Attacchi Di Panico E Ansia: Gli Sfoghi Dell’Anima

Tragicomico
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attacchi-di-panicoSpesso ne sentiamo parlare, o lo proviamo sulla nostra psiche, al riguardo degli attacchi di panico e all’ansia in generale. Effetti collaterali del nostro apparato psicofisico che il più delle volte vengono attribuiti a stili di vita sbagliati, frenetici, stress, solitudine e via dicendo. Tutto giusto, ma in questo breve articolo ne voglio parlare in un modo un po’ differente dal solito. Da una prospettiva diversa. Perché spesso e volentieri, cambiando prospettiva, anche la “patologia” assume forme diverse e diviene più facile interagire con essa, “vederla” con i propri occhi e soprattutto, capirne il perché.

Atti di panico e ansia nascono quando si pensa che il mondo circostante in realtà si sia ristretto, così ristretto da soffocarci. Provate ad immaginare ad esempio che le pareti della stanza in cui vi trovate adesso si stringano sempre di più, fino a farvi soffocare. Ecco, spesso le persone che soffrono di ansia e attacchi di panico si comportano in questo modo, intravedono il tutto che si restringe intorno a loro, mentalmente si chiudono in una stanza, i muri si stringono e vedono soltanto cose che li soffocano. Ma in verità, come potete capire, non sono le cose che provocano il senso di soffocamento. È il nostro modo di vedere il mondo che ci soffoca.

dio_pan_panicoAbbiamo un modo di pensare e di vedere in stile “moderno” che è troppo limitato e non ci aiuta a capire il perché di alcuni avvenimenti, ossia la fonte di molti problemi che si manifestano sul piano psicofisico. Siamo talmente moderni nel nostro modo di pensare e di vedere che ci siamo “dimenticati” di un mondo fatto di riti, di immagini, di sogni, della fantasia, dei miti, delle leggende.

Il panico, in verità, viene proprio da un mondo antico, fatto di riti e di leggende. La parola “panico” deriva da Pan, il nome di un antico dio greco, divinità dei boschi e della natura, dall’aspetto spaventoso e inquietante perché mezzo uomo e mezzo animale. Ma in realtà di spaventoso questo dio Pan ne aveva soltanto l’aspetto, per il resto non faceva male a nessuno, ma allo stesso tempo nessuno voleva incontrarlo, né voleva parlarci, perché ritenuto brutto, imprevedibile e faceva paura. Capite cosa intendo per vedere realmente le cose per come sono? Cosa direbbe il dio Pan se potesse parlare di sé?

Se fosse compreso, il dio Pan non avrebbe più motivo di spaventare nessuno perché non si sentirebbe più scacciato o giudicato, ma compreso nella sua vera natura. Per questo il panico, come l’ansia, va accolto e visto con i propri occhi, per quello che realmente è! Il panico non è che un dio, ossia la vita, una vita che irrompe in una stanza troppo stretta dove i muri si stringono sempre di più. Se vi rinchiudete in una stanza troppo stretta, se i vostri ragionamenti sono troppo “limitati”, se il vostro modo di vedere è ridotto, se il vostro mondo si è rimpicciolito… allora subentrano gli attacchi di panico e le manifestazioni di ansia, che altro non sono che gli sfoghi dell’Anima. Un’Anima che si sente opprimere dal vostro modo di vedere la realtà. Non è la realtà che vi opprime, ma il vostro modo di vederla.

Tutte le religioni e tutte le tradizioni spirituali hanno sempre fatto i riti e rituali non tanto per cercare Dio, che è quanto di più sconosciuto esiste, quanto per la necessità che ha la nostra mente di “danzare” attraverso il rito, quella necessità ancestrale di immaginare una realtà più ampia, estesa, senza confini, infinita. Se perdiamo i riti, quindi se perdiamo ciò che ci lega al “sacro”, all’invisibile, se pensiamo che il mondo “è tutto qui”, se immaginiamo che le pareti si restringano, e che tutto si riduca ad uno spazio angusto e circoscritto, allora entriamo in quello stato di finitudine di cui parlava C. G. Jung, e ci sembra di soffocare, di morire.

Proprio questo intendeva Jung quando affermava che gli dèi che abbiamo rimosso dalla nostra consapevolezza nell’inconscio, sono diventati sintomi. La forza vitale e gli istinti repressi se non li ascoltiamo e riconosciamo, diventano causa dei nostri più grandi conflitti interiori.

immaginazione-bambini-miti-leggendeIl panico, come l’ansia, è un mondo che vuole allargarsi, un’energia che esplode, un’energia che ci soffoca ma non perché in realtà ci vuole soffocare, ma perché l’anima si sente soffocata e l’unico modo che ha per tornare a vivere è quello di rompere gli argini, di sfogarsi verso chi sta tentando di soffocarla. Il panico, ossia il dio Pan, viene per farci innamorare di nuovo della vita, e lo fa con i suoi modi “bruschi”, perché solo così sa farlo, ma questo non significa che voglia farci del male! Siamo noi che, in verità, ci facciamo del male quando perdiamo la capacità di sognare, di immaginare, perdiamo la conoscenza dei riti, dei miti e delle leggende.

Quindi, se vogliamo di nuovo innamorarci della vita, senza essere spaventati dal dio Pan, dagli attacchi di panico e senza provare quella sensazioni di ansia, dobbiamo ritrovare quel “vecchio” modo analogico di pensare e di vedere la realtà. Ossia vi è il bisogno che torniamo ad essere, e a sentirci, estranei a noi stessi, ogni tanto, durante la giornata, nelle cose che facciamo, come fanno i bambini che sognano avventure, sognano di essere cavalieri e principesse, vanno da una parte e l’altra del mondo, che sono qui e sono altrove, ecco, dobbiamo tornare a fantasticare, ad espanderci verso nuove realtà, ad immaginare nuove situazioni, come se fossimo in una fiaba, una fiaba che ci colloca nel senza tempo, nel mito, nella leggenda, nel rito.

La mente cambia con il cambiare dell’immaginazione: esperienze alternative costruiscono differenti processi di pensiero e di attribuzione. Perdersi nell’immaginazione, nella fantasia, è un grande antidoto contro gli sfoghi dell’Anima.

La logica ti può portare da A a B. L’immaginazione ti può portare ovunque.Albert Einstein

La tua ansietà è direttamente proporzionale alla tua dimenticanza della natura, perché tu porti in te stesso paure e desideri illimitati.Epicuro

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