Andare controcorrente è spesso sinonimo di emarginazione, solitudine, del non essere integrati e accettati in una società dove, sempre di più, e attraverso la globalizzazione, si va insieme in un’unica direzione. Una stessa direzione per la moda, per la musica, per il pensare, il mangiare, la filosofia, l’arte, un conformismo globale che sovrasta tutto e tutti e nel quale andare controcorrente equivale a uscire dalla zona di comfort e incamminarsi verso critiche, scontri, indecisioni e perché no, anche rischi. Non sono pochi, infatti, coloro che nel tentativo di andare controcorrente hanno fatto una brutta fine. C’è una domanda che sorge spontanea, ma che in realtà è doverosa fare: perché si decide di andare controcorrente se poi è così scomodo e rischioso? Una domanda alla quale può rispondere solo colui che, almeno una volta nella vita, ha provato sulla sua pelle la forza di questa corrente. Remandoci contro.
Secondo il parere di chi scrive, si decide di andare controcorrente perché per essere liberi di vivere la propria vita è necessario assumersi la responsabilità delle proprie decisioni anche quando queste risultano scomode e non trovano il consenso altrui. Ed è proprio in casi come questi che siamo chiamati a fare una delle scelte più importanti: seguire comodamente la massa accontentando gli altri o andare rischiosamente controcorrente per accontentare noi stessi?
Il buon Lucio Anneo Seneca (uno dei tanti che non ha fatto una bella fine) scrive in una delle sue “Lettere a Lucilio“:
“Sono pochi quelli che decidono saggiamente su se stessi e sulle proprie cose. Tutti gli altri, a somiglianza degli oggetti che galleggiano nei fiumi, non vanno da sé, ma sono trasportati. Alcuni, dove la corrente è più lenta, sono spinti mollemente; altri sono travolti dalla corrente più rapida; altri sono depositati vicino alla riva, dove la corrente si affievolisce; altri infine sono scagliati in mare con moto impetuoso. Dunque, dobbiamo stabilire ciò che vogliamo ed essere perseveranti nella decisione presa.”
La paura di andare controcorrente viene da molto lontano e deriva dal fatto che quando subiamo una sorta di esclusione, quando veniamo etichettati come una pecora nera, nel nostro cervello si attiva un primordiale stato di allerta, come se fossimo in pericolo. Sappiamo che, da soli, siamo ancora più vulnerabili dinanzi ad un eventuale pericolo. Questo fa sì che si attivi in noi la paura di andare controcorrente e di conseguenza si concretizzi la pericolosa tendenza ad unirci alla massa senza nemmeno riflettere. Un esempio eclatante è stato quello del nazismo. Molti aderirono a quel movimento malato e disumano solo per paura. Tutti marciavano in quella direzione e, per quanto fosse assurdo, per molti era meglio seguire la corrente che opporvi resistenza.
Ma tutto ciò avviene anche nel quotidiano, nel nostro piccolo mondo. Come nei casi di bullismo scolastico, negli stadi, negli episodi di violenza di gruppo, dove anche se molti, nel profondo, sanno che si tratta di un fenomeno riprovevole, finiscono per tacere o, ancora peggio, unirsi a questi atti solo per non dover remare contro la corrente dominante. Tutto ciò, ovviamente, si riversa anche sulle categorie meno violente dal punto di vista fisico, ma non per questo meno immuni alla corrente: il pensare liberamente, l’esprimersi a proprio piacimento, le scelte personali e via dicendo.
Questo vuol dire che per fare parte della società e della cultura, siamo costretti a “falsificarci” un po’. E forse non solo un po’. È come se, sin dalla nascita, ci sia sempre stato qualcuno dietro le quinte a suggerirci come essere, cosa fare e in che modo comportarci. Spesso, però, questi suggerimenti non coincidono con ciò che vorremmo fare e con chi vorremmo essere davvero. Ci vengono imposti limiti che non sempre vengono spiegati e non sempre capiamo. Impariamo a comportarci secondo le norme dettate dagli altri, perché abbiamo paura della sofferenza causata da un atteggiamento diverso.
“Quasi tutte le persone sono altre persone. I loro pensieri sono le opinioni di qualcun altro,
le loro esistenze una parodia, le loro passioni una citazione.”
(Oscar Wilde – “De profundis“)
Tutti o quasi, quando siamo stati piccoli, ci siamo accorti di come a comandare fossero gli adulti. Genitori, preti o insegnanti che fossero, ci hanno abituato a ubbidire, a rispettare determinate regole, spesso senza spiegarci il perché di ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ci viene presentato come dato di fatto (“è così e basta!”), e la nostra opinione o la nostra volontà in merito conta poco o nulla.
Ma crescere, evolversi e iniziare così ad andare controcorrente, significa capire il perché delle regole, dei limiti e delle restrizioni. Oltre che, cosa fondamentale, comprendere fino a che punto queste regole combaciano con la nostra volontà. Per potere poi agire di conseguenza, in base a quella che è la nostra visione di vita. E per centrare quest’obiettivo è fondamentale perdere la paura di andare controcorrente, la paura di pensare con la propria testa, manco fosse un reato. Dobbiamo imparare a esplorare noi stessi, indipendentemente dal personaggio che abbiamo imparato a rappresentare.
