Respira Prima Di Parlare

Tragicomico
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Respira prima di parlare, perché il respiro è un invito, un’apertura alla riflessione, alla meditazione, in un mondo dove spesso si comunica troppo velocemente e con un certo impulso, respirare prima di parlare diventa un atto magico, intimo, un qualcosa che fai prima per te stesso e poi, successivamente, per chi ti ascolta. Il respiro, inteso come inspiro profondo, pausa ed espiro, rappresenta l’essenza della vita, della lotta, della forza interiore. Chi respira prima di parlare ottiene, a volte inaspettatamente, un risultato immediato: l’interlocutore ti concede il suo rispetto, come segno di riconoscimento per il piacere di avere finalmente di fronte qualcuno che lo sta veramente ad ascoltare, che riflette sulle parole dette e sulle parole o sul silenzio da esprimere.

Il respiro è il ponte che collega la vita alla coscienza,
che unisce il corpo ai nostri pensieri.
Ogni volta che la vostra mente si disperde,
utilizzate il respiro come mezzo
per prendere di nuovo in mano la vostra mente.”

(Thich Nhat Hanh – “Il miracolo della presenza mentale“)

Ci ritroviamo catapultati in una società piena di rumori e di suoni, confusa, disordinata e disorientata, dove l’uso delle parole è diventato smodato e spropositato per quelle poche persone rimaste, capaci di ascoltare. In verità, tutti hanno qualcosa da dire, ma nessuno ascolta più. Si preferisce essere protagonisti in prima persona. La parola prende il sopravvento, siamo portati a parlare d’istinto, ad aprire bocca senza avere la piena consapevolezza di ciò che stiamo davvero dicendo. E soprattutto, nessuno respira prima di parlare.

Una civiltà che fa un uso spropositato della chiacchiera, una moltitudine di individui pronti a far uscire dalla bocca parole perlopiù inutili e insignificanti. Siamo pieni di slogan, immagini, di un pourparler senza sosta, perché la riflessione, come il silenzio, ci fa paura. Ci fa paura respirare, perché vorrebbe dire riflettere e riflettere significherebbe sforzarsi, sforzarsi di esprimere un pensiero proprio, di ragionare con la propria testa su quanto ci è stato detto. No signori miei, questo è troppo per l’uomo di oggi. Un uomo tutto istinto e niente ragione.

Fateci caso: quando qualcuno parla, l’altro, anziché ascoltare, è talmente concentrato su ciò che dovrà replicare che finisce nel non prestare la più minima attenzione al suo interlocutore. Anzi, il più delle volte lo interrompe, finisce le frasi al posto suo, già commenta mentre chi parla ha ancora qualcosa da dire: «Sì, sì, lo so, lo so…» o simili, incalzando molto in fretta l’interlocutore, in modo che ceda la parola. E questo succede perché l’individuo di oggi non respira prima di parlare (sempre inteso come inspiro profondo, pausa ed espiro). Quindi non riflette, non medita, ma reagisce d’istinto vomitando parole. Non ci credi? Fatti un giro sui social, e vedi quanta gente vomita post senza respirare. Renditi conto tu stesso.

Questo “vomito” si traduce quasi sempre in giudizi affrettati, atti a screditare il pensiero o il comportamento altrui. A dimostrazione della scarsa disposizione che abbiamo ad ascoltare gli altri. Di conseguenza il non capirsi non può che essere una logica conseguenza. In questa società è del tutto naturale fraintendere e fraintendersi, e non solo, c’è chi riesce addirittura a credere alle proprie menzogne fino a ritenerle vere, per poi non sapere più quale maschera indossare e quale ruolo svolgere. Sono questi i paradossi tragicomici di una società definita come società della comunicazione di massa e i vari 2.0, 3.0, 4.0 e via dicendo, come per dire.. ci stiamo evolvendo sempre di più. Ma ne siete sicuri?

In questo teatrino fatto di “pose”, di atteggiamenti studiati, di risposte recitate e abitudini emotive sempre uguali, viene davvero difficile incontrare un essere umano, mentre è molto facile imbattersi in un burattino, anzi, nella sua evoluzione, un robot meccanico, programmato per dare risposte scontate, atte a distruggere ogni tipo di discussione valida. Eppure, basterebbe veramente poco per rendersene conto, per fare un passo indietro e uscire da quelle identificazioni che assumiamo giorno dopo giorno, per sembrare ciò che non siamo. Siamo implicati in un teatrino di atteggiamenti e ne restiamo prigionieri.

Ecco allora un piccolo aneddoto: respira prima di parlare. Per tornare ad essere più umani e riscoprire il piacere della lentezza,  delle parole,  della comunicazione e del rispetto verso chi abbiamo di fronte. Tornate ad essere padroni dei vostri pensieri, delle vostre emozioni, delle vostre scelte, del vostro comportamento e soprattutto, del vostro respiro.

Ricordatevi di respirare. Dopotutto, è il segreto della vita.
(Gregory Maguire – “A Lion Among Men“)

Tragicomico

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2 commenti

paolo 27 Febbraio 2024 - 10:42

Come scritto altrove, come sempre detto, come fosse ieri … magari l’essere umano usasse un po’ l’istinto, pare che anche questo prezioso elemento naturale sia finito nel nulla. Certo che a pensare che l’istinto sia morto è davvero una cosa brutta, anzi no, è terribile. Istinto, raziocinio, logica, intelligenza, intuizione, percezione … dove state? L’essere umano con la delega ha soppiantato qualsiasi cosa e scelta a favore di un parco giochi dove non devi pensare, dove ti ubriachi di inutilità, dove tutto è superficiale, dove se sparisce qualcuno non ti preoccupi, dove accarezzando un asinello non ti accorgi che era un tuo fratello … caro Pinocchio.

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Tragicomico 28 Febbraio 2024 - 14:05

Quanta verità caro Paolo, l’essere umano annaspa in un mare di superficialità pur di seguire la corrente, senza rendersi conto che gli basterebbe fare un paio di bracciate controcorrente per ritrovarsi finalmente libero di scegliere, di essere, di vivere in armonia con se stesso.

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