Quando provo a constatare quali sono le motivazioni di vita della maggior parte delle persone, la risposta più onesta che mi viene in mente è: soldi, potere e successo. Sì lo so, manca il sesso, ma se lo intendiamo come atto impuro, allora non è altro che un effetto collaterale dei soldi, del potere e del successo stesso. Quindi teniamolo da parte, almeno per questa volta.
Le persone lavorano, sognano e costruiscono intere vite per queste tre parole magiche, convinte che se avessero soldi, potere e successo, allora potrebbero avere tutto, felicità inclusa. Ma è davvero così? Siamo sicuri di essere così “poveri” da dover cercare in queste parole il nostro benessere e relegare la nostra felicità? Non è che per caso, proprio il nostro fermarci alla superficie delle cose genera quel tessuto profondo, oscuro, che dà forma al malessere che aleggia nelle nostre vite?
“Ci sussurriamo che va tutto bene, che questa vita strascicata e insipida a cui ci siamo assuefatti sia quanto di meglio potevamo permetterci. In fondo non è questo diventare adulti? Abbassare le aspettative e imparare ad accontentarsi? E poi cosa avremo mai da lamentarci, cosa ci manca, a parte un sorriso stampato in faccia?”
(Dal mio libro “La cattiva abitudine di essere infelici“)
Non vorrei che magari proprio l’estenuante ricerca di soldi, potere e successo sia la causa del malessere così diffuso che è penetrato all’interno della nostra società e che ci fa vivere la vita con un forte senso di disagio, come se stessimo vivendo non la nostra vita, ma quella di qualcun altro, di un pazzo che cerca la felicità lì dove non può esserci felicità! E così, con il conto in banca che sale e scende, con il potere che va e viene, e il successo che tarda ad arrivare, ci ritroviamo ad essere sempre allo stesso punto, forse un po’ più stanchi e un po’ meno motivati, e non capiamo che ci stanno portando via la cosa più preziosa di cui disponiamo: il tempo. Ma dov’è la felicità?
Non esiste la ricerca della felicità, e la storia che soldi, potere e successo conducano alla felicità è solo una mera illusione. Purtroppo il desiderio che le nostre immaginazioni siano realtà è così forte da farci cadere nella nostra stessa trappola. Ma ogni illusione prima o poi dà luogo a una delusione. Pensiamo al potere, quante storie sentiamo sul potere come coronamento della vita. Il potere esercita il suo fascino particolare su quelle persone che sono afflitte da un senso di inferiorità e insicurezza, che si sentono piccole e deboli in un mondo apparentemente troppo grande per loro.
Il potere diventa così la speranza di “evasione” e di “controllo” per queste persone, convinte che se un giorno diventeranno loro “il capo”, allora nessuno potrà più mettergli i piedi sulla testa. Ma ormai lo sanno anche le pietre che dentro ogni gigante, alla fin dei conti, si nasconde un nano. Perché il prezzo da pagare per il “potere” è notevole, nessuno sembra accorgersene, ma provate a guardarvi intorno, provate ad osservare con onestà intellettuale una persona definita “di potere”, andando così oltre le normali vedute di apparenza.
Noterete subito come un persona di potere (o che ambisce al potere) è un individuo che non conosce la pace e la tranquillità, deve dormire tra mille pensieri e mille paure, talvolta sorvegliato da guardie personali, sa che il minimo errore di strategia può costargli caro e quindi è sempre costretto a guardarsi le spalle da intrighi, è costretto a non fidarsi e confidarsi con nessuno. In altre parole, il prezzo da pagare per il potere è una misera esistenza fatta di solitudine, di sospetti e di assenza di veri rapporti umani.
Ecco che il potere diviene una ragnatela il cui prigioniero è proprio il ragno stesso, che ne occupa il centro e non può mai allontanarsene. Così l’idea di potere sfocia in un’amara delusione, tanto che chi detiene il potere è in preda alla continua paura di perderlo e non ha né la possibilità e tantomeno il tempo di godersi la vita. Mi viene in mente un passo scritto da Giorgio Faletti, nel suo romanzo “Appunti di un venditore di donne”, dove scrive: “È stato detto che il potere logora. Non è vero. È la paura di perderlo che logora davvero.”
Di certo la situazione non cambia molto nelle persone che ritengono il successo come apice di una vita riuscita. Chi rincorre il successo spesso e volentieri è una persona che ha problemi di autostima e di insicurezza. Problemi che la spingono a cercare negli altri una costante conferma del proprio valore, che però non sembra mai essere abbastanza. Inizia così il tortuoso calvario della trasformazione: si preferisce apparire anziché essere. Si cerca di apparire come gli altri ci vogliono, seppellendo in maniera definitiva il nostro “io autentico”, indossando una o più maschere di circostanza. Anche in questo caso il prezzo da pagare è salatissimo.