Nel riconoscerci come adulti, scopriamo di avere risorse e capacità per opporci a ciò che non condividiamo e, dunque, ad andare controcorrente. La prima cosa da fare, ovviamente, è sapere con chiarezza su cosa non siamo d’accordo, e lì dove non c’è alcuna sintonia bisogna intervenire e dire “basta” con questa farsa. In altre parole dobbiamo togliere, e così come lo scultore toglie affinché venga fuori l’opera d’arte che ha in mente, allo stesso modo noi dobbiamo togliere per far venire fuori noi stessi. Del resto l’opera siamo noi, e non ciò che gli altri vogliono fare di noi. “Per apprendere, bisogna prima disapprendere” diceva l’eccellente Carmelo Bene.
Non sempre, però, c’è la voglia di andare controcorrente. Talvolta la paura sovrasta qualsiasi sovversione interna, che viene così subito messa a tacere. Si sceglie di non crescere, perché non tutti sono disposti a percorrere quel sentiero che conduce dal personaggio costruito a quello reale. E non tutti vogliono avere un confronto “faccia a faccia” con la paura che deriva dall’essere capaci di essere se stessi. In questa scelta, credo, consiste tutto il libero arbitrio dell’essere umano. Essere o non essere. Quelli che ci riescono, però, ottengono la libertà, oltre alla possibilità di incontrare il proprio destino. E tutti gli altri dovranno accontentarsi del semplice ruolo di comparsa in una vita sempre più artificiale.
“Incontro di tempo in tempo qualche giovane nel quale non vorrei veder niente di cambiato o di corretto; solo mi preoccupa vedere che ce ne sono tanti perfettamente adatti a nuotare con gli altri secondo la corrente del tempo, e questo è il punto sul quale sempre di nuovo vorrei richiamare l’attenzione: che all’uomo, nella sua fragile barchetta, è dato il remo in mano proprio perché segua non il capriccio delle onde ma la volontà della sua intelligenza.”
(Johann Wolfgang Goethe, “Massime e riflessioni“)
14 commenti
É notte e dovrei giá essere a nanna… Ma ci sono pensieri che mi tengono sveglia. Io sono la voce fuori dal coro, io sono quella che va sempre contro corrente! E sono stanca, perché il prezzo da pagare é altissimo. cosí, alla ricerca di un perché io sia cosí, alla ricerca di una soluzione percorribile, ho provato a cercare sul web e…. Fortunatamente ho trovato il tuo articolo. Non é un pensiero tanto difficile, né remoto, ma ti garantisco che non avevo la consapevolezza di pagare il prezzo della mia libertà, né quella di creare, essere e vivere me stessa. Ho le lacrime agli occhi mentre ti scrivo… Ora sono troppo stanca ed è bene io riposi, ma non prima di averti detto GRAZIE chiunque tu sia. Proveró a seguirti. Buona notte
Ciao Angela, grazie per essere capitata sul mio blog e per esserti presa la briga di leggermi, nonostante fosse notte. Mi hai dedicato del tempo prezioso e allo stesso tempo hai impreziosito l’articolo con la tua testimonianza.
Sì, non è affatto facile essere controcorrente, non lo è mai stato nel corso della storia, ma non si possono reprimere i propri istinti e recintare la propria libertà. Qualcuno piega la testa, altri non ce la fanno e di essere massa non vogliono – giustamente – sentirne parlare.
Un caro saluto e spero di averti ancora come lettrice.
Mi è capitato di leggerti per caso e chissà perché scopro questi scritti di prima mattina nel silenzio della casa. Sono sola per aver scelto me stessa e a volte questo mi pesa ho il desiderio di lasciarmi andare alla corrente ma quando non vedo la luce mi capitano articoli così, mi rinfranco e penso che… A volte la corrente aiuta. Aiuta a riposare. Puoi fare il morto e lasciarti trasportare. Può essere impetuosa e tu combatti per stare a galla, nuoti cerchi di tenere alta la testa per respirare. Ed io credo che sia la consapevolezza dello scegliere del “COME ANDARE” che fa la differenza.
Belle parole, preziose, grazie Laura. Soprattutto sono parole di chi ha capito quanto è difficile in questa società andare controcorrente, per il privilegio di poter essere se stessi e di scegliere come affrontare la propria vita. Una scelta coraggiosa ma che alla lunga ripaga, fidati e ne parlo anche del mio libro “Schiavi del Tempo“, che ti consiglio vivamente di leggere.
Ti abbraccio e spero di averti ancora come lettrice.
Proprio ieri mattina scrivevo nel mio quadernetto…”E giorni che ascolto il mio corpo, oggi ancora più forte di ieri, è compressione. Ho una seconda pelle addosso che è di due taglie più piccola non è mia, non mi appartiene, c’è però una forza che ancora trattiene, mi spaventa, intimorisce.
