La Via Del Biasimo E L’Uso Della “Pazza Saggezza”

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La “Via del Biasimo” era molto apprezzata, nei tempi antichi, presso i membri Sufi che definivano lo stesso percorso con il nome della “Via di Malmat”. Un metodo che veniva adottato dai grandi Maestri per depistare adulatori, curiosi e perditempo non abbastanza motivati a seguire un determinato insegnamento. Una forma di camuffamento, degna di biasimo. Questi maestri si presentavano spesso al mondo esterno sotto cattiva luce, in parte per evitare di attrarre su di sé elogi e ammirazione, e in parte, anche, come forma di protezione personale.

Oggigiorno suona molto strano come percorso di crescita spirituale, mentre in passato la Via del Biasimo era certamente seguita, anche se con altri nomi, sia dal Cristianesimo che da altre grandi religioni. Attrarre sulla propria persona il biasimo piuttosto che la lode è sempre stata una regola molto approvata e condivisa fra gli antichi maestri. Mentre oggi, pensare di comportarsi in questo modo e compiere di proposito azioni che possano attirare discredito suona più come pazzia che come qualcosa di spirituale.

Naturalmente questa falsa interpretazione appartiene a chi si ferma soltanto all’apparenza delle persone e dei comportamenti. Oggi l’immagine di sé è tutto, tanti “leader spirituali”, e non solo, hanno costruito il loro impero attorno alla propria immagine. Ma questo accade anche nel piccolo mondo quotidiano: un mondo permeato dall’apparenza e da finte riproposizioni di se stessi. Parliamo con persone che cambiano maschere come fossero mutande, persone per le quali un like vale più di uno sguardo sincero, individui che pur di racimolare qualche soldo in più venderebbero anche la loro anima.

Ecco perché, in questo articolo, voglio riproporre l’antica Via del Biasimo, perché è l’esatto contrario di ciò che sta accadendo oggi. È il trionfo della consapevolezza di se stessi, del proprio valore. Nella Via del Biasimo non si mente a se stessi e agli altri per apparire migliori di ciò che si è, al contrario, c’è una totale conoscenza e consapevolezza dei propri mezzi e del proprio valore. Evitare di andare in pasto a chiunque è lo scopo di questa Via.

La Via del Biasimo ha a che fare con la pazzia, in apparenza, ma in verità è una pazza saggezza. La Pazza Saggezza è un modo di “vivere nel mondo” senza essere imprigionati dalle “cose del mondo”. In altre parole, la Pazza Saggezza dei Maestri è l’atteggiamento di chi vive nel mondo e, ad occhi esterni, può sembrare non spirituale, mondano, coinvolto da cose materiali. E nel piccolo mondo quotidiano ogni persona spirituale vive questa “contraddizione” nella sua vita: quando è al lavoro, con gli amici e così via.

La Pazza Saggezza è la terra di camuffamento, in una zona di confine, in una ambivalenza che non è né “purezza spirituale” e né “coinvolgimento nelle cose mondane”. Indecifrabile. È questa la sua forza e ed è questo lo scopo per chi la attua. Essere indecifrabili, non dare punti di riferimento. La Pazza Saggezza è libera da compromessi e pregiudizi moralistici, così come è libera dal bigottismo e dalle opinioni altrui, e diventa “difficile da comprendere” per chi la guarda dall’esterno.

C’è poi un’altra ragione particolare che ha convinto molti Maestri del passato a seguire la Via del Biasimo. Questa ragione ha a che vedere coi poteri di cui erano dotate le persone destinate ad eccellere nel mondo o in campo spirituale. Infatti, secondo gli antichi insegnamenti zoroastriani, esisteva un determinato potere denominato Hvareno. Un segno di regalità e chiunque fosse dotato di Hvareno possedeva un potere d’attrazione sugli altri. Quello che oggi viene genericamente definito come “magnetismo”, ma elevato all’ennesima potenza.

Se un uomo dotato di questo potere desiderava seguire il cammino della spiritualità, allora doveva proteggersi dal pericolo di essere considerato un Messia. Quindi, una delle ragioni per le quali uomini dal forte magnetismo seguivano la Via di Malamat, ovvero la Via del Biasimo, era quella di proteggersi dal pericolo di venire posti su un trono, per così dire, e divenire un capo o essere oggetto d’adorazione. E contrariamente a quanto comunemente si crede, il privilegio del Hvareno non è permanente, ma va continuamente meritato.

Anzi, è facile perderlo e perdersi in esso. Poiché è un tocco “regale”, di comando, chi ne è rivestito ha un grande potere di attrazione, al quale pochi sanno e possono resistere, con il rischio di diventare oggetto di idolatria, di peccare di superbia. Oggi succede spesso, “leader” che partono con buone intenzioni e finiscono per divenire tutt’altro. Succede in politica, in ambito spirituale, nelle aziende. Nessuno è capace di resistere al fascino del potere indotto.

Quel fascino a cui il Cristo si oppose più volte quando gli Ebrei volevano prenderlo con la forza e incoronarlo Re. E ogni volta che c’era questo pericolo, egli si tirava indietro e si nascondeva. Nel libro “L’imitazione di Cristo”, Tommaso da Kempis consiglia ai cristiani che desiderano seguire Cristo di ricercare il biasimo piuttosto che la lode in tutte le proprie azioni. Perché il potere di attrarre gli altri è una tentazione talmente terribile che pochi vi resistono.

