Oggi gli uomini tendono a misurare il progresso quasi esclusivamente in termini materialistici, tutto viene etichettato come “qualità della vita” e questo concetto di progresso ha assunto a poco a poco un’importanza così dominante da essere ormai al di là di ogni discussione, per non dire critica, nessuno vuol sentire parlare di crimine ecologico. Guai agli ambientalisti se osano esprimere l’opinione che probabilmente si sta andando nella direzione sbagliata, che è in atto un sabotaggio nei confronti del nostro pianeta Terra. Ma personalmente, in tutta la mia visione tragicomica, ritengo che si possa affermare senz’ombra di dubbio che un tale concetto di progresso, se portato alle sue logiche conseguenze, distruggerà inevitabilmente ciò che si ripromette di raggiungere. L’aspirazione a diventare sempre più ricchi, anno dopo anno, costi quel che costi in termini ecologici, è destinata a distruggere inevitabilmente le risorse naturali e i sistemi di supporto della vita da cui dipendiamo. Come definire questo scempio se non come un vero e proprio crimine, un crimine ecologico?!
I politici di tutto il mondo, che altro non sono se non delle marionette, si rendono conto che il vortice che hanno contribuito a creare si fa sempre più rumoroso, più sporco e più rischioso, ma, incitati come sono da economisti incompetenti, spietati e incapaci di distinguere fra una zolla di terra e un grumo di cemento, non osano far marcia indietro. La velocità di tale distruzione è stata notevolmente accelerata dall’esportazione in ogni angolo della Terra di questo concetto tipicamente occidentale di progresso. Per ingiusto e perverso che esso sia stato, la Terra è riuscita finora a far fronte a circa sette miliardi di individui che cercano di realizzare secondo questi principi le loro fantasie materialistiche, ma è da escludere che riesca a sostenere venti, o peggio, cinquanta miliardi di individui governati dalle stesse illusioni.
Dobbiamo tutti essere consapevoli del crimine ecologico in atto, per sostenere questo ritmo chiamato progresso, che lacera la Terra, spreme le sue ricchezze, cancella la sua coltre vitale di suolo e di foreste, avvelena la sua aria pura, insozza le sue acque limpide. In tutto questo scenario, l’indicatore più importante del declino ambientale è il livello di reversibilità del danno. Il crimine ecologico più odioso è che una generazione possa lacerare così gravemente il tessuto vitale di questo pianeta da provocare un danno letteralmente irreversibile per ogni generazione successiva. Mi viene in mente un proverbio del popolo Navajo, un vero monito per tutti coloro che intaccano senza pietà le risorse naturali a nostra disposizione: “Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”. Dobbiamo riacquisire il desiderio di vivere più in armonia con la Terra e di contribuire a un processo di risanamento, dando a essa tempo e spazio per risanarsi. La nostra stessa esistenza e il nostro dominio sulle altre forma di vita non consentono di ricostruire un utopistico Eden: dobbiamo porci lo scopo di arrivare a una simbiosi pratica, che ci consenta di vivere in reciproca dipendenza con le altre forme di vita presenti sulla terra; e di questo argomento ne avevo già parlato in un mio precedente articolo, “Gli Animali Hanno Propri Diritti E Dignità, Rispettiamoli!”.
Abbiamo realmente il diritto di commettere questo crimine ecologico e di sperperare in questo modo un’eredità naturale così importante per spingere milioni di particelle di metallo per milioni di chilometri e produrre milioni di tonnellate di inquinamento? Soluzioni alternative ne esistono, molto più ecologiche e allo stesso modo funzionali, perché non adoperarle a pieno regime? Che senso ha mandare l’uomo sulla Luna mentre milioni di individui riescono a malapena a sopravvivere sulla Terra? Invece di pensare allo spazio, non sarebbe il caso di pensare prima alla cura e alla bonifica del nostro stesso pianeta? Ogni volta che un nuovo ettaro di terra scompare sotto il cemento o sotto uno strato di nuove case o strade, la capacità produttiva di quel tratto di suolo agricolo va persa per sempre. Dobbiamo smettere di dare per scontata la terra. In fin dei conti, è la sola casa che abbiamo. È già tardi ed è più urgente che mai per tutti noi che viviamo qui, su questo pianeta, lavorare insieme per riparare al danno che è stato fatto, e approfondire la nostra conoscenza di ciò che è andato storto e il perché di questo crimine ecologico che ha impoverito la Terra nel nome del progresso.
“L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile.
Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando.” Hubert Reeves