Quante volte durante la nostra quotidianità sentiamo l’estremo bisogno di un posto in cui rifugiarci? La psicologia del rifugio ci permette di trattare noi stessi come un nostro rifugio, provando ad immaginare una tana, una grotta o una stanza buia dentro di noi stessi, nella quale possiamo rifugiarci quando ne sentiamo la necessità. Questo può succedere anche mentre parliamo con il nostro partner, mentre acquistiamo un vestito o siamo in coda al traffico; ogni momento è quello giusto per ricordarci che dentro di noi c’è un rifugio nel quale ripararci e nasconderci.
Il rifugio serve a darci l’immagine di alcuni elementi fondamentali per lo sviluppo di noi stessi, ad esempio rifugio può voler dire uscire dalla mentalità comune, ovvero ci rifugiamo perché non abbiamo nulla da dire, non la pensiamo come tutti gli altri. Ma allo stesso tempo rifugiarsi vuol dire essere nascosti, perché dentro di noi nessuno ci può vedere, uno spazio segreto tutto per noi dove non può entrare nessuno.
La psicologia del rifugio è una delle psicologie più arcaiche e antiche, basta ricordare quando eravamo bambini e sentivamo il bisogno ancestrale di costruirci una tana o un rifugio che poteva essere all’aperto o al chiuso, tra i cespugli, sotto un tavolo, in mezzo ai cuscini o sotto le coperte; un rifugio che ci serviva per giocare, meditare, leggere oppure per stare con gli amici e raccontarci i “segreti” e sottrarci così agli adulti. Questo tipo di esperienza è cruciale per una sana crescita psicologica, in quanto il rifugio rappresenta la delimitazione tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori, simbolizza la nostra l’individualità e ci aiuta a creare quella dimensione intima dell’equilibrio psichico chiamata identità.
Negli ultimi anni abbiamo perduto sempre più il nostro spazio interno, basta osservare programmi dementi come il “Grande Fratello” per capire quanto ci piace vivere all’esterno di noi stessi, magari dinanzi ad una telecamera. Non ci piace più stare con noi stessi, la gente ha paura della solitudine e ha letteralmente tralasciato la psicologia del rifugio. Al giorno d’oggi ciò che ci ossessiona è chiederci se nella vita andiamo bene o no, se ci stimiamo, se ci piacciamo o meno, se i nostri rapporti funzionano o no… il nostro mondo da interno è diventato esterno. Non poniamo più l’attenzione verso noi stessi, ma verso ciò che gli altri pensano o vedono di noi. A questo punto mi viene in mente un meraviglioso pensiero del grande Charlie Chaplin: “Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro.”
La psicologia del rifugio ci permette di rifugiarci in uno spazio tutto nostro, di nessun altro, uno spazio al cui interno non vi è nulla se non appunto… il nostro rifugio. Tutto questo serve a creare uno stato di Presenza vera, autentica, attraverso la quale veniamo a contatto con l’energia che è presente dentro ad ognuno di noi, un’energia rifugiata, nascosta, profondamente calata dentro di noi , che sa tutto di noi e sa dove portarci. Questa energia ha bisogno che noi, per dedicarle spazio e presenza, ci rifugiamo in una sensazione di buio, di vuoto, di nulla. Allora possono nascere al nostro interno cose che noi nemmeno immaginiamo e che si specchieranno all’esterno (La legge dello specchio), scopriamo così i nostri interessi autentici, possiamo incontrare le persone giuste per noi, e ci sentiremo come guidati da questa energia che ci fornirà tutte le risposte di cui necessitiamo. Sant’Agostino diceva: “Non uscire fuori di te, rientra in te stesso; la verità sta nell’intimo dell’anima umana.”
Qualsiasi cosa accada durante la giornata, ricordiamoci sempre che abbiamo uno spazio in cui rifugiarci, uno spazio buio che appartiene al nulla, che nessuno vede ma dove possiamo essere intimamente a contatto con noi stessi.