Dante e Virgilio, nel loro viaggio ultraterreno, si ritrovano catapultati nel 2024, non tra le fiamme infernali, ma in una megalopoli cupa e opprimente, avvolta da una nebbia fitta come un sudario. Grattacieli svettanti, simili a scheletri d’ossidiana, lacerano il cielo plumbeo. Fiumi di automobili, come torrenti di lamiera impazziti, scorrono incessanti, emettendo gas velenosi che soffocano l’aria. Un ronzio incessante di suoni artificiali, un’agghiacciante sinfonia disarmonica e alienante, riempie l’atmosfera. Masse di persone, ipnotizzate dai bagliori dei loro schermi digitali, si muovono come automi, incuranti l’una dell’altra, anime già dannate nell’indifferenza.
Un inferno moderno, che Dante e Virgilio faticano persino a riconoscere: non fiamme e demoni, ma l‘alienazione e l’asfissia di una società distopica, dove l’uomo ha smarrito se stesso e la sua umanità.
Dante: Dove ci troviamo, Maestro? Questo non è l’Inferno che conosco. I dannati qui sembrano non soffrire tormenti fisici, ma vagano come anime in pena in un labirinto di cemento e acciaio.
Virgilio: Temo, mio caro Dante, che questo sia l’Inferno dei tempi moderni. Un girone ben più profondo di qualsiasi Inferno da noi immaginato. Un Inferno senza fuoco, ma gelido di solitudine, alienazione e disperazione. Un Inferno creato dall’uomo stesso, con le sue mani e la sua insaziabile sete di progresso.
Dante: Ma come è potuto accadere? Come ha potuto l’umanità deviare così tanto dal sentiero della virtù e della rettitudine?
Virgilio: L’orgoglio smisurato e l’ossessione per il progresso li hanno accecati. Hanno piegato la natura al loro volere, creando macchine prodigiose, ma hanno dimenticato l’essenza stessa dell’essere umano. Si sono persi in un labirinto di schermi luminosi, inseguendo piaceri effimeri e illusori, credendo di trovare la felicità in ciò che luccica e fa rumore. In questo mondo regna solo l’egoismo sfrenato e l’indifferenza glaciale verso il prossimo.
Dante: E che dire dell’amore, della speranza, della fede? Non esistono più queste virtù nel cuore degli uomini?
Virgilio: Sopravvivono come fiammelle tremolanti nel vento, soffocate dal cinismo dilagante e dall’apatia generale. La speranza è diventata un miraggio lontano, quasi irraggiungibile, l’amore un gioco virtuale privo di significato, la fede un’antica reliquia polverosa, relegata ai margini della società.
Dante: Sono schiavi della tecnologia, Maestro! Hanno venduto la loro essenza in cambio di un’illusoria comodità e finta sicurezza. Non hanno valori, non hanno speranza. Vivono in una bolla di informazioni distorte, incapaci di discernere il vero dal falso, il bene dal male.
Virgilio: Hai ragione, Dante. Sono schiavi, ma anche carnefici di se stessi. Hanno creato un mondo a loro immagine e somiglianza, un mondo privo di amore, compassione e solidarietà. Un mondo che li ha portati sull’orlo dell’abisso.
Dante: Ma allora, Maestro, non c’è più speranza per questo mondo? Sono condannati a vagare per sempre in questa desolazione infernale?
Virgilio: La speranza è un fiorellino fragile, ma anche tenace. Può sbocciare nei terreni più aridi e desolati, se c’è ancora un briciolo di fertilità. In questo mondo dominato dall’egoismo e dall’indifferenza, la speranza è divenuta un lusso che pochi possono permettersi.
Mentre Dante e Virgilio si allontanano, avvolti dalla nebbia, una luce accecante esplode nel cielo. Un boato assordante scuote la terra. I grattacieli iniziano a crollare, le strade si aprono in voragini infuocate. Il mondo che Dante ha visto sta per essere cancellato per sempre.
Dante: Che cosa è accaduto, Maestro?
Virgilio: La loro follia ha raggiunto il culmine. Hanno scatenato la loro stessa distruzione. Forse, dalle ceneri di questo mondo, potrà nascerne uno nuovo, basato sui valori veri. Ma questo è un compito che spetta alle nuove generazioni.
9 commenti
Ottimo, Eccellente, Magnifico resoconto del non-mondo di Oggi! Bravissimo! Il Nuovo Mondo Teocratico ( Governato da Iehova ) fra poco dopo ,Harmaghedon ( la Battaglia finale Divina) rimpiazzera’ tutto questo sistema Malato ed Impazzito! Tutti ciechi, sordi, muti, sbattono violentemente contro se stessi e non si ravvedono di nulla! Uomo: Carnefice di se stesso!! GRAZIE GRAZIE DI CUORE
Grazie a te “Libero” per avermi letto e apprezzato, un modo sincero e autentico per dare valore a ciò che faccio! Grazie ancora.
