Esistono in tutto il mondo popolazioni tribali che hanno instaurato rapporti stretti e armoniosi con il loro ambiente, utilizzando un’ampia gamma di nicchie ecologiche, senza distruggerle. Soltanto adesso, cioè all’ultimo istante, qualcuno sta iniziando a capire che queste popolazioni offrono un esempio vivente di ciò che è la sostenibilità ambientale. Eppure, nella maggior parte dei casi, queste popolazioni sono ancora considerate delle popolazioni di circostanza, arretrate e per molti governi rappresentano un ostacolo al progresso.
Molte tribù sono state gravemente danneggiate e contaminate a causa dell’invasione del modernismo nei loro territori, sono state oggetto di caccia, catturate e confinate in riserve per poi morirvi. In altri casi le popolazioni tribali muoiono a causa di malattie portate dagli invasori e aggravate dalla distruzione della loro cultura e della loro società. Una conseguenza dovuta ai cosiddetti “progetti di sviluppo” nel nome del progresso. Strade e dighe, miniere e ranch. Ancora oggi le terre in cui vivono i popoli tribali vengono invase da coloni e allevatori, da aziende petrolifere, minerarie o del legno, che costringono queste popolazioni a sopravvivere ai margini dell’aggressiva società che li disprezza.
Per fortuna c’è chi combatte a favore dei popoli tribali, per difendere i loro diritti e oggi possiamo dire che, a livello globale, la situazione sta leggermente migliorando. I tribunali di tutto il mondo emettono sempre più sentenze che sono sia favorevoli ai nativi, sia vincolanti per i governi.
Ma cosa s’intende per popolazioni tribali? Le popolazioni tribali sono quei popoli organizzati in comunità tribali da generazioni, generalmente si tratta di abitanti originari dei paesi in cui vivono, e normalmente sono popoli autosufficienti, che vivono delle risorse del territorio: caccia, pesca e raccolta, oppure di agricoltura e allevamento su piccolissima scala. Una caratteristica comune delle popolazioni tribali di tutto il mondo è il loro profondo rispetto per il mondo naturale e un disprezzo innato per l’abuso spietato fatto dall’uomo moderno. “Noi apparteniamo alla Terra, e non la Terra a noi” è uno dei sentimenti più comuni che prevale tra queste popolazioni.
Soltanto le popolazioni tribali conoscono un’utilizzazione efficiente, proficua e soprattutto sostenibile delle loro terre – come ad esempio le foreste pluviali – delle quali ne conoscono il segreto e sono in grado di identificare non soltanto i nomi e le caratteristiche morfologiche di ogni pianta e di ogni animale, ma anche la loro utilizzazione come alimenti, medicinali, indumenti , materiali costruttivi e tanto altro ancora. Conoscono centinaia di piante che potrebbero venire coltivate per integrare il numero di colture pericolosamente basso di cui dipende la grande maggioranza della popolazione mondiale. E le loro profonde conoscenze farmacologiche potrebbero favorire la distribuzione di nuove cure per molte malattie. Ma senza l’aiuto delle popolazioni tribali non siamo in grado di trarre beneficio da questo straordinario “laboratorio naturale”.
Per questo motivo stanno crescendo sempre di più le campagne e le iniziative a sostegno delle popolazioni tribali, a favore della loro lotta per la sopravvivenza. Una su tutte, voglio citare l’organizzazione Survival International. Un’organizzazione non governativa e no-profit, che dal 1969 anni si batte per il riconoscimento dei diritti dei popoli nativi e non accetta denaro da alcun governo. A finanziare il loro lavoro sono principalmente le donazioni dei loro sostenitori, che rendono Survival International uno strumento realmente indipendente ed efficace. Vi invito a visitare il loro sito (www.survival.it). Una vera “finestra” sugli angoli più remoti della terra, dove l’umanità “moderna” sta perpetuando da secoli i peggiori crimini. Attraverso il loro sito potrete informarvi, iscrivervi, fare una donazione, firmare una petizione. Potrete passare dalla parte dell’azione, per tutelare i diritti delle popolazioni tribali e salvare gli interessi reali del loro ambiente.
Tutte le popolazioni tribali rispettano la natura, venerano la Terra come una madre e rispettano profondamente le forze vitali che regolano le stagioni, la fertilità e i cicli regolari da cui dipende la salute del pianeta. Anche noi, una volta, eravamo così. Se riuscissimo a sfuggire al fragore e al fetore della nostra civiltà e sostare nella pace di una zona intatta del nostro territorio, riusciremmo a ricordare com’erano le cose un tempo e a intuire anche come potrebbero essere. Ma circondati dalle pressioni e dal martellamento del mondo moderno, dal frastuono assordante del traffico e dal sovraffollamento dei centri urbani, dimentichiamo gli insegnamenti del mondo naturale e cerchiamo soltanto vantaggi materiali a breve termine. Tutto ciò porta al caos.
Sono le stesse popolazioni tribali a fornire la soluzione a molti dei problemi che il mondo deve affrontare. La loro sopravvivenza è la chiave della nostra sopravvivenza. Esse sono gli amici migliori che ha ancora la Terra e noi dobbiamo ascoltarle con tutta l’attenzione e il rispetto a cui possiamo fare appello. Occorre superare pregiudizi radicati e forti interessi, ma sull’onda della crescente indignazione ritengo che ci sia una possibilità reale che il pendolo cominci a oscillare in direzione del rispetto per tutte le forme di vita e del riconoscimento della superiore saggezza di coloro che hanno sempre praticato questa filosofia.
“Quando allontanate un uomo dalla sua terra, gli togliete lo spirito che gli dà la vita.”
Aborigeni, Australia
“La Terra è nostra Madre, e se ci atterremo alle sue leggi, lei avrà cura di noi.”
Arhuaco, Colombia
“Dalle strade che l’uomo bianco costruisce arrivano morte e povertà.”
Makuxi, Brasile