ha generato una grandissima mancanza di fiducia nel prossimo, nel connazionale, nell’altro, in chi ha un colore della pelle diverso, religioni diverse, ideologie diverse, orientamenti sessuali diversi. La diversità è diventata un nemico!
Sfiducia che si trasforma presto in insicurezza che a sua volta sfocia nel mondo materico attraverso guerre, tumulti, rivalità e competizioni. Gli uni contro gli altri, divisi. Divide et impera, appunto.

Divide et impera, dicevano i latini. Accendi gli animi, fomenta le discordie,
dividi il popolo e riuscirai a dominarlo.
Eccoli lì, i figli della società recisa, arroccati dentro i loro piccoli appartamenti
a guardarsi torvi tra le inferriate.
È un misero mondo quello che hanno, dove la luce stenta ad arrivare e i sogni
ristagnano negli angoli come resti di cibo andato a male,
eppure lo difendono con i denti come fosse un diamante.”

(Dal mio libroLa cattiva abitudine di essere infelici“)

Se consideriamo attentamente questo fenomeno, ci accorgiamo che la divisione tra le persone ha origine dalla sensazione che NOI siamo separati da LORO, sensazione che, a sua volta, nasce dalla percezione di essere diversi. Chiedete, ad esempio, ad un nazionalista se si sente uguale ad un immigrato appena sbarcato sulle nostre coste, se è disposto a concedergli gli stessi diritti che lui reclama a gran voce. Chiedete ad un israeliano se si sente uguale ad un palestinese, oppure chiedete ad un americano se pensa di essere uguale ad un russo. La questione è: siamo veramente diversi oppure lo immaginiamo soltanto?

L’essere umano, per natura, possiede un corpo ed una coscienza. C’è da chiedersi, però, se siamo veramente differenti nel corpo e nella coscienza dagli altri esseri umani. Se chiediamo a un biologo o a un medico se esistono realmente delle differenze di corpo significative tra NOI e LORO, ci dirà che si tratta di qualcosa di molto superficiale, come la differenza del colore della pelle, dei capelli, degli occhi, ma sotto la pelle, tutto sommato, siamo simili. Il sangue, il cuore, il fegato, i polmoni sono esattamente gli stessi. Il sangue può essere donato e ricevuto in tutto il mondo, indipendentemente dalla provenienza geografica o dalla religione delle persone. Quindi è facile intuire che non esiste una reale diversità tra i nostri corpi, se non appunto, nell’aspetto esteriore e nei nostri tratti estetici.

Lo stesso vale per la coscienza. Proviamo a riflettere se la nostra coscienza è diversa da quella degli altri. O se invece, sono le nostre idee a essere differenti. Ma le idee sono aspetti che noi acquisiamo dalla nostra specifica cultura, ed è per questo ci sentiamo diversi l’uno dall’altro, quando in realtà potremmo non esserlo. A qualcuno, evidentemente, fa comodo così: divide et impera.

La coscienza è forse diversa per i poveri e per i ricchi, per gli induisti, i musulmani, per gli omosessuali o per gli etero? Certo che no, perché se ci riferiamo a ciò che siamo in realtà, nella propria essenza e non a ciò che abbiamo raccolto o accumulato, scopriamo che ogni essere umano prova gli stessi sentimenti di paura, odio, insicurezza, solitudine, amore, potere. Ogni essere umano ha degli attaccamenti verso qualcuno o verso qualcosa e soffre quando questi si spezzano, così come ogni essere umano ha desideri che si sforza di appagare o gestire. In che modo siamo diversi, in realtà? C’è chi desidera una cosa e chi un’altra, chi pensa una cosa e chi un’altra, chi ha delle tendenze e chi altre, ma non è questo che può renderci diversi e divisi.

Pensiamo di essere diversi, ma in realtà siamo come delle onde nello stesso oceano, ognuna si sente diversa dalle altre onde, per altezza, forma e velocità, ma se ci rendessimo conto dell’immensità dell’oceano, comprenderemmo la poca importanza di tali differenze.

E così che funziona anche tra gli esseri umani della terraferma, ognuno ha dato notevole importanza ad aspetti per lo più superficiali, e ci si è convinti di essere diversi gli uni dagli altri. Se fossimo consapevoli della profondità della nostra coscienza, di quello che siamo come esseri umani, se non ci fermassimo dunque alle idee superficiali e alle sovrastrutture mentali, ma ci rendessimo conto dell’interezza del nostro essere, allora forse riusciremmo a capire che queste differenze provengono soltanto da una nostra visione molto frammentaria, ristretta, limitata e superficiale del Tutto. Non sono i fatti e la realtà a dividerci, ma le illusioni che le nostri menti partoriscono continuamente.

La divisione è creata dalla nostra stessa mente perché non è più abituata a vedere oltre l’apparenza delle cose, fa delle congetture a tal riguardo, ha delle opinioni, molti pregiudizi e preferenze associate a ciò che osserva.

Quando sono presenti tutte queste divisioni, allora c’è bisogno di un’ennesima illusione, come ad esempio il progetto “Unione Europea”, un’illusione che ci riunisca. Ma si tratta soltanto di un altro inganno che può solo temporaneamente suscitare un senso di unità, ma non ha niente a che fare con la reale unità. Ad esempio, il fatto di frequentare un tempio, una sinagoga o una chiesa è motivo di divisione? No, significa solamente che ci si reca in edifici diversi. C’è chi si inginocchia, chi sta in piedi, chi si toglie le scarpe, chi le tiene, ma tutto ciò non può dividere! Dunque i fatti non dividono, e se non c’è divisione, non c’è nemmeno bisogno di integrazione.