Racconto carinissimo Ivan. Come dire che questo mondo è l’inferno e noi gli autori del nostro male, come dire che siamo angeli caduti perché dire che siamo demoni può non piacere, come dire che volendo c’è la possibilità di una redenzione e di tornare angeli. Che bello! Certo, considerato quanto accade oggi si potrebbe pensare che abbiano spalancato le porte dell’inferno o di un più dantesco inferno e si siano riversati tutti qui. Personalmente, resto sempre dell’avviso che questo mondo o realtà sia solo una porta, non per il paradiso, quanto per la Creazione, quella vera che va al di là dell’immaginario oppure una scuola obbligatoria per imparare a liberare la propria anima dalle sue errate scelte e ovviamente anche dalle nostre. Qualunque cosa sia questo mondo non è importante, ciò che resta importante è la nostra personale e interiore crescita attraverso il quotidiano.
Beh, per un periodo sul portale Sfero mi sono dilungato sul concetto di potere e quanto l’anima e l’uomo siano legati profondamente al desiderio di esso, in effetti è sotto i nostri occhi ogni giorno e sebbene tutti noi siamo chiamati a riconoscerlo fin nelle più sottili sfumature, pochi lo fanno. Non usare il potere significa lasciare in potenza ciò che è, significa agire senza secondi fini, significa ascoltare e non agire, significa essere e non pensare o parlare. Se si è ciò che si è, tutto accade, ecco perché conoscersi è importante. Se poi la prima scelta dell’anima, quella che l’ha portata fuori dalla Creazione così come ci hanno raccontato, sia stata proprio il desiderio di potere, non ci è dato sapere. Tuttavia, nelle profondità del nostro cuore, forse, c’è la verità di questa scelta. Poi, sempre con un forse di mezzo, c’è anche un altro motivo per il quale siamo qui che … pubblicherò, forse, a fine di quest’anno. Buona ricerca amici.
Caro Paolo,
L’esistenza, a mio avviso, è un percorso a tappe e questa nostra tappa dimostra, ahimè, che a livello evolutivo ci troviamo ancora a un gradino basso. Diversamente, non ci troveremmo ad affrontare questo disastro globale. Se ci pensiamo bene, basterebbe davvero poco per vivere tutti in pace, in armonia, senza guerre, senza fame nel mondo, con molta meno sofferenza e molta più fratellanza. Questo, ovviamente, se fossimo evoluti spiritualmente.
La realtà, invece, ci sbatte in faccia la cruda verità: la nostra evoluzione è ancora agli inizi e c’è davvero tanto da fare. Probabilmente, è necessario elaborare un nuovo modello di società, perché l’attuale, con la sua struttura, favorisce unicamente l’accrescimento del potere per pochi, a discapito del livellamento verso il basso per la maggioranza. Ecco perché ho voluto immaginare questo dialogo tra Dante e Virgilio.
Un caro abbraccio.
Divina Commedia versione 2024. Bella e tragica visione ma… lascio senza ulteriori commenti questa poesia che, per caso mi è capitata sotto gli occhi proprio oggi. A tutti buona e consapevole vita.
Continuerò a credere.
Continuerò a credere, anche se tutti perdono la speranza,
continuerò ad amare, anche se gli altri distillano odio,
continuerò a costruire, anche se gli altri distruggono,
continuerò a parlare di pace, anche in piena guerra,
continuerò ad illuminare, anche nell’oscurità,
continuerò a seminare, anche se altri calpestano il raccolto,
e continuerò a gridare, anche se gli altri tacciono.
E disegnerò sorrisi sui volti in lacrime,
e apporterò sollievo, quando vedrò dolore,
e offrirò motivi di gioia laddove regna la tristezza.
Inviterò a camminare chi ha deciso di fermarsi,
e offrirò le mie braccia a chi si sente sfinito.
Perché in mezzo alla desolazione,
ci sarà sempre un bambino che ci guarderà,
pieno di speranza, aspettando qualcosa da noi
e anche se siamo in mezzo ad un uragano,
il sole sorgerà sempre e in qualche luogo
e in mezzo al deserto spunterà una pianta;
ci sarà sempre un uccello che canterà per noi,
un bambino che ci sorriderà e una farfalla
che farà dono della sua bellezza.
Continuerò a credere poesia di Mokathavataho Mothvath Capo Cheyenne
Grazie Rosa, non ero a conoscenza di questa poesia, quindi posso dire che il tuo commento mi ha arricchito e ne farò tesoro. Un abbraccio!
Bellissima!
Vorrei esserne capace anch’io di tutto questo.
Ho letto la poesia del capo cheyenne alcuni giorni fa e mi è rimasta dentro. ci penso tutti i giorni. Vorrei anch’io essere così forte e coraggiosa. Quando devi “combattere” con le idee dei tuoi famigliari è difficile, poi guardo le loro azioni e vedo che sono mosse da rispetto e aiuto verso gli altri e allora mi tranquillizzo un pò. Quando penso di farcela, di essere migliore ecco che la vita mi porta nuove sfide, ma così si cresce….
Buongiorno Assunta, ti riferisci alla poesia pubblicata da Rosa e la trovo anch’io molto arricchente, veramente toccante, ricca di umanità. Le sfide nella vita aiutano a crescere e, nel mio caso, a trovare il senso stesso del vivere, come i fogli di buccia di cipolla che lentamente cadono e vanno via per arrivare al bulbo, all’essenza, al senso del vivere appunto. Ecco perché faccio tesoro delle sfide, delle difficoltà e delle esperienze in generale.
Ti auguro una buona vita.