La Meditazione Per Riequilibrare Corpo E Mente

Tragicomico
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la-meditazioneLa meditazione è un’efficace tecnica di rilassamento che contribuisce all’equilibrio del corpo e della mente, ma possiede anche effetti più sottili, che favoriscono una profonda trasformazione spirituale dell’essere. Fino a non molto tempo fa in Occidente la meditazione era considerata patrimonio esclusivo di asceti, yogi e mistici. Infatti, a primo impatto, la parola “meditazione” evoca nell’immaginario collettivo la figura di un “sadhu”, un asceta errante indù, seduto immobile a gambe incrociate, assorto in uno stato di profondo rapimento. O anche la figura di monaci buddisti avvolti nelle loro vesti arancioni, seduti silenziosamente nella quiete profumata di incenso di un tempio thailandese, immobili come le grandi statue dorate di Buddha che li sovrastano.

Ma al giorno d’oggi la situazione è di gran lunga differente, la meditazione è diventata una tecnica di “uso comune” anche in Occidente, e non è affatto raro trovare immersi in pratiche di questo genere personaggi di tutt’altro genere, come manager provati dallo stress di una vita dinamica e competitiva, atleti che desiderano dare il meglio di sé in ogni gara, artisti che cercano di attingere alle sorgenti più profondi della loro creatività e ricercatori spirituali che trovano nella meditazione le risposte a molte loro domande.

Naturalmente le motivazioni per cui le persone decidono di accostarsi alla meditazione sono abbastanza differenti di caso in caso, e anche di diverso livello. Però possiamo sostenere che un minimo comune denominatore è indubbiamente il fatto che la meditazione fa bene al corpo, alla mente e alla psiche. Sostanzialmente accade che durante la meditazione l’attività cerebrale rallenta, il cervello si prende un breve periodo di meritato riposo, e simultaneamente il corpo si rilassa, il metabolismo rallenta, l’energia non viene più “sprecata” nelle nostre azioni quotidiane o nel continuo chiacchierio della mente. Ma viene trattenuta all’interno e tutto l’organismo entra in uno stato di salutare riposo e recupero.

Un rilassamento generale che apporta importanti benefici al sistema nervoso, al sistema circolatorio e al sistema immunitario. Ma attenzione a non considerare la meditazione come uno stato di sonno, perché la persona immersa in meditazione è profondamente attenta e presente, più intensamente sveglia che nel normale stato di veglia. Durante la meditazione, infatti, l’attenzione si ritrae dal mondo esterno, e i sensi, per così dire, ritirano i loro tentacoli all’interno, diventa tutto un “sentire” interiore, lì dove si trova la sorgente della vita.

meditazione-buddista-candelaVi sono diversi modi per effettuare la meditazione, in alcune forme ci si concentra in maniera esclusiva su un singolo oggetto, su un’immagine, su un suono. Per esempio, lo sguardo resta fisso sulla fiamma di una candela, oppure su un oggetto colorato, un cosiddetto “yantra” o “mandala”, per lo più dotato di un particolare significato simbolico. Oppure la persona in meditazione emette dei suoni, recita certe sillabe, anch’esse dotate di significato simbolico, dette “mantra”. Le pratiche di concentrazione su un particolare oggetto rappresentano perlopiù un passaggio intermedio, che facilita a chi sta meditando il processo di graduale ritiro dell’attenzione dall’esterno verso l’interno, abbandonando quindi quel continuo e automatico coinvolgimento negli stimoli esterni e nelle preoccupazioni della vita quotidiana.

Una forma classica e antichissima di meditazione permette di concentrare l’attenzione esclusivamente sul respiro. In questa pratica il meditatore osserva senza distrarsi il flusso d’aria del respiro, che entra e esce. Si tratta della meditazione “vipassana”, insegnata da Buddha ai suoi discepoli e praticata ancor oggi in tutto l’Oriente buddista, nonché in misura sempre crescente in Occidente.

Uno dei punti di partenza comune a molte pratiche di meditazione è la consapevolezza di ciò che è la nostra mente, di come agisce e di come possiamo controllarla, oltre alla consapevolezza del nostro agire meccanicamente in uno stato di coscienza ordinario dal quale vogliamo ritirarci. Il filosofo e scrittore armeno Georges Ivanovic Gurdjieff, che tante volte ho citato in questo blog, soleva dire ai suoi discepoli che il primo passo verso il risveglio interiore consiste nel renderci conto di “essere una macchina”, di compiere azioni puramente meccaniche, di vivere in uno “stato di sonno” nel quale non è possibile fare nulla, ma tutto, semplicemente, accade.

Sempre secondo Gurdjieff, la maggior parte di noi vive in modo frammentario e meccanico, crediamo di essere coscienti di quello che facciamo e di dirigere liberamente la nostra vita, ma, se esanimiamo più a fondo le nostre scelte, ci accorgiamo che esse sono frutto di un gioco di forze inconsce su cui esercitiamo ben poco controllo, in altre parole, ci sovrastano. Per questo, sosteneva Gurdjieff, ci è tanto difficile decidere veramente qualcosa, per esempio modificare un’abitudine radicata.

Una parte di noi può decidere di smettere di fumare, ma un altro nostro “io” protende meccanicamente la mano verso il pacchetto di sigarette. Una parte di noi decide di essere puntuale in quel tale giorno, salvo poi essere “traditi” da un altro nostro “io” che ci fa abitualmente arrivare in ritardo all’appuntamento. Vi starete chiedendo: ma cosa c’entra la meditazione in tutto ciò?

