L’autoironia è l’arte di saper ridere di se stessi e contiene, probabilmente, le chiavi per una serenità interiore altrimenti non raggiungibile. Lo stesso psicoanalista Sigmund Freud disse che l’umorismo è il più potente meccanismo di difesa, ma non solo, aggiunse che è proprio l’autoironia, ovvero l’umorismo rivolto verso se stessi, custodirebbe il segreto della felicità. Ma allora, perché le persone non riescono a praticare l’autoironia, ovvero, non riescono a ridere di se stesse?
La verità è che, in un mondo dominato dall’apparenza e da vite ingabbiate in norme rigide, la gente è diventata eccessivamente severa e rigida con se stessa, negandosi persino la possibilità di sbagliare. Viviamo con la costante sensazione di essere sotto i riflettori, incapaci di ridere di noi stessi e inconsciamente, diamo troppo peso al nostro ego e ci preoccupiamo eccessivamente dell’immagine che gli altri hanno di noi. Per questa ragione dobbiamo a tutti i costi dimostrare la nostra perfezione e questo, naturalmente, ci porta a sentirci feriti ogni qualvolta siamo sottoposti a una critica o a sentirci in colpa per non essere come gli altri ci vorrebbero.
Nasce così un circolo vizioso di attacchi e reazioni. Ad ogni offesa, la risposta è un’altra offesa, in un crescendo di tensione che non lascia spazio all’umorismo. La risata, un tempo antidoto efficace, viene sostituita da rabbia, risentimento e chiusura difensiva. Eppure, è proprio quando ci sentiamo sotto attacco che una sana dose di autoironia, accompagnata da una risata genuina, può rivelarsi l’arma vincente. Disorientando l’aggressore e spezzando il clima di ostilità, l’autoironia ci permette di trasformare il “nemico” in un complice involontario, smascherando l’assurdità della situazione e sciogliendo la tensione.
Invece succede che quando ci troviamo al centro di una critica o di una provocazione, la prima cosa che facciamo è quella di offenderci o di arrabbiarci all’istante, in quanto riteniamo che sia del tutto ingiustificata e infondata. Ma non è, questo, un valido motivo per riderci sopra? Quello che dobbiamo fare in casi come questi, è cercare di mettere da parte il nostro “Io” e cogliere l’aspetto comico ed umoristico che si cela dietro a questo tipo di situazione. Non è detto, infatti, che una critica debba essere per forza un aspetto negativo, dipende da che punto di vista lo guardiamo e il valore che gli diamo.
L’autoironia altro non è che la capacità di ironizzare sui propri difetti, sulle proprie mancanze, aspetti di noi che ancora non abbiamo sviluppato, ma non per questo, sono da cancellare o debellare manco fossero una malattia. Sono certo che chi mette in evidenza le proprie mancanze ancor prima che lo facciano gli altri, rende automaticamente se stesso più simpatico, vero, leale, al contrario di chi invece vuole ostentare una personalità superiore e senza difetti, ma che probabilmente rappresenta soltanto una maschera per se stesso.
Le persone ridono degli altri, ma faticano a ridere di se stesse. Tragicomico!
Eppure, ridere di sé è un atto liberatorio: uccide l’ego, ci rende più limpidi e leggeri, consapevoli che nulla può davvero colpirci. L’autoironia è la miglior difesa per navigare il mondo. In alcune situazioni, una sana risata (anche solo interiore) può aiutarci a vivere un evento con maggiore serenità e leggerezza. Provateci.
«La leggerezza di chi ha imparato a dare il giusto peso alle cose e a non prendersi mai troppo sul serio, di chi sa ridere di sé e dei propri inciampi, consapevole che non esiste strumento più potente dell’ironia per smorzare la realtà, sdrammatizzarla, ricondurre tutto alle giuste proporzioni.»
(Dal mio libro “La cattiva abitudine di essere infelici“)
Per imparare a ridere di se stessi bisogna innanzitutto amarsi e accettarsi. Una persona capace di ridere di se stessa dimostra, infatti, una maturità e un’intelligenza che la affrancano dal peso dei giudizi altrui. L’autoironia diventa un sinonimo di accettazione. Si tratta di abbracciare la propria essenza, comprese paure e difetti.
È fondamentale, quindi, non avere troppe pretese da noi stessi e non crearci aspettative eccessive. Dobbiamo concederci la possibilità di non essere perfetti, anche se molti vorrebbero che lo fossimo. Allo stesso tempo, dobbiamo sentirci liberi di sbagliare, come fanno tutti gli altri esseri umani, e di avere i nostri difetti e le nostre paure. Perché se iniziamo a condividere con gli altri, con ironia, le nostre imperfezioni e a riderci sopra, queste piano piano si ridimensioneranno, diventando addirittura un nostro punto di forza. Anche questo è un processo di trasformazione, un’alchimia interiore.
L’autoironia diviene così uno strumento attraverso cui possiamo trasformare con una risata una reazione negativa come la rabbia, la permalosità e l’umiliazione. Proprio nel momento in cui avvertiamo che uno di questi stati d’animo sta prendendo il sopravvento su di noi. Attenzione però: ridere di se stessi non deve essere solo un atto forzato. Non basta mostrare i denti per affermare di stare ridendo, mentre interiormente un putiferio si scatena e la rabbia ci consuma. L’autoironia deve essere libera, spontanea e naturale.
In sintesi, imparare a ridere di se stessi significa diventare i nostri migliori complici. Se non siamo noi a credere in noi stessi, nessuno potrà farlo al nostro posto. Dunque, è tempo di silenziare quella voce interiore severa, inflessibile e tormentosa, dando vita alla nostra parte ironica. Come scrisse Victor Hugo: “La libertà comincia dall’ironia”.
Essere troppo critici con noi stessi conduce solo al malessere emotivo. Al contrario, coltivare flessibilità e autoironia porta a un maggiore equilibrio interiore. In definitiva, “ridere di sé” ci permette di stare meglio con noi stessi. E la felicità è una capacità che si impara e si allena. Uno dei segreti per raggiungerla è proprio saper ridere di se stessi!
2 commenti
Bellissima la foto iniziale che hai scelto Ivan , non ho capito però se l’auto ironia può funzionare anche a piedi o in bici… scherzi a parte , è l’arma migliore verso gli sciocchi , osservare il loro stupore e ascoltarne il silenzio è un premio . Mi ritenevo permaloso e con il tempo mi sento migliorato , anche grazie alla vicinanza di persone intellettualmente oneste nei comportamenti , oltre che nelle parole . Ad esempio io ho poca memoria visiva e mi perdo anche in strade conosciute come le mie tasche , infatti non conosco le mie tasche .
Grazie Luca! Lo ammetto, non è un articolo per tutti, bisogna avere una buona dose di conoscenza di sé per capire il potere di uno strumento come l’autoironia. Saper ridere di se stessi è terapeutico e magico al tempo stesso, perché produce risultati inaspettati in un tempo quasi immediato. Provare per credere!