Ma ciò che nasce nel profondo è più forte non ci vuole stare e ha voglia di manifestarsi e vivere con libertà, umiltà e leggerezza…”
Ti ringrazio per questo articolo anche io sono sempre stata una voce fuori dal coro, ogni giorno mi metto in discussione, cerco di riconfermare il patto con me stessa , i miei principi e il mio modo di essere. Dici bene “Del resto l’opera siamo noi”.
Grazie ancora.
Grazie a te Manuela, leggere frammenti di vita altrui mi permette di arricchirmi di storie e di esperienze, motivo per il quale ti ringrazio per essere intervenuta qui, su questo piccolo spazio virtuale. E ti auguro di potere continuare a essere una voce fuori dal coro per tutto il resto della tua vita. Un abbraccio.
Questo articolo mi fa sentire capita, io sto andando controcorrente , sempre fatto su tante cose, ora contro chiunque , anche quando provi a spiegare il perchè ma nessuno ti capisce. (Genitori, fratello, compagno.. )
Alla fine perdi anche la voglia di farti capire e non importa, lo fai.. prendi te stesso, le tue paure , il tuo bagaglio e vai a cercare il tuo destino
Grazie Arianna, per questa tua riflessione/confessione, la trovo molto particolare nella sua sincerità E’ vero, per chi decide di essere una mosca bianca, farsi capire diventa davvero una missione ostica, per non dire impossibile.
trovo saggio ascoltare chi è piu’ saggio per esperienza ed elaborare poi noi stessi perche’ dotati di intelligenza propria
Mi sembra giusto e coerente.
Per anni sono stata controcorrente ma ora da disabile , senza soldi purtroppo ho bisogno aiuto altrui e nn posso più essere me stessa .
Costretta a una facciata di quieto vivere devastante che ti fa odiare tutto e tutti .
Si può essere se stessi e liberi fino che si è sani indipendenti e in grado guadagnarsi bene da vivere …
Da disabile se nn hai famiglia dalla tua parte e purtroppo hai bisogno supporto e nn sei in grado pagarti tutto la vita ormai nn è più una vera vita
Mi spiace per la tua situazione Carmela, immagino la tua rabbia e la tua frustrazione ma credimi, non sei tu a essere sbagliata, è il sistema a essere sbagliato. Un sistema che non tutela i deboli, i fragili, chi ha dei problemi, un sistema che continua ad alimentare una diseguaglianza che miete vittime su vittime. E tu in questo momento sei vittima di una società carnefice, motivo per cui io continuerò a dire che chi può, deve alzare la voce, deve mettere nero su bianco ciò che pensa, deve fare dell’azione un esempio di vita. Grazie per questa tua testimonianza, io ne farò tesoro e non posso che augurarti di ritrovare quella serenità e quella libertà attualmente perduta. Un abbraccio.
Sono capitato qui per caso, cercando all’improvviso “scelte controcorrente” su internet.
Dopo anni di un mestiere imposto dai miei genitori, di repressione delle mie vocazioni, di assecondare tendenze truffaldine e squallide pratiche di raggiro da parte di clienti, titolari, colleghi, ho detto BASTA. Seguire la corrente è comodo, conforma, omologa, ma uno spirito libero grida dentro dalla sua galera e grida vendetta, voglia di riscatto, voglia di libertà.
Abbandonare la comodità del gruppo e l’agio del denaro facile, ma sporco, la pantomima del “stai zitto che ti conviene” ha liberato il mio vero essere e mi sto riconquistando la vita contro tutto e tutti. I pugni in faccia, le cadute, la solitudine fanno male, a volte mi giro indietro, ma ecco subito un moto di repulsione e nuovo carburante alla volontà di farcela da solo e di conquistarsi l’Avvenire.
A chiunque mi legga, vorrei dire che si può cambiare, si può fare ciò che si vuole, che quei bastioni dell’omologazione che sembrano insormontabili sono solo di cartapesta. Da dentro, si sfondano facilmente, solo che là fuori sarete da soli e dovrete difendervi sia dalla natura che dall’indifferenza e ostilità di chi era con voi nella corrente. Ma chi è libero è più forte di chi ha le catene ai piedi: conquistatevi la vostra libertà e decidete della vostra vita! Ci sono ancora esseri umani che la pensano come voi e che nei deserti dell’autodeterminazione potreste incontrare, non siamo davvero soli. Lascio un incoraggiamento a tutti, non vi voltate e vedrete che otterrete ciò che davvero volete!
Buona vita a tutti
Grazie Luca, nulla arriva per caso e sono certo che questo tuo messaggio, dettato dalla tua esperienza di vita, sarà utile a molti. Un concetto, quello della libertà interiore, che affronto in maniera concisa e diretta nel mio libro “LIBERI DENTRO, LIBERI FUORI”, perché la libertà deve prima espandersi all’interno per poi irradiarsi fuori e non viceversa. Non ha senso credersi liberi fuori se poi si è imprigionati dentro. E nelle tue parole questo concetto risuona forte, attraverso una coscienza che ha sperimentato il distacco dalla moltitudine, dagli stereotipi, dalle sovrastrutture mentali causa continua di bisogni indotti. Grazie ancora per queste tue parole e buon cammino di vita.