Terrorismo e libertà personale sono due concetti fortemente interconnessi tra loro, due facce della stessa medaglia. Lo evidenziano i fatti: più gli atti terroristici sono distruttivi ed eclatanti e minore è la libertà personale che abbiamo a disposizione. Lo disse chiaramente l’ex Presidente della Repubblica Francese, François Hollande, dopo gli attentati di Parigi: “Le nostre decisioni implicheranno alcune restrizioni alle libertà personali, ma questo è il prezzo da pagare per contrastare il terrorismo”.
Per la nostra “sicurezza” ci viene detto, e così ad ogni attentato viene aggiunto un tassello di sicurezza in più, e qualche spazio di libertà in meno. Succede che non possiamo più prendere un volo senza essere spiati fino nelle parti intime, diventa normale andare in Stazione Centrale a Milano e vedere soldati armati, telecamere in ogni angolo della strada, accessi negati con barriere in cemento, intercettazioni nelle comunicazioni e via dicendo. La gente è felice, in nome della sicurezza vorrebbe essere ancora più protetta, in cambio, ovviamente, di meno libertà personale. Perché funziona così! Ma la domanda da porsi è: a chi giova tutto questo?
“Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”. È una delle risposte che più di due secoli fa uno scrittore e politico di spessore come Benjamin Franklin diede al proprio governatore. Trovo che sia una dichiarazione tremendamente attuale. Forse più attuale oggi di allora. Stiamo consegnando le nostre libertà fondamentali (personali) per avere briciole di sicurezza. Ma i fatti dimostrano, chiaramente, come niente e nessuno è mai al sicuro, mentre la nostra libertà è sempre più limitata. Allora un’altra domanda sorge spontanea: perché stiamo consegnando la nostra libertà?
Per dare una risposta a queste domande, oltre a comprendere, bisogna scoprire chi si nasconde dietro il terrorismo. Oggigiorno è facile dire ISIS, Al Qaida, ma il concetto di terrorismo è molto più ampio. Dobbiamo guardare i risultati pratici, senza farci incantare dallo sbandieramento mediatico delle ideologie. Perché un dato balza subito agli occhi di chi sa vedere oltre: gli attentati colpiscono i luoghi pubblici facendo strage di persone comuni. Lavoratori, studenti, bambini e mai i luoghi di potere. Come mai non vengono colpiti i politici, i grandi banchieri, i finanzieri?
Si parla dell’ira delirante di cui questi terroristi sarebbero pregni, ma a me non pare delirante per niente, o meglio, lo è sicuramente da parte dei burattini esecutori materiali, ma i mandanti hanno un piano ben orchestrato. Un piano che noi non possiamo vedere, perché acciecati dalla rabbia nei confronti di questi atti ignobili e di inaudita violenza. Un piano che, quasi sicuramente, non ha nulla da spartire con quello che dovrebbe essere lo scopo di questi terroristi. Ovvero l’abbattimento della cultura capitalistica e infedele dell’Occidente. Trovo che il terrorismo ha invece molto a che vedere con il terrorizzare la gente della strada, la gente comune, la massa e non i grandi capitalisti, i potenti.
C’è da notare come il terrore non colpisca i luoghi del potere o della finanza, e non disturba il Vaticano e i luoghi di potere della Chiesa (ma non dovrebbe essere questo il loro principale obiettivo?). A detta dei media, si tratterebbe di “organizzazioni mosse dal fanatismo religioso”, le quali, avrebbero dichiarato guerra all’Occidente, non prendendo però mai di mira chi l’Occidente davvero lo governa, ma solo chi ne è governato. Terroristi disposti a colpire a caso, nel mucchio, nella folla indistinta.
Il risultato evidente, alla fine, è che questo terrorismo sta facendo gli interessi dei potenti occidentali, a sfavore della gente comune, anziché abbattere i potenti e consapevolizzare la gente. In Italia il terrorismo l’abbiamo vissuto negli anni ’70-’80, ed era ideologico come quello attuale islamico. Solo che era a sfondo politico e prevedeva obiettivi più ristretti, selezionati. Ma anche in quel caso, quando avvenivano delle stragi, si è successivamente chiarito che erano “stragi di Stato”, ossia, appunto, terrorismo dei potenti nei confronti della gente.
E oggi come oggi stiamo vivendo la stessa situazione. Se guardiamo la questione terrorismo da una prospettiva “pratica”, quotidiana, possiamo notare come il risultato di questo terrorismo sia il medesimo. Se in quello degli anni ’70-’80 l’odio si riversava verso quella o quell’altra frangia politica, oggigiorno è l’odio del cittadino occidentale verso quello l’islamico, e viceversa. Cittadini che appartengono alla stessa classe sociale. Un terrorismo fra “poveri” , il pericolo viene così allontanato dalla classe sociale dei politici e dei finanzieri, i veri nemici del popolo, quelli che lo stanno impoverendo ogni giorno di più.
Ma c’è un secondo risultato del terrorismo. Forse il più importante. Quando aumenta il terrore la gente accetta di perdere ulteriori fette di libertà, favorendo, se non addirittura accogliendo di buon grado, un incremento di controlli su tutti i livelli. E così, senza che ce ne accorgiamo, la nostra libertà personale, giorno dopo giorno, diventa sempre più limitata. Quasi inesistente. In altre parole, diventiamo schiavi del potere, di quel Potere che non è mai stato colpito, nemmeno di striscio, dal terrorismo.
Trovo che sia pericoloso e ipocrita ridurre le libertà delle persone, pensando di aumentare la sicurezza, se non si affrontano i motivi economici e politici che hanno favorito l’escalation del terrorismo. E fino a quando il nostro modo di pensare coincide con le scelte e le restrizioni adottare dallo Stato, come in un atto di sodomia magistralmente calibrato, è evidente che non ci sarà via d’uscita e tanto meno la possibilità di riprenderci questa libertà.
Perché badate bene, siamo noi che stiamo permettendo a chi ci governa di entrare sempre di più nella nostra vita privata, per questioni di “sicurezza”, per sentirci sicuri da una macchina terroristica messa in moto proprio da chi ci sta governando in questo momento. Per noi, ormai, non rappresentano più dei problemi né la presenza di soldati armati nei luoghi pubblici né la restrizione della nostra libertà decisionale. È diventato tutto così “normale”. E penso che è proprio di questa normalità che tutti dovremmo iniziare ad avere paura.
“I governanti di uno stato del genere esercitano un potere assoluto, possono riplasmare la realtà a loro piacimento. Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci. Era inevitabile che prima o poi succedesse, era nella logica stessa delle premesse su cui si basava il Partito. La visione del mondo che lo informava negava, tacitamente, non solo la validità dell’esperienza, ma l’esistenza stessa della realtà esterna. Il senso comune costituiva l’eresia delle eresie.
Ma la cosa terribile non era tanto il fatto che vi avrebbero uccisi se l’aveste pensata diversamente, ma che potevano aver ragione loro. In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?” (George Orwell – “1984”)