Chi Sono Io? Per Conoscere Chi Sei Devi Capire Cosa Non Sei!

Tragicomico
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Come faccio a conoscere me stesso per sapere chi sono io?”. È questa una delle domande che ricevo spesso da alcuni lettori, lettori di tutte le età, che si interrogano seriamente sulla loro reale natura. Ma io, che non sono né un guru e né un maestro illuminato, da semplice viandante ignorante quale sono, rispondo sempre: per conoscere chi sei devi capire cosa non sei. È tutto quello che so.

A volte, per qualcuno, risulta essere una risposta insoddisfacente, troppo semplice, per alcuni addirittura è un nonsense, ma per me si tratta della pura verità. Dietro a quella risposta c’è tutta la mia breve e tragicomica esperienza di vita, ma che passo dopo passo mi ha portato a conoscermi sempre di più, sempre meglio, partendo da un lavoro di osservazione, per poi passare a una fase di sperimentazione e infine di realizzazione. Ho realizzato chi sono e per arrivarci ho seguito la strada del cosa NON sono.

Ma partiamo dalla domanda: “chi sono io?”. Bisogna constatare che viviamo in una società nella quale la maggior parte delle persone non cambia mai, non evolve, e che col passare degli anni cade in uno sconforto sempre più grande proprio perché non si pone mai questa domanda così fondamentale. Sono arrivato alla conclusione che le persone hanno paura di mettere in discussione ciò che pensano di sapere, quelle che sono le loro convinzioni. E così, spesso, con l’età che avanza e la morte che si avvicina, si accorgono di aver sprecato una grande – l’ennesima – occasione di vita. Tutti i credo e le idee mai indagate iniziano a vacillare, insieme alla falsa immagine di loro stessi che si sono portati dietro per anni.

Questo succede perché la morte ci mostra quanto poco sappiamo su questa domanda così fondamentale, e lo fa privandoci del corpo, annientando relazioni, denaro, potere, praticamente tutte quelle cose per cui la maggior parte delle persone vive. C’è addirittura chi pensa che la sua fede in Dio alla fine lo aiuterà, ma paradossalmente, anche questa tanto decantata fede è, per la maggior parte delle persone, un debole convincimento, una ritualità imparata da bambini e ripetuta una domenica ogni tanto per l’intera vita. La verità, cari lettori, è che per tutta la vita corriamo dietro a desideri e soddisfazioni personali, convinti di sapere chi siamo e cosa vogliamo. Ma poi succede che arriva la malattia, i tormenti, la morte, le disgrazie, i grandi drammi della vita, e tutto intorno a noi e dentro di noi crolla, facendoci sprofondare nell’angoscia.

“C’è una domanda cruciale che tutti noi prima o poi saremo chiamati a farci, una domanda spartiacque da cui, una volta formulata, non sarà più possibile tornare indietro: chi siamo oltre gli oggetti che possediamo?
Chi siamo, oltre questi armadi stipati di vestiti, oltre questi appartamenti tirati a lucido, oltre le protesi tecnologiche con cui ci siamo agghindati il corpo? Cos’è di questo cumolo di materia morta che ci circonda che davvero ci rappresenta e senza il quale noi non saremmo più noi?”
(
Dal mio libroLa cattiva abitudine di essere infelici“)

È per questa ragione che ho grande ammirazione per chi osa chiedersi “chi sono io?”, per chi sente forte il desiderio di conoscere se stesso in un mondo dove la maggior parte della gente nemmeno si pone il problema. E così, all’improvviso, ci si trova in una fase in cui non si sa più esattamente quello che si vuole veramente, qual è la strada, chi siamo veramente, ma è un ottimo dilemma: significa che abbiamo la possibilità di non fare la vita superficiale e la morte triste che fanno molte persone. E credetemi, non è poca cosa. Ma ci vuole coraggio, tanto coraggio. Perché il prezzo da pagare per essere se stessi, è essere soli emotivamente.

