Per gran parte della storia dell’umanità, e in tutte le sue diverse manifestazioni culturali, la Madre Terra è stata considerata come un pianeta vivente dotato di spirito. Per secoli è stata invocata e celebrata come una Dea. Per l’essere umano del passato la Madre Terra ha sempre avuto un aspetto organico, autosufficiente, di una creatura viva, ricca di coscienza. La Madre Terra per loro era un pianeta che respirava, ma soprattutto, era considerata sacra. Gli antichi greci diedero un nome alla Dea della terra, si chiamava Gaia. E nelle religioni e credenze dell’età antica, o comunque precristiane, si poneva l’essere umano non al di sopra ma all’interno della natura.
La Dea Madre, per secoli, è stata trattata con il massimo rispetto in ogni parte del mondo. Non vi era cultura che non fosse devota a colei che ogni giorno nutriva l’essere umano con i suoi frutti e gli offriva da bere con la sua acqua, gli donava l’aria per respirare e la legna per riscaldarsi. E poi? Poi è arrivato il progresso che ha oscurato questo meraviglioso pianeta vivente, saccheggiandolo e sfruttandolo di ogni sua risorsa. Senza pietà.
In verità, il rapporto tra l’uomo e la Madre Terra ha iniziano ad incrinarsi, specie in Occidente, con la diffusione delle idee sostenute dalla Riforma protestante prima, e dalla rivoluzione intellettuale poi. Una rivoluzione che nel XVII secolo ha dato vita alla filosofia meccanicistica avviata da filosofi come Cartesio e Bacone. Si è così dato inizio ad una nuova Era scientifica, religiosa e filosofica, nella quale hanno progressivamente trasformato la natura in qualcosa di inerte, più simile a una macchina che a un organismo vivente. Una natura denudata dei suoi valori prima considerati sacri. Un mondo nuovo era alle porte, basato su una scienza obiettiva e sul potere della ragione. Ogni cosa significativa doveva provenire da imprese compiute dal genere umano. La Madre Terra era un nostro esclusivo oggetto di conquista.
“Ammalando la Terra, abbiamo ammalato noi stessi.
Intossicati da alimenti innaturali gonfi di ormoni, zuccheri e pesticidi,
trabocchiamo di allergie e bruciamo di infiammazioni perenni.
Abbiamo sterminato ecosistemi millenari per lasciare il posto a coltivazioni forzate,
manipolate e temporanee, dimenticandoci che le voglie dell’uomo
mutano molto più in fretta di quanto la Terra sappia rigenerarsi.”
(Dal mio libro “Schiavi del Tempo“)
E così abbiamo fatto. Abbiamo preso, rubato, con mani tese, lacerando, tagliando, frantumando, abbattendo tutto quanto si presentava sul nostro cammino. Le diverse armonie del mondo naturale vennero accantonate come ostacoli al progresso e con esse scomparve anche quella rete altrettanto sottile di società e di culture umane che con quel mondo si erano coevolute e avevano coesistito per migliaia di anni. “Non temete”, veniva detto in modo quanto mai persuasivo alla gente, “è il progresso!”.
Uno degli aspetti più insidiosi di questa nuova società è stato quello di persuadere la gente che la vita sulla Terra non ha alcun significato metafisico o scopo trascendente. La maggior parte degli scienziati, infatti, sembra ritenere ancora oggi che l’Universo “sia capitato” così, per caso. Ed è chiaro, che in una società come questa, dove il genere umano è visto semplicemente come un fenomeno biologico temporaneo nell’ambito di un processo evolutivo casuale, è difficile che la gente si preoccupi di qualcosa che non sia il proprio benessere materiale. Ed è altresì molto interessante osservare come questo logoramento di società non è mai stato così marcato in Estremo Oriente, là dove il buddhismo sottolinea l’unicità dell’uomo e del mondo naturale, o in paesi come l’India, dove l’induismo attribuisce una fondamentale importanza alla sacralità della terra.
Ma nessun paese è riuscito a conservarsi immune dall’ordine economico del dopoguerra. Vincitori e vinti della seconda Guerra Mondiale furono subito d’accordo al riguardo di una nuova politica socio-economica: la pace dipendeva dalla prosperità, la prosperità dipendeva da produrre e consumare di più, e che da quest’aumento dell’attività economica sarebbe automaticamente derivato un crescente benessere. Vi era un’ammirevole semplicità in questa concordanza di vedute che ha indubbiamente fatto comodo al mondo industrializzato per più di 70 anni e che è ormai così radicata nella nostra cultura e nella nostra politica che ogni dubbio in proposito viene considerato come profondamente sovversivo. Questo è l’aspetto tragicomico della nostra società attuale, tutto ciò che stiamo facendo viene considerato, paradossalmente, come “naturale”.
È arrivato il momento di invertire questa tendenza consumistica, prima che sia troppo tardi. La Madre Terra non è un “nostro” prodotto, come esseri umani NON ne abbiamo l’esclusiva. E tutta questa decaduta come società ci viene rammentata anche dagli scienziati di oggi, che non solo ci forniscono le prove del declino ecologico, ma cominciano a dubitare delle spiegazioni meccanicistiche della vita sulla Terra. Idem da parte degli economisti, che oggi vedono e misurano anche il danno provocato dall’adesione alla crescita economica come essenza del progresso. E dai capi religiosi, che sembrano riscoprire il concetto che la Terra rientri negli scopi della Creazione e che debba pertanto essere rispettata come una parte di tale mistero.
“Insegnate ai vostri figli tutto ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la Terra è la madre di tutti.
Tutto ciò che capita alla Terra capita anche ai suoi figli. Sputare a Terra è sputare su sé stessi.
La Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra.
Tutto è collegato, come il sangue che unisce una famiglia.
Ciò che capita alla Terra, capita anche ai figli della Terra.”
(Seattle – Capo indiano)
Una scienza sana e una spiritualità informata portano alla stessa conclusione: il destino del genere umano è inscindibilmente collegato al resto della vita sulla Terra. In termini simbolici, la Terra non è soltanto la nostra casa, che dobbiamo tenere pulita e gestirla correttamente, ma è realmente, come tutte le antiche civiltà riconoscevano, la nostra “Madre”.
Un pianeta vivente, un luogo sacro.
2 commenti
Ottimi gli spunti di riflessione!
Grazie Milena, mi auguro di averti ancora come lettrice. A presto!