La libertà è di tutti e appartiene a tutti, perché nel momento in cui la libertà diventa soltanto di qualcuno, allora non vi è più libertà, ma privilegio. Significa non essere più liberi ma ottenere un diritto, una licenza a tempo determinato per usufruire di una concessione. Fino a quando poi quest’ultima non verrà ridiscussa, modificata, tolta. Nel momento in cui in qualcuno è libero e l’altro no, ecco che scatta la guerra fra poveri, fra chi possiede diritti e chi è stato escluso. Del resto, basta guardarsi attorno in questi affannati tempi moderni per rendersi conto della sovranità delle divisioni.
Ed è proprio in questo particolare periodo storico che le persone cosiddette “colte”, quando si parla di libertà, amano tirare in ballo una citazione spesso attribuita a figure eccellenti che hanno calcato questo pianeta, ma che in verità è senza paternità, senza alcuna fonte, e recita più o meno così: “La mia libertà finisce dove comincia la tua” (o se preferite “La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri“). Persone convinte che si tratti di un pensiero nobile, fine, egualitario.
Personalmente rabbrividisco dinanzi a uno scenario simile. Perché nel momento in cui la libertà inizia a essere ritenuta “uno spazio” da delimitare, allora vuol dire che la libertà stessa diventa una minaccia, in quanto deve avere un limite, un confine e addirittura una fine. In altre parole diventa libertà privata, quindi non più di tutti, come una proprietà privata che estromette dal suolo chi non ne sia il titolare. Allo stesso modo la libertà privata si barrica contro le incursioni altrui.
Ma la libertà, cari lettori, è verticale, è uno stato dell’essere. Il filosofo e anarchico russo Michail Bakunin nel suo saggio “Dio e lo Stato” sostiene che “Io sono veramente libero solo quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, sono anch’essi liberi. La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è invece la condizione necessaria e la conferma. Divento veramente libero solo con la libertà degli altri, di modo che più numerosi sono gli esseri liberi che mi circondano e più estesa e più ampia diventa la mia libertà.”
La libertà è di tutti, è un atto di inclusione e di condivisione. La libertà è incontro, fusione, redenzione di sé attraverso l’altro. La mia libertà e la tua non devono essere due cose separate e diverse, ma sovrapponibili. A questo punto l’esperto di turno in genere alza la mano e dice: “Ma allora io sono libero di uccidere, di rubare, di fare tutto quello che voglio nel nome della libertà?”. No! Altrimenti significa che non hai interiorizzato il concetto espresso da Bakunin, il passaggio chiave nel quale asserisce che tu sei libero solo quando anche gli altri lo sono. Libertà non significa sopraffare, entrare in competizione, sottrarre o trarre l’altro in inganno per fare i propri interessi. La libertà esiste solamente quando assumi una tua responsabilità di rispetto dell’altrui libertà.
Quindi libertà non vuol dire fare quello che vi pare ma si fonda sul concetto che o la libertà è di tutti, oppure non è libertà. E se Bakunin si limita a includere soltanto uomini e donne, io mi sento in dovere di allargare tale visione a tutti gli esseri di questa terra, viventi e non. Più la Terra sarà libera e più lo saremo anche noi. Perché la libertà non è mica un’autorizzazione a sfruttare e comprare tutto, a fregarsene delle tonnellate di rifiuti prodotte ogni santo giorno in tutto il mondo. Ecco perché non siamo liberi, perché non abbiamo rispetto di niente e di nessuno. Non rispettiamo la Terra, non rispettiamo chi ci sta di fronte, non rispettiamo nemmeno noi stessi.
Cresciamo con la convinzione di essere padroni del mondo, ma in verità nemmeno ci rendiamo conto di quanto risicate siano le nostre concessioni, i nostri diritti, e di libertà… nemmeno l’ombra! Svolgiamo un lavoro che ci viene assegnato dal Sistema in cui viviamo, per diventare ingranaggi funzionali e dobbiamo pure dire “grazie!”. Perché grazie a quel lavoro “siamo liberi” di accendere un mutuo che per trent’anni ci costringerà a mandare giù bocconi amari, uno dietro l’altro, pur di vivere in una scatola di cemento con le inferriate alle finestre.
«Ci crediamo liberi solo perché possiamo imbrattare di parole i nostri muri virtuali senza che nessuno ci imbavagli la bocca, perché possiamo manifestare, votare, lavorare, figliare, mangiare ramen sui Navigli e fare shopping compulsivo direttamente dal salotto di casa.
