Forrest Gump è uno di quei film capolavoro che una volta visto, ti resta impresso per tutta la vita. Una storia di profonda delicatezza, ma allo stesso tempo sconvolgente e coinvolgente, una commedia dolceamara che fa riflettere e commuovere. Il lungo flash-back di Forrest, seduto su una panchina, è il racconto della sua vita e percorre la storia americana dagli anni sessanta fino a metà degli anni ottanta. Forrest Gump è un bambino timido, taciturno, atipico, vittima della diversità e considerato ‘stupido’ dai suoi coetanei bulli, che non mancano occasione per deriderlo e prenderlo in giro. Forrest vive nel suo mondo, dove la madre lo protegge e della quale lui si fida ciecamente, cita la sue parole come se fossero il suo vangelo, infatti non manca occasione di dire “mamma diceva sempre…”!
“Forrest Gump” è un film del 1994, diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Tom Hanks, trama ispirata all’omonimo romanzo di Winston Groom. Vincitore di sei premi Oscar, tra cui miglior film e miglior attore. Se dopo 20 anni sto qui a scrivere di questa meravigliosa pellicola, è perché credo che anche le generazioni successive alla mia, abbiano il diritto e il dovere di ricevere questi sottili, ma profondi insegnamenti dal personaggio di Forrest Gump. Un film che ti lascia qualcosa dentro, smuove l’interno, capovolge la visione che abbiamo su determinate situazioni o persone.
“Stupido è chi lo stupido fa” diceva sempre la madre di Forrest e lui lo ripeteva orgogliosamente, perché Forrest stupido non lo è, il suo agire e il suo fare è sempre dettato da una bontà d’animo non incrinata dalla cattiva coscienza del mondo, il suo Essere non è inquinato o manipolabile, le sue intuizioni hanno la limpidezza divina. Riesce a rendere “stupidi” tutti gli altri che lo circondando, nonostante per la nostra società determinate figure siano in realtà considerate al di sopra delle parti, quasi inattaccabili. Invece è proprio Forrest ad essere inattaccabile e inafferrabile, memorabile la scena in cui Jenny, la sua amica del cuore, gli grida “Corri Forrest, Corri!” e lui corre, frantumando l’apparecchio correttivo per le gambe e da allora correrà in ogni occasione della sua vita, non per scappare, ma perché gli piace farlo.
Forrest affronterà il Vietnam e la durezza della sua guerra, dove imparerà a cogliere le difficoltà e la bellezza dell’amicizia, incontrerà personaggi del calibro di John Fitzgerald Kennedy e Elvis Presley, John Lennon e Richard Nixon. Diventerà ricco con la sua barca per la pesca dei gamberi e con le azioni della Apple, ma tutto ciò non smuove Forrest, perché come ho già detto, lui non è contaminato dalla società e dal materialismo. Vive per le emozioni superiori, tra cui l’Amore: l’amore per la madre e per Jenny, un amore disinteressato, puro, universale.
È proprio grazie alla sua innata pazienza e forza di volontà, che Forrest riuscirà a salvare Jenny, rovinata dagli eccessi e dai dispiaceri, e riportarla a casa. Jenny lo ripagherà con la cosa più bella che Forrest abbia mai visto nella sua vita: suo figlio, al quale continuerà ad infondere amore, amore per la vita, per le cose e per se stessi!
“Mi chiamo Forrest, Forrest Gump” è un modo di dire sì alla vita, nonostante gli ostacoli e i dispiaceri che incontriamo lungo il nostro cammino. Perché in fondo, come diceva sempre la madre di Forrest: “La vita è uguale a una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”.