I più, quando iniziano a vivere questi momenti di confusione, in cui tutto viene messo in discussione, iniziano ad avere paura. Paura di se stessi. E anziché tuffarsi coraggiosamente in una ricerca di verità e armonia interiore, vanno alla conquista di facili vie di fuga, si affidano a pseudo maestri e pseudo guru, bisognosi di consolanti risposte in cui rinchiudersi, per non dover affrontare le paure e le fatiche che un’onesta ricerca impone.

L’indagine e l’osservazione attenta ci mostrano come noi non siamo ciò che solitamente riteniamo d’essere. Iniziamo a capire, così, cosa NON siamo. Non siamo il nostro lavoro, il nostro conto in banca, la nostra casa o le nostre proprietà. Possiamo usufruirne, abbiamo una posizione sociale e degli affetti, ne possiamo godere, ma è temporaneo. E andiamo oltre. Non siamo le emozioni, gli stati d’animo, i problemi.
Conoscerli ci offre una conoscenza parziale di noi stessi, ma non essenziale. Non siamo nemmeno i nostri pensieri per il semplice fatto che ciò che può essere visto non può essere colui che vede. Se vedo un albero non sono quell’albero. Se vedo un mio pensiero, non sono quel pensiero. Comprendere di non essere i propri pensieri è il passaggio più importante e delicato nel sentiero della ricerca interiore. È la cosa più difficile, perché siamo potentemente identificati con la mente.

Riflettete con questa storia: immaginate che ci sia un uomo nato con una maschera sulla faccia e per tutta la vita gli viene detto che quello è il suo volto reale. Quest’uomo cresce, fa la sua vita ma all’improvviso succede che la sua pelle, sotto la maschera, si irrita sempre di più. Inizia così una fase di osservazione in quest’uomo, finalmente si guarda attorno cercando rimedio e sperimenta che tutti vivono nelle medesime condizioni, stesse irritazioni. “Sarà normale” dice tra sé e sé. Poi un giorno, per caso, si imbatte in una persona con un volto strano, che non sembra come il suo: è radioso, vivo, roseo, un viso dalle mille espressioni. L’uomo è talmente colpito che si avvicina e gli chiede come possa il suo volto essere così espressivo e vivo, e se anche lui soffra di maledetti pruriti.

A quel punto l’uomo dal viso “diverso”, con un grande sorriso, gli risponde: “Guarda che anche tu hai un volto come il mio, forse anche più bello, devi solo toglierti la maschera che indossi”. Le parole risuonano così incredule che l’altro l’uomo, senza riflettere, gli risponde : “Ma non dire fesserie, di quale maschera parli? Questo è sempre stato il mio volto! Non è possibile che i miei genitori, i miei insegnanti, i miei colleghi, i miei amici, le donne con cui sono stato, insomma, non è possibile che nessuno di loro non si sia mai accorto che porto una maschera sul viso!”.

A questo punto, l’uomo dal viso radioso, gli risponde: “Non potevano accorgersene perché anche loro vivono nella tua medesima condizione. In ogni caso, se vuoi, ti aiuto a toglierla”. L’uomo con la maschera inizia così a tremare dalla paura. Paura che tutto cambierà e non sarà come prima. E rinuncia a togliersela.

Mi viene in mente una famosa e notevole citazione attribuita al cantautore e poeta Jim Morrison: “Le persone sono molto abituate alla propria immagine, crescono attaccate alle proprie maschere, amano le proprie catene, si dimenticano chi sono in realtà, e se cerchi di ricordarglielo loro ti odiano”.

Questa storia serve a capire come, in realtà, la disidentificazione con la mente per noi equivale a strapparci la maschera di dosso. Pochi hanno il coraggio di farlo. Perché ne siamo totalmente identificati. Ma le cose non stanno come crediamo che siano. Quindi non arrendiamoci e continuiamo con il percorso di ciò che NON siamo.

Come ho già detto, noi non siamo i nostri pensieri, e bisogna aggiungere che non siamo nemmeno i nostri credo, le nostre ideologie, le nostre idee dolorose o piacevoli su noi stessi e il mondo. Perché per quanto possa sembrarvi strano, i nostri guai maggiori  nascono dall’oscuramento della nostra reale natura a favore dall’identificazione con i pensieri. In altre parole, i nostri pensieri e le nostre convinzioni ci fanno dimenticare ciò che siamo. Sono cristiano, sono italiano, sono ricco, sono incapace, stupido, bello, sono un medico, un operaio, sono un padre, e così, all’infinito.. sono questo e quello, e la gente è capace di definirsi in mille modi diversi. Ma in verità ci aggrappiamo a queste definizioni per far finta di sapere chi siamo.