Ci crediamo soddisfatti perché siamo persone impegnate che non conoscono tempi morti, perché dentro i nostri appartamenti abbiamo tutto quello che ci hanno insegnato a desiderare e quando ci guardiamo attorno riconosciamo la nostra vita specchiata in quella dei nostri simili. Ci sentiamo appagati non perché siamo felici, ma perché facciamo quello che fanno tutti gli altri. Perché siamo “normali”. »
(Dal mio libro “La cattiva abitudine di essere infelici”)
In verità non siamo liberi nemmeno di morire, visto che il moralismo dominante ci obbliga a restare in vita anche se non lo vogliamo. Non siamo liberi di gestire il nostro corpo, di cui non siamo nemmeno più il padrone. Siamo schiacciati da un Sistema che detta, vigila e impone comportamenti arbitrari per farci accettare l’inaccettabile, un Sistema dentro al quale nessuno sarà libero finché tutti non saranno liberi.
Riflettete: nessun essere vivente presente su questo pianeta teme la libertà, tranne quello che è stato precedentemente addomesticato. Osservatela ogni tanto la natura e noterete la diffidenza che un qualsiasi animale selvatico riverserà contro i comfort della civiltà. Potrete offrirgli acqua e cibo a volontà, un rifugio, amore, ma non troverete mai un falco, una tartaruga o un cerbiatto desideroso di rimanere chiuso in un recinto a prendere ordini da qualcuno. Al primo spiraglio abbandonerà subito le comodità e le catene artificiali di un programma di vita addomesticata per una prospettiva di un’esistenza libera, tutta da vivere e da inventare. Giorno dopo giorno.
Se c’è oggi una battaglia da intraprendere non è certo contro la libertà, ma contro chi questa libertà vuole farla a pezzi. Perché non c’è cosa peggiore che abituarsi alla paura della libertà, abituarsi a non provare sdegno e rabbia dinanzi alla sua negazione, di fronte alla sua sospensione e a qualsiasi forma di restrizione.
E quando si comincia ad accettare una libertà condizionata per una parte della popolazione, non giratevi dall’altra parte, perché prima o poi vi verrà presentato il conto. Ricordatevi: o la libertà è di tutti o non è libertà.
18 commenti
Bellissimo
Grazie Giuseppe, per essere passato da qui!
CIAO IVAN HO LETTO SCHIAVI DEL TEMPO E A BREVE INIZIERO’ LA LETTURA DI QUESTO.
LEGGO SEMPRE CON PIACERE LE TUE RIFLESSIONI IL TUO PENSIERO CHE CONDIVIDI.
GRAZIE PER DARE SEMPRE SPUNTO PER DELLE PROFONDE RIFLESSIONI E ANCHE ANALISI INTROSPETTIVE CHE MI AIUTANO MOLTO NEL VEDERE E CONFERMARE UN MIO PENSIERO CHE MOLTO SI AVVICINA AL TUO.
Ciao Rocco, grazie per avere preso in considerazione la lettura del mio nuovo libro, un testo ideale per chi ha sete di introspezione e desidera prendere consapevolezza di alcuni aspetti di sé e della propria vita. Le mie riflessioni sono soltanto piccoli messaggi in bottiglia gettati nel mare dell’inconsapevolezza, con l’augurio che possano dire qualcosa a qualcuno. Un abbraccio
Bell’articolo! Ci sono spunti molto interessanti. Il mio pensiero a riguardo è che le leggi del diritto, che tutelano la libertà privata, sono però necessaria in una società costituita da soggetti immaturi, ed involuti.
Se non ci fossero limitazioni, il caos degli impulsi inconsci potrebbe prendere il sopravvento. Le leggi coercitive, hanno quindi una funzione educativa, si è vero in forma negativa, di limitazione e repressione, ma purtroppo ad oggi necessarie.
Il bellissimo e valido concetto che tu hai espresso di una libertà di tutti, presuppone che l’essere umano si sia realmente emancipato, disalienato come direbbe Marx.
Ora è vero che la società, la sua cultura, il suo tempo e il suo luogo, quindi le condizioni storico-materiali, influenzano l’individuo, ma è anche vero che la società è fatta da singoli individui. In conclusione, vedo un possibile e reale cambiamento non tanto nel guadagno di nuovi diritti, ma prima di tutto nell’attenersi ai propri doveri verso gli altri e verso la natura. Quindi una libertà che nasce dal proprio senso di responsabilità, sacrificio e lavoro. Questo richiede coraggio e grande forza interiore, perchè troveremo chi, di queste virtù, se ne approfitterà… Ma la posta vale il rischio.
Certo Andrea, la tua analisi è condivisibile, a “oggi” si è perso quel senso di comunanza e una società richiede delle leggi che sanciscano cosa si può fare e cosa non si può fare, e anche cosa si deve fare. Un concetto che ho sviluppato ulteriormente nel mio libro “LIBERI DENTRO, LIBERI FUORI“, nel quale tratto il concetto di libertà oggi, ma anche di come potrebbe essere domani. Io preferisco poche regole, ma chiare, invece mi guardo in giro e vedo troppe regole e tanta confusione… in uno scenario simile la libertà rischia davvero di essere oscurata, viene a perdersi quell’ideale verso il quale ogni essere umano dovrebbe tendere in ogni passo della sua esistenza.
