Il perfezionismo è una sindrome molto peculiare, un nemico invisibile che porta spesso molte persone a “non agire”, proprio per la paura di non essere perfetti. Una sindrome che ci viene introiettata dalla società, oppure ereditata per vie genitoriali, o anche dell’edu-castrazione scolastica. Ma il perfezionismo è semplicemente un modello irraggiungibile, inarrivabile, perché l’essere perfetti non fa parte della natura umana: se fossimo perfetti non vivremmo alcun ciclo evolutivo, sia a livello spirituale che a livello psichico. Il problema sorge nel momento in cui ci identifichiamo con il modello perfezionista e cominciamo a controllare ogni nostra azione o pensiero. Qualsiasi nostra espressione fisica, emozionale e sentimentale dev’essere secondo il modello, e quindi se per caso abbiamo anche una semplice e ragionevolissima sbavatura che fuoriesce dai canoni del modello, ci sentiamo malissimo, ci sentiamo braccati e soprattutto ci sentiamo insufficienti.
Viviamo una vera e propria tragedia dell’insufficienza, non abbiamo mai abbastanza soldi, non ci sentiamo mai abbastanza belli, non siamo mai abbastanza tonici, ci sentiamo sempre carenti, distanti da quel modello di perfezionismo che ci viene mentalmente imposto in questa società occidentale.
Il desiderio di migliorare, di fare del bene, è certamente positivo, ma se portato all’esasperazione, diventa del perfezionismo. Allo stesso modo non possiamo trattenerci dall’agire semplicemente perché non sappiamo come una cosa dev’essere fatta in modo perfetto, perché non c’è la cosa perfetta; cambiano le situazioni e quindi bisogna accettare questa regola del pianeta terra, ossia che bisogna provare, correggere, insistere, di nuovo correggere, rivedere il piano, espandere il piano e così via, fa parte delle regole del gioco.
È inutile ricercare la perfezione nelle cose, in noi stessi e negli altri: la perfezione è una dura battaglia che non può essere vinta. Bisogna quindi evitare che piccoli e semplici errori diventino le nostre catastrofi emotive e demoliscono la nostra autostima, allontanandoci sempre di più dalla gioia quotidiana e dalla soddisfazione personale.
Dobbiamo renderci conto delle nostre infinite capacità e potenzialità, che possiamo tranquillamente esprimere senza seguire un modello di perfezionismo. Possiamo immettere tantissimi valori virtuosi in questa società, possiamo fare del bene anche non essendo perfetti, e smettendo di mirare al perfezionismo, miglioriamo la nostra stessa vita e quella di tutte quelle persone che beneficiano delle nostre azioni. Qualora riuscissimo ad abbracciare le nostre imperfezioni ci renderemmo conto che non c’è bisogno di un modello perfetto, ma c’è bisogno semplicemente di essere. Essendo noi stessi, nella nostra unicità e infinita bellezza, saremo perfetti.
“La perfezione non esiste, capirla è il trionfo dell’intelligenza umana, desiderarla per possederla è la più pericolosa delle follie.” Alfred de Musset
“Amiamo la perfezione, perché non la possiamo avere; la rifiuteremmo, se ce l’avessimo. Il perfetto è il disumano, perché l’umano è imperfetto.” Fernando Pessoa
“Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.” Aristotele
2 commenti
Come sempre è nel “contesto” che si muove tutto: la vita è perfetta se presa nell’attimo della sua esistenza assoluta ma è imperfetta se la si vede nel suo insieme (relativo) e ciò accade perché è in continua trasformazione. Per cui la vita è sia perfetta che imperfetta e l’imperfezione è parte della perfezione in quanto essa stessa si traduce in qualcosa di creativo e sempre diverso. Spesso ciò che definiamo imperfetto è solo una visione limitata di quello che è. Se fossimo più aperti a vedere, ad ascoltare, a percepire, si aprirebbe alla nostra mente un mondo del tutto diverso. Un mondo che la mente non saprebbe comprendere ma il cuore sì, sempre che non ci siamo giocati il cuore con scelte sbagliate.
Pienamente d’accordo con te Paolo, grazie per essere passato da qui e aver lasciato un tuo prezioso commento.