Ma c’è un altro Maestro, sicuramente meno pregno di Hvareno rispetto al Cristo, ma capace di esplicare alla perfezione la Via del Biasimo. Sto parlando di Georges Ivanovitch Gurdjieff, un nome circondato da leggende fantastiche, ma in realtà la sua vita è quella d’un uomo interamente consacrato alla ricerca di una conoscenza perduta e all’arduo compito di farla rivivere ai nostri giorni.

E tra queste conoscenze vi era anche La Via del Biasimo, che egli interpretava alla perfezione, sia con i suoi allievi che con la gente con cui veniva a contatto. Le molte testimonianze lasciate dai suoi allievi nei loro libri lo descrivono come capace di recitare molti ruoli, passando dall’uno all’altro senza soluzione di continuità. Egli sembrava sempre padrone di sé e non si tratteneva nemmeno dall’esprimere negatività.

Gurdjieff indossava una maschera di apparente fraudolenza per scandalizzare appositamente, come un maestro zen, comportandosi anche in maniera incoerente o poco consona. Henri Tracol, uno dei suoi allievi, scrive così nel suo libro “La vera domanda vive“: «per esempio, non ha mai esitato a far sorgere dubbi su se stesso con il tipo di linguaggio che usava, con le sue contraddizioni calcolate e col suo comportamento, ad un punto tale che la gente intorno a lui, in particolare chi aveva la tendenza ad idolatrarlo ciecamente, fosse finalmente costretta ad aprire gli occhi sul caos delle sue reazioni».

In pratica, per evitare di venire idolatrato, il Maestro fingeva comportamenti opposti a quelli che ci aspetteremmo da una “persona che sa”. E questo lo trasmise anche ai suoi allievi, in quanto più volte espresse il monito di Lavorare in maniera invisibile e di non adoperare, nel mondo, nulla che avessero acquisito tramite il Lavoro. D’altra parte, i sufi hanno questo detto: “Nel mondo, ma non del mondo. Nulla possedendo e da nulla essendo posseduti”.

Ed è ciò che noi tutti dovremmo fare. Invece, osservate la gente. Tende a vantarsi di tutto quello che sa, cercando attenzione e ammirazione. E lo fa ovunque: al lavoro come sui social, al bar come dall’estetista. La maggior parte di loro vogliono apparire belli, simpatici e politicamente corretti. Già, apparire. Ma cosa sanno di loro stessi? Ecco, la Via del Biasimo insegna che interpretare consapevolmente noi stessi implica da un lato conoscersi bene, sapere quindi cosa faremmo meccanicamente in ogni situazione, e dall’altro, essere distaccati, perché non si dà recita senza separazione.

E allo stato attuale delle cose, non c’è lavoro più profondo su stessi, che rendersi un bersaglio facile per il biasimo altrui. Altro che meditazione e pensiero positivo. Bisogna darsi da fare per non attirarsi la simpatia, con atti in apparenza inconsulti miranti a modificare l’opinione che altri hanno di noi. Far emergere l’ombra, notare la reazione dell’altro prima condiscendente, astenersi dal superfluo, soprattutto, vedendo la vita che fugge, che ci scorre via. Dovete tutelarvi, proteggervi, siete preziosi, i diamanti non sono per tutti.
Dovete brillare solo per chi vi accetta per come siete, e non per come dovete essere. Perché sia chiaro: molti vi valuteranno per come apparite, e pochi comprenderanno quel che voi siete. Per scoprire chi sono quei pochi, usate la pazza saggezza!

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4 commenti

FLAVIO PATERNOSTER 18 Giugno 2020 - 19:31

Parole vere che ho apprezzato.

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Tragicomico 19 Giugno 2020 - 22:22

Grazie Flavio, ne approfitto per consigliarti anche il mio libro “La cattiva abitudine di essere infelici“. A presto.

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Flavio 19 Giugno 2020 - 1:53

Rileggendo, ho da dire un paio di cose. Chi conosce chi? L’Ego non ha natura propria ed è il senso del biasimo. Aiuta a sgrezzare chi siamo per vivere l’esperienza di cosa siamo. L’ombra di un miraggio è quello che chiamiamo “io”. Ovviamente esiste un carattere, inclinazioni, certezze ma in definitiva non ci appartengono..Dunque la presunta ricerca di “se stesso” è di fatto una falsa meta. Ho da dire qualcosa su i maestri nascosti, i migliori nel distruggere l’idea che abbiamo bisogno di un maestro. Siamo tutti allievi dell’esperienza ma in ultima istanza ogni conoscenza è già in ognuno. L’unica via è quella che percorri, nessuna via ti può condurre. Ecco a cosa serve un maestro, a emsnciparsi dall’abitudine che qualcuno o qualcosa ci dica cosa fare. La strada per il vero è personale, unica non può essere istituzionalizzata all’interno di un sistema. Perchè ogni soluzione è una trappola.

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Tragicomico 19 Giugno 2020 - 22:27

Parole, le tue, che condivido in parte. I maestri non sono “inutili”, perché è vero che ognuno di noi ha un percorso suo, personale, ma è anche vero che ognuno di noi è diverso da chiunque altro. C’è chi ha bisogno di essere spronato, chi ha bisogno di una guida solo per “iniziare”, chi per sentirsi più sicuro lungo il cammino e via dicendo. E chi, essendo un cane sciolto, non è ha bisogno. La ricerca di se stessi non è una falsa meta a mio avviso e parte da un presupposto semplice ma fondamentale: per sapere chi sei devi capire cosa non sì. Così come lo scultore “toglie” del marmo per far uscire l’opera d’arte nascosta, noi dobbiamo togliere ciò che non siamo per essere nel pieno della nostra bellezza.

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