Ikigai: Trova La Tua Bussola Interiore

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ikigai bussola

Ikigai, un termine giapponese che ha riscosso un enorme successo in Occidente, una parola che indica la “ragione d’essere” o lo “scopo della vita”. Composta infatti da “iki” (vita) e “gai” (valore), l’ikigai rappresenta ciò che dà un senso profondo alla nostra esistenza, ciò che ci appassiona, ci motiva e ci rende appagati.
Ken Mogi, noto neuroscienziato giapponese e autore di “Il piccolo libro dell’ikigai. La via giapponese alla felicità“, sottolinea come l’ikigai sia un concetto parecchio radicato nella cultura giapponese, quasi innato per molti. E secondo la sua descrizione potremmo tradurlo semplicemente come “quella forza che spinge ad alzarsi la mattina e dà l’entusiasmo per affrontare la giornata“.

Ma cambiamo per un attimo prospettiva e rivolgiamola verso di noi. Proviamo a immaginare la nostra vita come un vasto oceano e noi stessi come una piccola imbarcazione pronta a solcare le sue acque. Qual è la nostra destinazione? Quali venti ci spingeranno verso l’orizzonte? In questa metaforica navigazione, l’ikigai è la nostra bussola interiore, quel sottile ma prezioso ago magnetico che indica sempre la direzione giusta, quella che conduce verso un profondo senso di soddisfazione e realizzazione.

Trovare il proprio ikigai, però, è un po’ come cercare un tesoro nascosto. Non è una ricerca facile, è bene saperlo, in quanto richiede una buona dose di introspezione, di pazienza e un’apertura mentale costante. È un percorso alla scoperta di sé, un’esplorazione dei meandri della nostra psiche che ci porta a comprendere chi siamo e cosa ci rende veramente appagati.
L’ikigai possiamo definirlo come il punto di intersezione tra ciò che amiamo fare, ciò in cui eccelliamo, ciò di cui il mondo ha bisogno e ciò per cui possiamo essere riconosciuti. È come un seme piantato nel profondo del nostro essere, un seme che, se nutrito con curiosità e passione, germoglierà in una vita ricca di significato e soddisfazione.

ikigai che cosa è

Nella cultura giapponese, si crede che ogni essere umano sia legato da un filo rosso invisibile al proprio ikigai. Questo filo, che ho voluto paragonare a una bussola interiore, ci guida incessantemente verso il nostro scopo di vita. Tuttavia, capita spesso che questo filo si aggrovigli, nascondendo la sua direzione. Sta a noi, allora, districare pazientemente questo groviglio, seguendo attentamente i piccoli indizi che la vita ci offre.
Non è un caso se per numerosi esperti e per diversi studi, l’ikigai rappresenti il “segreto” del vivere sano e della longevità che caratterizzano il popolo giapponese. È interessante notare come le persone che vivono nelle cosiddette “zone blu”, ovvero le regioni del mondo dove si registra la più alta aspettativa di vita in salute, condividano alcune caratteristiche comuni legate al concetto di ikigai. Esse, infatti, possiedono uno scopo ben definito nella vita, coltivano forti legami sociali e nutrono un profondo rispetto per il cibo, la natura e per le tradizioni. Un aspetto che noi italiani conosciamo bene, magari sotto altri nomi e forme. Del resto l’Italia è il Paese più longevo in Europa e il secondo più longevo al mondo, dopo il Giappone.

Attenzione, però: non bisogna considerare l’ikigai come un obiettivo da raggiungere, ma piuttosto come un percorso da intraprendere. È come un mosaico in continua evoluzione, composto da tanti piccoli tasselli che, uniti insieme, creano un’immagine unica e significativa. Ogni esperienza, ogni successo, ogni fallimento è un tassello fondamentale che contribuisce a definire questo mosaico. L’ikigai non è solo un concetto filosofico, ma un vero e proprio stile di vita che ci invita a riflettere profondamente su noi stessi e sul nostro ruolo nel mondo.
Trovare il proprio ikigai, come ho detto prima, significa individuare l’intersezione tra ciò che amiamo, quindi le nostre passioni, quello che ci appassiona e ci fa sentire vivi. Tra ciò in cui siamo bravi: le nostre abilità, i nostri talenti, le tue nostre competenze.
E poi, non meno importante, individuare ciò di cui il mondo ha bisogno, ovvero come possiamo contribuire al mondo e rendere la vita degli altri migliore.
E infine, ciò per cui possiamo essere pagati: quindi come puoi trasformare la propria vocazione in un lavoro soddisfacente.
In parole povere di tratta di costruire una vita in cui facciamo qualcosa che amiamo fare, che siamo bravi a fare, che serve agli altri e per cui veniamo pure pagati.

Trovare il proprio ikigai non significa necessariamente pianificare ogni dettaglio del futuro. Anzi, spesso è proprio nel presente che troviamo le risposte che cerchiamo. Conoscere il proprio scopo nella vita equivale a possedere una bussola interiore, una direzione costante che ci guida anche di fronte agli imprevisti. È come avere una mappa ben delineata: quando si conosce la meta, le deviazioni lungo il percorso diventano meno destabilizzanti. Questa consapevolezza e la conseguente sensazione di sicurezza contribuiscono a ridurre lo stress e a favorire un migliore controllo delle reazioni emotive di fronte agli eventi avversi. In altre parole, aiuta a mantenere in equilibrio i meccanismi ormonali, prevenendo così le reazioni croniche allo stress come il lamento e le conseguenti decisioni impulsive che spesso caratterizzano chi si sente sopraffatto dalla quotidianità e dalle proprie emozioni.
Scoprire il proprio ikigai, quindi, ovvero trovare la propria bussola interiore, non solo ci rende più felici, ma ci fa anche vivere meglio e più a lungo.

