Gotland, la più grande isola del Mar Baltico, è detta “L’Isola Delle Rose”, per via del suo clima così mite che le rose vi fioriscono a dicembre. Qualcuno ha anche identificato l’isola con la leggendaria Atlantide e altrove è difficile trovare in un’area così limitata (è lunga circa 130km e larga la metà) un paesaggio altrettanto variato: fitte foreste e campi ondulati, scabri dirupi e spiagge sabbiose. E in pochi altri luoghi si trova una tale ricchezza di vestigia storiche.
L’isola possiede circa quattrocento cairn, tumuli di pietre dell’Età del Bronzo; trecentocinquanta tombe a “a nave” della stesa epoca; settanta forti dell’Età del ferro; almeno cento chiese romaniche e gotiche, alcune delle quali non hanno rivali nell’Europa Settentrionale. Gotland vanta anche il più famoso labirinto di pietra della Scandinavia, Trojeborg, oltre a eccezionali pietre commemorative, scolpite o dipinte, del I milennio d.C.
Secondo Giordane, uno storico del VI secolo, Gotland era la patria dei Goti, una delle popolazioni barbariche che alla caduta dell’Impero Romano frammentarono l’Europa in regni separati. Narra una leggenda che la prima persona a metter piede su Gotland fu un uomo di nome Tjelvar. In quei giorni l’isola era dominata da spiriti malvagi, che la affondavano di giorno e la facevano riemergere di notte. Tjelvar accese un fuoco che spezzo l’incantesimo, e da allora l’isola rimase sopra la superficie dell’acqua.
Dietro la leggenda, si nasconde un dato di fatto: durante l’Età della Pietra, circa sette mila anni fa, quando Tjelvar vi sbarcò, l’isola era sicuramente abitata. Asce di pietra di Gotland venivano esportate, attraverso il Baltico, nella Svezia meridionale e in Danimarca. Era già nata la vocazione commerciale dell’isola, che caratterizzerà tutta la sua storia. Infatti, dalla sua posizione al centro del mar Baltico, Gotland controllava le rotte verso sud, est e ovest. Dall’Età del Ferro (iniziata verso il 500 a.C.), per tutta l’poca Vichinga (800-1050 d.C. circa) e fino al medioevo, il commercio rimase la risorsa fondamentale dell’isola.
Se uno dei fili conduttori della storia di Gotland è il commercio, l’altro sono le navi. Le imbarcazioni facevano parte della vita di tutti i giorni, ma erano anche parte della morte. Fra tutti gli antichi monumenti dell’isola, i più suggestivi sono le tombe a nave dell’Età del Bronzo (1500-500 a.C. circa), monumenti simbolici in cui una serie di pietre erette descrive la sagoma elegante di una nave, con la prua alta e i fianchi inclinati.
Nell’arte dell’Età del Bronzo, navi, carri e dischi solari (simbolo del dio del cielo scandinavo) erano motivi molto usati. Si pensa che il carro simboleggiasse il cammino del sole attraverso il cielo durante il giorno, la nave il suo viaggio durante la notte, quando il sole pareva sprofondare nel mare. La nave poteva rappresentare anche il viaggio delle anime fino al paese dei morti.
L’isola è ricchissima di tombe a nave, spesso appartate in tranquille radure. Alcune sono enormi, come quella di Gnisvard, a sud di Visby, che misura 43m di lunghezza per 7 di larghezza. Ma grandi o piccole che siano, queste sepolture sono tra le più toccanti testimonianze dell’antichità: navi dell’anima e della speranza, che continuano a navigare, recando il loro prezioso carico.
Immagini di imbarcazioni compaiono anche sulle straordinarie pietre commemorative dipinte o scolpite di Gotland, che risalgono al periodo fra il V secolo d.C. e la fine dellìEpoca Vichinga, e possono raggiungere i tre metri di altezza. Le pietre più antiche sono ornate da simboli astratti, quelle più tarde presentano invece scene mitologiche, alcune note dalla letteratura vichinga.
Un simbolismo legato all’oltretomba potrebbe celarsi anche nel famoso labirinto di pietra, Trojeborg (Castello di Troia), nei pressi di Visby. Il labirinto, talvolta rappresentato sulle tombe megalitiche, potrebbe indicare il sentiero che i defunti percorrono per giungere all’oltretomba, ed essere stato usato in qualche rituale funerario.
Dalle pietre di Gotland, ammucchiate nei cairn, dipinte oppure erette a formare una tomba a nave o un labirinto, possiamo imparare molto sul passato. Il loro ricco, sottile simbolismo parla di un mondo retto da un diverso ordine cosmico, il cui cielo era la divinità suprema, e le navi trasportavano i defunti nel loro ultimo viaggio .
“Gli abitanti di Gotland possiedono tanto oro da non poterlo pesare. I loro maiali mangiano da trogoli d’argento. Le loro donne filano con rocche d’oro.” Hans Strelow, da “Cronache di Gotland”