Specchio dei nostri giorni, la sindrome da burnout ricalca alla perfezione ciò che la nostra società è diventata: un mondo sempre più frenetico, dominato dalle logiche di mercato, dal capitalismo esasperato, dalla grigia routine e da rapporti sentimentali spesso vuoti ed alienanti. In una società nella quale si vive per lavorare, la sindrome da burnout si manifesta con sintomi eterogenei e conseguenze psichiche che possono variare anche in base al grado di sensibilità e al tipo di personalità di chi ne è colpito. Eccone alcune: forte stress, attacchi di panico, tristezza, apatia, frustrazione, insoddisfazione e, nei casi più gravi, depressione.
La sindrome da burnout è infatti strettamente connessa alla depressione, al “male del secolo” che attanaglia le vite di molti occidentali e li costringe a un isolamento forzato, a una vita grigia e priva di stimoli. Una sindrome che si nutre dei mali della nostra società, che trae sempre più linfa vitale dalla routine del lavoro, dall’ansia da prestazione imperante, e costringe chi ne soffre a relazionarsi con la ricerca della perfezione, con la scalata sociale, con il “Dio denaro”, il successo e la carriera nel mondo del lavoro. E gli stessi sintomi con cui si manifesta la sindrome da burnout schiacciano chi ne soffre, lo mettono in un angolo costringendolo a isolarsi e a perdere i propri affetti. La conseguenza più grave e frustrante è un Ego a pezzi. Una personalità ferita che non riesce ad emergere dal limbo in cui è piombata. Il tutto accompagnato da una scarsissima autostima.
Sintomi che, nella sindrome da esaurimento, sono più o meno sempre gli stessi: difficoltà di concentrazione, insonnia, astenia, senso di tristezza, impotenza. Chi soffre di questa sindrome è condannato a guardare la vita sempre con pessimismo e ad avere una visione negativa anche nelle relazioni affettive. Nei casi più gravi, la sindrome da burnout può degenerare e condurre ad attacchi di panico, di ansia, a frigidità e persino a bulimia, ipocondria, tic nervosi. Chi ne soffre ha una bassa stima di sé, vive perennemente nel senso di colpa ed è costretto a fare i conti con una imperante sensazione di fallimento, di rabbia, di risentimento e di indifferenza.
“Viviamo convinti che più lavoreremo e più gli altri ci considereranno in gamba. Siamo talmente concentrati su quel che guadagniamo e condizionati da un’idea ingannevole di successo da non riuscire più a vedere la controparte dello scambio: la perdita del tempo libero, il prosciugamento del tempo per oziare, così come facevano gli antichi saggi, per occuparsi delle cose “alte”, per coltivare i sentimenti, dare voce alla creatività e inseguire la propria evoluzione personale. Così poco avvezzi a riflettere su ciò che siamo e ciò che vogliamo, soffochiamo le domande sul nascere, rifugiandoci nel comfort dei falsi miti che ci sono stati inculcati fin da piccoli.”
(Dal mio libro “Schiavi del Tempo“)
Spesso chi ne soffre sviluppa paranoie molto forti, guarda al mondo e ai rapporti personali con sospetto, sviluppa un pensiero rigido e non è per niente incline al cambiamento. Un malessere psicologico molto forte che si riflette, inevitabilmente, anche sul corpo. Tachicardia, vertigini, ipertensione arteriosa e non è raro che chi ne soffre poi vada a trovare “rifugio” nell’abuso di alcol e droga, oppure di farmaci. Anche in questo caso, il corpo cerca di resistere allo stress del quotidiano, al lavoro, alla grigia ruotine, cerca di immagazzinare, incamerare, ma poi, inevitabilmente, soccombe.
Ma la sindrome da burnout è molto più. Una patologia davvero complessa e ricca di sfaccettature. Non tutti sanno, ad esempio, che la sindrome da esaurimento non è solo causata dallo stress da iperattività ma può poggiare le sue basi anche sullo stress da ipoattività. Ossia, anche chi ha troppo tempo libero per pensare e ripensare a fatti spiacevoli accaduti, a situazioni problematiche, senza trovare mai una soluzione, può essere colpito dalla sindrome da burnout. È il caso tipico di coloro che non hanno nulla da fare, che vivono la loro giornata nella noia più totale. Una vita del genere non può essere vissuta con serenità e la mente inizia a sviluppare paranoie e, nei casi più gravi, pensieri ossessivi.
Nel complesso si tratta di un quadro davvero sconsolante che non può e non deve MAI videntare definitivo, cronico. È possibile emergere dalla sindrome da burnout. È possibile aiutare il corpo e la mente ad “abbattere” la routine, a guardare oltre la desolazione e l’angoscia che la nostra società produce. Soltanto ribellandoci al “sistema”, creando così una nostra personale scala di valori interiori e costruendo un alto senso etico verso noi stessi, possiamo sconfiggere il “male del secolo”.
Inseguiamo obiettivi concreti di crescita personale e non soltanto materiali, impariamo a dominare la routine e la noia che ci schiaccia, nutriamo la nostra anima e la nostra mente, usciamo dal nostro guscio, investiamo sulla gentilezza, sulla correttezza e sull’integrità. Infine, amiamo noi stessi perché è soltanto partendo da noi che potremo finalmente intrecciare rapporti sentimentali autentici e sinceri. Impariamo a mettere in pratica tutti questi insegnamenti e avviare un processo di guarigione che possa renderci immuni dalla sindrome da burnout.
“Uno dei sintomi dell’arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia terribilmente importante.
Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro.”
(Bertrand Russell, “La conquista della felicità“)