Giorgio Gaber cantava La libertà:
Voglio essere libero, libero come un uomo
Vorrei essere libero come un uomo
Come un uomo appena nato
Che ha di fronte solamente la natura
Che cammina dentro un bosco
Con la gioia di inseguire un′avventura
Sempre libero e vitale
Fa l’amore come fosse un animale
Incosciente come un uomo
Compiaciuto della propria libertà
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Vorrei essere libero come un uomo
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
E che trova questo spazio
Solamente nella sua democrazia
Che ha il diritto di votare
E che passa la sua vita a delegare
E nel farsi comandare
Ha trovato la sua nuova libertà
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche avere un′opinione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Vorrei essere libero come un uomo
Come l’uomo più evoluto
Che si innalza con la propria intelligenza
E che sfida la natura
Con la forza incontrastata della scienza
Con addosso l’entusiasmo
Di spaziare senza limiti nel cosmo
E convinto che la forza del pensiero
Sia la sola libertà
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un′invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Mi chiedo come la canterebbe oggi: sicuramente io non voglio ‘partecipare’ e sento la disperazione salire… sarà perché sono anziana e vedo pochi giovani ‘pensare’…
E le tue parole un poco mi consolano.
Grazie Jinn, per aver riportato uno dei testi più belli ( a mio avviso) e significativi del grande Gaber. Sono convinto che cambierebbe qualcosina nel testo, visto che democrazia equivalte molto a passività. Ti abbraccio
Profonda quanto mai vera riflessione. La cosa più inquietante è che stiamo diventando “rane bollite”.
Grazie Ele, spero di averti ancora come lettrice.
Ciao Ivan, come sempre i tuoi articoli sono bellissimi !!!! grazie per regalarmi sempre questi momenti di riflessione con i tuoi scritti. Federica
È un onore e un piacere per me, scrivere è tra le mie passioni, se poi riesco a far germogliare i miei semi di riflessione, allora posso dire di essere estasiato. Grazie Federica!
Grazie,
Ho trovato molto interessante questo post, sono molto in linea con la tua interpretazione di libertà
Credo che oggi, la libertà e la verità siano manipolati a tal punto che il mio povero cuore si domanda se esistano davvero o siano solo chimere di cui tutti parlano ma che nessuno vive realmente.
Grazie e complimenti per i tuoi contenuti
Ciao Erika, comprendo perfettamente quelle che sono le tue perplessità esistenziali, ecco perché ne parlo spesso, nei miei articoli come nei miei libri e spero vivamente di averti ancora come lettrice. Grazie per essere passata da qui a leggermi, ne sono onorato.
Mi ritrovo nelle tue parole Ivan , anche in Bakunin e Gaber , di cui ho visto recentemente un emozionante spettacolo tributo . Penso che la libertà sia essere ciò che siamo , rispettare noi stessi e la nostra natura , anche se non siamo animali selvatici tanti di noi , purtroppo non tutti , hanno questo istinto antico che troppe volte viene represso ma non può scomparire . La verità ci rende liberi e la libertà vale quanto la vita . Grazie di essere un’anima libera Ivan .
Grazie a te Gianluca, per essere sempre presente con le tue parole mai banali. Viva la libertà, quella autentica, quella responsabile. Un abbraccio
Ciao Ivan, una riflessione a tutto tondo, bella come tante altre. È sempre un piacere leggerti. Come non essere d’accordo con Michail Bakunin e Gaber. Come non essere d’accordo con quanto tu e i tuoi visitatori dicono. Il problema della libertà è che la misuriamo, così come tante altre cose (che non andrebbero misurate), e non ci rendiamo conto che la libertà è invece qualcosa di interno e non è soprattutto misurabile. Non è misurabile quanto la percezione oltre i sensi, la vita, la morte, la spiritualità, Dio. Non ci rendiamo conto di come non solo l’esteriore ci limiti ma lo facciano anche le nostre stesse strutture mentali che coltiviamo allegramente senza renderci conto. Ci piace credere di essere liberi in base al fare e/o al pensare ma sono menzogne che ci raccontiamo al fine di non dover prendere posizione. Preferiamo dimenticare, delegare, rinunciare; è certamente più facile e costa di meno, tuttavia non comprendiamo che costa la libertà e l’essere se stessi. Siamo certi di fare la scelta migliore? Lo so, è una domanda retorica. Personalmente ho dedicato gli ultimi 43 anni a questa comprensione e ricerca, posso solo dire che nonostante abbia una visione ampia della Realtà ogni giorno mi rendo conto di non sapere nulla ed è meraviglioso.
Parole ineccepibili le tue, caro Paolo, la libertà non può essere misurata e, aggiungo io, nemmeno toccata o sfiorata. La libertà è un ideale verso quale tendere, il faro da seguire nei momenti di tempesta, quando tutto sembra andare in frantumi. La libertà, in certe situazioni, ti salva la vita. Attenzione però, non va idolatrata, altrimenti finisce per diventare un’ossessione.
La libertà è libera e tale deve rimanere. Altrimenti non è libertà.