In verità, la meditazione introduce un po’ di “spazio” nel susseguirsi di questi processi automatici, un po’ di presenza, di attenzione, di consapevolezza, è un riequilibrio di corpo e mente. Vi sorprenderà scoprire durante le prime pratiche di meditazione come in realtà la nostra capacità di “attenzione consapevole” è straordinariamente limitata.

Per esempio, cerchiamo di concentrarci sul respiro, senza perderne un solo istante, ma a stento è passato un minuto e già ci accorgiamo di essere perduti nei pensieri, che tra l’altro, non li abbiamo neanche scelti noi. Ma non dobbiamo sentirci frustrati per questo. Abbiamo semplicemente scoperto la natura del funzionamento della mente nel suo stato ordinario. E la meditazione è essenzialmente la scelta che facciamo di non essere più governati dagli automatismi della mente. Perché purtroppo, come diceva il maestro spirituale indiano Nisargadatta Maharaj, “la mente è un ottimo servitore, ma un pessimo padrone” e la pratica della meditazione serve proprio a riportare la mente nella funzione di servitore.

meditazione-coscienza-espansioneIn Occidente, per un lungo periodo di tempo, c’è stata una notevole diffidenza nei confronti della meditazione. Un aspetto di questa diffidenza è legato proprio al distacco, in quanto la meditazione è stata concepita come una pratica che porta a ritirarsi da ogni coinvolgimento, a ignorare i problemi “reali” del mondo e a rifugiarsi in una certa apatia. Ma non è certo questo il senso più profondo e generale della meditazione. I grandi maestri spirituali hanno sempre sottolineato come la meditazione sia un varco verso quella che possiamo definire “l’apertura del cuore”, lo sviluppo di quella che i buddisti chiamano “compassione”.

Una compassione che è una sorta di ampiezza del cuore, un’immediata capacità di empatia, conformemente all’etimologia della parola stessa. Nella pratica della meditazione, accade che perdendo a poco a poco l’identificazione con i processi meccanici della nostra mente e con gli impulsi inconsci della nostra personalità, gradualmente ci apriamo a un sentire più vasto: la nostra essenza, per così dire, si espande.

Nel rafforzare l’osservazione interiore attraverso la meditazione, e nel disidentificarci dai processi automatici della mente, in verità non si “mette a tacere” e non si sopprime nulla, a differenza di come molte persone credono. La mente diventa poco a poco più silenziosa, ma non viene “costretta al silenzio”. Le emozioni negative gradualmente evaporano, ma non vengono rimosse. L’energia vitale, l’energia degli impulsi primari e della sessualità, non va repressa (come dice la chiesa!), ma va vissuta con consapevolezza e gratitudine. In questa pienezza di esperienza vissuta coscientemente, una trasformazione si produce da sé, invisibile ai nostri occhi e ai nostri sensi, ma ben tangibile al nostro interno.

La via della meditazione è perciò un delicato equilibrio che consiste nel vivere intensamente, appassionatamente, con tutta la nostra energia, ma senza identificarci e restando consapevoli. È solo da questa totalità di vita, non da una fredda disciplina, che a lungo andare emergono saggezza e compassione in ognuno di noi.

La meditazione è uno stato naturale dell’essere, uno stato che abbiamo perduto.
E ritrovarlo è la gioia più grande della vita.

(Osho – “Mindfulness 4.0. La meditazione nel XXI secolo“)

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2 commenti

paolo 15 Settembre 2023 - 9:06

Ottima descrizione e punto di partenza. Sono arrivato da poco sul tuo blog e c’è tanto da leggere, vedo però che è zeppo di consigli e riferimenti che al 99.99% condivido a pieno, si vede dietro le tue spalle una lunga se non lunghissima ricerca. 😉 Poi se dietro ci sia una lunga ricerca oppure un’anima molto antica con un sacco di esperienze non lo so … Oppure lo sono entrambe. Cosa altro aggiungere?
Posso solo dire che portare la meditazione (stato di consapevolezza interiore) nella vita quotidiana è un esercizio non facile, perché ogni volta che pensi di aver fatto un passo in avanti, scopri dentro che c’è un altro passo in più da fare. Più scendi dentro di te e più sei consapevole fuori. Puoi perdere la memoria, le idee o le cose da fare ma ti rendi anche conto che sei consapevole di cose che la mente non può toccare ed esistono al di là della mente stessa. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, si aprono nuove porte, nuove percezioni, nuovi modi pensare e senti che il mondo in cui ti trovi è meraviglioso e unico. Sembra come se il cervello stesse creando nuove connessioni e forse è così.

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Tragicomico 15 Settembre 2023 - 17:05

Grazie Paolo, trattasi di un articolo che ho scritto ben 8 anni fa, ma è anche vero che l’argomento in questione sarà valido fino a quando l’uomo metterà ancora piede su questa terra. Anzi, credo che la meditazione stessa sia nata prima dell’uomo, è l’uomo che nasce nella e attraverso la meditazione, è ciò che lo distingue dalle altre creature ed è ciò che lo distingue da quell’intelligenza che oggi viene definita come “artificiale”. Ovvero la possibilità di contattare e di connettersi con il proprio nocciolo, vivere di essenza e non solom di istinto, spingersi lì dove tutto nasce e da cui tutto si dipana.

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