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7 commenti

fernandaCelsa 26 Settembre 2024 - 6:38

A volte ci sfugge quello che sappiamo fare, lo diamo per scontato.

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Tragicomico 26 Settembre 2024 - 9:40

Esatto, e finiamo per dare poco valore a quello che sappiamo fare bene.

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Rosa 26 Settembre 2024 - 16:00

La bussola: certo è che lei la giusta direzione la trova sempre e, con un pò di ironia si potrebbe dire nata fortunata! La nostra ha bisogno invece di continua manutenzione e di lavoro costante per trovare il “Nord”. Eppure è proprio in questo impegno il lato affascinante e misterioso del percorso che ci troviamo a vivere. Non facile, anzi, ma quando l’ago punta verso la giusta direzione, allora è il momento di guardarsi dentro e dirsi che si, lo sforzo ne è valsa la pena! Grazie Ivan, ti seguo sempre e con affetto.

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Tragicomico 26 Settembre 2024 - 19:34

Grazie a te, Rosa, è sempre un piacere averti come lettrice.
Sai, anche le bussole hanno bisogno di essere controllate periodicamente per assicurarsi che funzionino correttamente, dato che puntano verso il nord magnetico, che non coincide esattamente con il nord geografico. Anzi, sappiamo che il polo nord magnetico è in continuo movimento, spostandosi nel tempo a causa delle variazioni del campo magnetico terrestre. Non è un punto fisso, proprio come non lo è la nostra vita, che è soggetta a continui cambiamenti, ecco perché il lavoro interiore è un lavoro continuo. Tuttavia, avere un punto di riferimento, anche se non statico, è fondamentale per orientarci durante il nostro percorso.
Ti mando un abbraccio.

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paolo 26 Settembre 2024 - 21:26

Una riflessione interessante Ivan, purtroppo la nostra tendenza a guardare in modo meccanico gli oggetti finiamo per fraintendere il messaggio che l’oggetto stesso tenta di dirci. Una bussola interiore ci fornisce una direzione, un filo ci fa seguire un percorso sconosciuto, una mappa ci dice come sia possibile arrivare dove pensiamo di arrivare. Tuttavia è questo il nostro reale percorso? Siamo sempre alla ricerca di oggetti esterni o interni che ci aiutino. Forse perché tutto nella vita cambia e si trasforma e questo probabilmente accade anche nell’interiore e ci fa paura. Capisco molto bene che quando ci si sente smarriti si vorrebbe una guida o una risposta; sarà per questo motivo che per evitare di metterci una personale volontà, prima di usare il pendolo, creavo una serie di biglietti dove scrivevo le risposte al mio quesito, anche “non posso rispondere” o “non è dato sapere” erano presenti e poi una volta piegati, in modo da non poterli leggere, venivano ben mescolati e posti in fila. Facendo poi scorrere il pendolo sopra, questo mi diceva quale carta dovevo aprire. Un aiuto, una bussola, un filo conduttore per capire ciò che accadeva, ciò che si muoveva dentro, ciò che la mente spesso non riusciva ad accogliere. Nel tempo scoprii la mia bussola e capii che a ben poco mi sarebbe servita, un po’ perché le mancano le lancette, un po’ perché era così vecchia che non si ricordava più come funzionare, un po’ perché se alzi lo sguardo puoi scoprire che sono le stelle a guidarti e dentro, nel tuo interiore, senti lo stesso universo che ti sovrasta sopra. A questa visione o percezione la mente va in panico perché perde il controllo ed è lì che scopri te stesso, quando la mente ritorna al suo posto e lascia spazio al tuo vero essere. Se ogni volta che guardiamo le stelle percepiremo qualcosa di diverso, alla stessa maniera una frase suonerà diversa, perché ognuno leggerà ciò che ha dentro e per questo motivo i tuoi scritti sono una bussola per molte persone. Non perché siano una bussola, quanto perché sono quel filo rosso che li collega e fa scoprire la loro bussola. 😉

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Tragicomico 26 Settembre 2024 - 23:36

Grazie Paolo, un commento davvero bello, da una persona che sicuramente ha fatto un profondo lavoro su se stessa. Come dico sempre, non esistono ricette magiche universali, altrimenti saremmo tutti felici e realizzati.
Ho imparato, però, che possiamo costruire degli “strumenti” che ci aiutano nel cammino della vita. Questi strumenti ci danno una mano, ma non possono fare il percorso al posto nostro.
Il tuo “pendolo”, come la “bussola interiore”, sono strumenti utili, ma hanno dei limiti. È come usare una bicicletta per andare più veloce e poi chiederle di cucinare una pizza: non è possibile.
La bussola interiore non farà il tuo cammino al posto tuo, ma ti orienta quando sei disorientato o hai dei dubbi, cosa che prima o poi capita a tutti. È uno strumento che ti ricorda che c’è sempre una direzione, per chi ha voglia di andare avanti.
Ti mando un abbraccio e ti ringrazio ancora per le tue parole.

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paolo 27 Settembre 2024 - 8:32

Esattamente.

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