Invece ultimamente si sta cercando in tutti i modi di integrare ciò che è diviso, diverso, ma si dovrebbe prima considerare se tale divisione è un fatto o se quella stessa divisione è un’illusione. Perché se è così, allora la fine dell’illusione determinerà pure la fine della divisione. Di conseguenza non c’è bisogno di integrazione poiché non vi è separazione.

Per questo motivo, la cosa più importante evidenziata dai grandi personaggi e saggi della storia dell’umanità, è che l’essere umano deve dissipare l’ignoranza e uscire da una visione superficiale che abbiamo gli uni dagli altri. È l’unica soluzione per liberarsi del divide et impera che ci domina da secoli.

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci,
ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli.

(Martin Luther King)

La lezione più importante, e forse anche quella più semplice, non è stata ancora imparata. Questo accade perché sfortunatamente siamo stati educati al pregiudizio. Uso il termine “educazione” non solo in riferimento a quanto apprendiamo a scuola, ma anche a tutti gli altri aspetti che influiscono sulla formazione dei figli: l’influenza della famiglia, della società, dei media. Veniamo educati con dei pregiudizi che sono perpetrati dall’enorme inerzia della società umana.

Stiamo crescendo la generazione dei più giovani a nostra immagine e somiglianza. Ci potrebbero essere qua e là alcuni piccoli cambiamenti nelle idee, nella visione del mondo, ma nell’insieme si può constatare che la generazione dei più giovani è stata creata a immagine e somiglianza di quella dei più vecchi. Il che significa che stiamo trasmettendo con successo ai nostri figli e nipoti tutti i nostri pregiudizi. Inconsapevolmente stiamo autoalimentando questo sistema del divide et impera messo in atto da chi, questo sistema, lo governa.

Pensiamo di amare i nostri figli, di fare il loro bene, ma è necessario interrogarsi. Chiedersi se è il caso di non accettare il nostro sapere e la nostra conoscenza come fonte di verità da trasmettere. Le nostre intenzioni possono essere buone, ma se l’educazione è basata sull’ignoranza allora significa che è falsa e rischiamo pertanto di danneggiare i nostri figli, soprattutto quando li educhiamo in base a quello che NOI consideriamo corretto. Come potrà mai cambiare il mondo? Le stesse divisioni di oggi continueranno ad esistere. Magari con sfumature diverse, ma i pregiudizi continueranno a essere trasmessi dalle vecchie alle nuove generazioni, proprio a causa della mancanza di consapevolezza.

In realtà non ci si rende neanche conto che si tratta di pregiudizi. Perché se ne fossimo consapevoli, non vorremmo trasmetterli ai nostri figli, non vorremmo modellarli a nostra immagine. È arrivato il momento di chiedere alle nuove generazioni di NON uniformarsi ma di indagare. Perché fino a quando si vivrà nell’ignoranza – per ignoranza intendo il “non porsi le domande”, ma fidarsi delle risposte altrui – le illusioni continueranno a esistere e porteranno inevitabilmente a delle divisioni fra gli esseri umani.

Un modo illuminante di approcciarsi alla vita è quello in cui ciascuno di noi dice a se stesso: “desidero scoprire quello che è vero, quello che è giusto, desidero vedere e non guardare”, e ripeterlo come un mantra ogni mattina, davanti allo specchio.
In questo modo possiamo diventare tutti studenti della vita, fruitori di una crescita personale forte. Sono le domande che uniscono, non le risposte. Pensiamo ai cristiani che hanno le loro risposte, come pure gli ebrei e i musulmani. E nonostante abbiano le risposte, non sono uniti. Non è importante vivere con le medesime conclusioni bensì con la ricerca, con un profondo senso del mistero, con l’umiltà che deriva dalla consapevolezza che in verità non conosciamo quasi nulla della vita.

Proviamo a guardare indietro nel tempo e vediamo quante delle nostre idee e delle nostre opinioni sono cambiate con il passare degli anni. Come possiamo essere certi che non cambieranno ancora? Perché quindi dovremmo attaccarci adesso ad una nostra particolare opinione o convinzione? Con questo non sto dicendo che non dobbiamo avere opinioni, ma sicuramente i fatti sono più vicini alla realtà delle opinioni stesse. Perciò atteniamoci ai fatti e dubitiamo qualche volta delle opinioni, adottandole provvisoriamente, sapendo che possono derivare dall’ignoranza.
Bisogna vivere con la convinzione che se ci attacchiamo alle nostre opinioni, credenze e pregiudizi, queste creerebbero soltanto ulteriore divisione nel mondo.

L’ignoranza è l’origine di tutti i mali.
(Socrate)

Tragicomico

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2 commenti

Gianluca Passerini 29 Marzo 2022 - 16:36

Ciao Ivan , io mi ritengo ignorante perciò provo a scoprire ciò che non so , ho poche risposte ma parecchie domande , desidero verità e giustizia anche se sono scomode , non mi affeziono troppo alle mie opinioni , non pretendo di avere sempre ragione , provo a essere umile , quindi penso di essere uno studente di vita . Le persone apparentemente diverse mi affascinano e cerco di rispettarle anche perché so cosa significa essere discriminato .

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Tragicomico 30 Marzo 2022 - 17:49

Sei prezioso come sempre Gianluca, trovo molto importante non affezionarsi mai ad un’opinione che, in quanto tale, non è verità. Un’opinione è utile per un certo tragitto di vita ma poi si cambia e, di conseguenza, cambiano anche i nostri punti di vista. È questa l’umiltà, non ancorarsi a niente e nessuno per godersi appieno quel principio di vita che si chiama libertà!

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