Questo succede perché tutti i pensieri e le convinzioni che abbiamo su noi stessi sono condizionamenti che si sono sedimentati in noi sin da quando eravamo piccoli. Ma se togliamo tutto questo, se proviamo a spogliarci e con coraggio cerchiamo di capire cosa NON siamo, allora quello che riusciremo a percepire sarà qualcosa che ora nemmeno possiamo immaginare. Non a caso nelle tradizioni orientali ricorre spesso l’espressione “volgere la luce all’interno”, ossia ruotare di centottanta gradi l’attenzione. Perché quello che cerchiamo non si trova fuori di noi in qualche futuro prossimo o remoto, ma è già presente in noi, alla sorgente stessa del nostro domandare. Noi siamo ciò che cerchiamo.

Chi sono io?”. Tutto il mio essere era scosso da questa sete. Fu una tempesta violenta. Ogni respiro tremava, sussultava. “Chi sono io?”. Come una freccia la domanda penetrava ogni cosa e si dirigeva verso l’interno. Ricordo che era una sete così forte! Tutta la mia vita era diventata sete! Tutto stava bruciando. E come una lingua di fuoco la domanda rimaneva lì. “Chi sono io?”.

La sorpresa fu che l’intelletto era completamente silenzioso. Non c’era più l’incessante flusso di pensieri. Cos’era successo? La periferia era completamente silenziosa. Non c’erano pensieri, non c’erano condizionamenti del passato. C’ero solo io e c’era anche la domanda. No, no, ero io stesso la domanda. E allora l’esplosione… in un attimo tutto fu trasformato. La domanda era caduta. La risposta era arrivata da qualche dimensione sconosciuta. La verità si raggiunge con un’esplosione improvvisa, non gradualmente. Non la si può costringere ad apparire. Arriva. Il vuoto è la soluzione, non le parole. Diventare senza risposte è la risposta.
(Osho Rajneesh – “Semi di Saggezza“)

Tragicomico

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Nei miei libri troverete spunti di riflessione per esplorare il significato della vostra esistenza.
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Buona lettura!

48 commenti

Maurizio 3 Novembre 2019 - 15:55

“…Perché il prezzo da pagare per essere se stessi, è essere soli emotivamente…”
Parole vere… Da qualche tempo sto sperimentando sulla mia pelle molte delle cose contenute nell’articolo: è tutto vero.
Articolo molto bello e, almeno per me, condivisibile.

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Tragicomico 3 Novembre 2019 - 16:59

Grazie per la tua testimonianza Maurizio, e per essere passato dal mio blog. Talvolta certi concetti non si riesce ad assimilarli fino a quando determinate esperienze non le si provano sulla propria pelle. Ti capisco, ma ricordati di una cosa: tutto ciò ti renderà più forte e più vicino a te stesso.

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Eagle 14 Novembre 2020 - 20:19

Ho vissuto personalmente il salto. Da un po’ di tempo ripetevo sempre la domanda, ” chi sono io ” E un giorno mentre leggevo un libro una sensazione diversa e mai visuta prima mi ha percorso il corpo, facendomi tremare le mani.È come se tutto avesse una soluzione e una risposta immediata, in quell’ istante era come se fossi capace di dare risposta a qualsiasi domanda. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che porterebbe essere un salto quantico, presagio in un’altra dimensione.

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Tragicomico 15 Novembre 2020 - 12:48

Ciao Eagle, come vedi nulla ci è precluso, ma bisogna essere “aperti” e curiosi verso nuove possibilità, bisogna sperimentare e guardare oltre la realtà quotidiana che ci è stata messa davanti agli occhi. Ne approfitto per consigliarti anche il mio, di libro: “Schiavi del Tempo“. Buona fortuna!