Come tutti sanno la natura del successo è volatile. Così come arriva può anche andarsene ad ogni istante, e come nel potere (non per nulla sono legati tra di loro!) chi insegue o cavalca il successo, vive sempre in preda al timore che gli sfugga di mano, e l’unico obiettivo di vita resta il successo, si è troppo indaffarati per raggiungerlo o per mantenerlo, che ci si dimentica di godere la vita in tutte le sue sfumature e insuccessi.
E quando l’illusione cede al passo alla delusione, perché il successo non è come ce lo aspettavamo, non è durato abbastanza oppure non è mai arrivato, ecco che resta un gran vuoto interiore. E tra le mille maschere indossate, non ci si ricorda più dov’è l’”io autentico”. Con esso scompare anche per sempre la nostra felicità. Del resto lo diceva anche lo scrittore statunitense Nathaniel Hawthorne: “Nessuno può mostrare troppo a lungo una faccia a se stesso e un’altra alla gente senza finire col non sapere più quale sia quella vera.”
Passiamo ai soldi. Anche se su questo tema si è già discusso molto, sulla ricchezza come chiave della felicità. Ma è davvero così? Io credo che finché ci si trova in situazioni di ristrettezze economiche, allora è molto più semplice credere alla favola della ricchezza come chiave della felicità. Spesso invece, ho notato che proprio chi dispone di parecchio denaro si è reso conto di non aver trovato la felicità: un’inevitabile delusione celata dietro l’illusione del benessere.
Un’illusione ben nascosta però, visto che viviamo in una società in cui media santificano ad ogni piè sospinto la ricchezza, la sua esibizione, lo spreco. Si celebrano gli sportivi carichi di soldi (e di vizi), gli attori carichi di soldi (e di vizi), gli uomini d’affari, affari a volte poco puliti e le loro corti di uomini di malaffare. Insomma, non mi sembra che intorno a questi soldi ci sia poi la felicità, non ci giurerei. E a questo punto non mi resta che citare in mio soccorso un maestro occidentale come Arnaud Desjardins: “Il denaro non dà la felicità. Ma questo lo sanno solo i ricchi.”
Ho voluto scrivere questo articolo per sottolineare come spesso ci sentiamo incompleti o carenti, ma in realtà crediamo soltanto di esserlo, perché in verità non lo siamo. Viviamo con l’impressione continua che ci manchi qualcosa per essere veramente felici, o paradossalmente, per essere più felici di qualcun altro. Ma non si può essere più o meno felici: o sei felice, oppure non lo sei! Non c’è qualcosa che può renderti ancora più felice, se già lo sei.
Il fatto è che non ci rendiamo conto di essere già completi, di avere tutti gli ingredienti per essere felici, già nel momento in cui approdiamo su questo pianeta, in quanto siamo inseparabili dall’Universo stesso. Tutto ci appartiene, non c’è bisogno del successo, del potere o dei soldi per aumentare la felicità. Altrimenti si corre il rischio di essere troppo occupati nella ricerca della felicità per accorgersi che è già qui, adesso!
Siamo così ossessionati da una “perfezione artificiale” rappresentata dal diktat “belli, ricchi, potenti e di successo” che però esiste soltanto nella nostra testa, da finire per perdere di vista o addirittura cancellare la naturale pienezza già presente nella nostra vita. La felicità non è lì fuori, in quel mondo illusorio, ma è dentro ognuno di noi, e non aspetta altro di essere riscoperta. Ecco dov’è la felicità!
“La felicità non ha niente a che vedere con quello che hai o con quello che non possiedi. La felicità è connessa con quello che sei, quindi in qualsiasi maniera hai collezionato molte cose, forse queste fanno crescere le tue ansie, i tuoi problemi, ma la felicità non aumenterà per loro. Certamente l’infelicità crescerà con loro, ma esse non sono correlate ad aumentare la tua felicità. Non sto affermando che dovresti rinunciare alle cose, che dovresti fuggire dalla tua casa e rinunciare alla vita nella piazza del mercato. Non fraintendermi, quello che è, va bene. Non succederà niente sia abbandonando le cose, scappando da loro o attaccandosi ad esse. Resta dove sei, ma inizia a cercare dentro di te, hai già fatto molte ricerche all’esterno, adesso vai dentro, conosci te stesso, e conoscendo te stesso puoi ottenere il tutto. Tutti i desideri possono essere soddisfatti in un momento.”
(Osho – “Die O Yogi Die“)