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Ragnhild 15 Novembre 2019 - 7:45

È vero emotivamente siamo tutti soli ma se hai la fortuna di incontrare l’anima gemella o più di una la vita ti ha fatto davvero un regalo. Si riconoscono e si sentono vicine in ogni momento e ogni difficoltà che si incontra nella propria vita si alleggerisce per queste presenze sentite nel nostro cuore.

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Tragicomico 15 Novembre 2019 - 9:27

Pienamente d’accordo, c’è un “riconoscersi” inspiegabile tra queste anime, come se nulla fosse mai finito. Grazie del tuo commento.

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Claudia 18 Novembre 2019 - 17:31

Ottima riflessione per chi non ha mai tempo per se stesso e non sa nemmeno chi è.

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Tragicomico 18 Novembre 2019 - 18:18

Grazie!

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RobertoW 2 Dicembre 2019 - 13:41

Bellissimo post che cade a fagiolo con un altro che ho letto oggi stesso in cui viene espresso il concetto “il vuoto è l’inizio del pieno” che, a mio parere, si sposa bene come continuazione del post. Serve spazio (“chi non sono”) per far entrare, prepotentemente, la novità (“chi sono”).

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Tragicomico 2 Dicembre 2019 - 14:01

Condivido il concetto espresso. Grazie per essere passato da qui Roberto e per aver apprezzato un mio scritto.

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Alessio 14 Gennaio 2020 - 0:14

Mi chiedo come si fa ad essere soli emotivamente? Io non lo so. Come si fa a scoprirsi, a lasciar cadere le maschere?

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Tragicomico 14 Gennaio 2020 - 14:39

Il percorso di introspezione è fatto da diversi strati, non avviene tutto simultaneamente o da un giorno all’altro. C’è un lavoro interiore da svolgere, di osservazione, attenzione e per farlo bisogna mettere in discussione tutto, compreso ciò che ci circonda. Per questo per un certo periodo si è soli emotivamente, perché bisogna capire qual è l’unica persona su cui si può contare veramente: noi stessi.

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cri 16 Marzo 2020 - 10:26

Come fare praticamente a mettere in discussione tutto? io provo a pormi delle domande, sul chi non sono ad esempio ma non riesco neanche a rispondere.. sto cercando tutti i modi per iniziare questo viaggio di introspezione ma non riesco a capire come fare, non riesco a dare nessuna risposta. mi sento persa

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Tragicomico 19 Marzo 2020 - 14:03

Ecco perché talvolta può risultare risolutiva la figura di un maestro, di un gruppo di studio o un confronto con chi ha già fatto questa esperienza. C’è chi da solo proprio non ce la fa e in quel caso è consigliabile affidarsi a persone competenti, che sanno svolgere il loro ruolo in maniera impeccabile.

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Oreste 20 Aprile 2022 - 14:10

Non è facile uscire dalla “caverna”-cercare di farlo un dovere

Rosangela 5 Luglio 2020 - 13:26

Ciao ho appena letto questo articolo nel computer di mio fratello , deceduto qualche mese fa.
Mi e°piaciuto molto il vostro articolo. Mio fratello aveva anche lui cercato di esprimere questi concetti nel suo libro il Gatto di Kyriake… anche io trovo difficoltaà a riconoscere le maschere.

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Tragicomico 5 Luglio 2020 - 22:14

Ciao Rosangela, mi spiace tanto per la perdita del tuo caro fratello. Sai dove posso trovare il suo libro che hai citato qui? Vorrei leggerlo. Grazie per questo tuo commento così sincero, delicato e prezioso. Un abbraccio.

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Rosangela 6 Luglio 2020 - 13:28

Grazie per la sua gentilezza. Lo puoi trovare to Kindle o Amazon. Le auguro una piacevole giornata

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Tragicomico 6 Luglio 2020 - 18:31

Grazie mille Rosangela, prenderò il cartaceo non appena risulterà disponibile.

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Rosangela 18 Agosto 2020 - 10:06

Grazie , lei fa anche workshop s on line? ci sono anche copie del suo libro in Inglese?
Gentili saluti Rosangela

Rispondi
Tragicomico 20 Agosto 2020 - 22:22

Ciao Rosangela, purtroppo no, il mio libro è al momento disponibile solo in lingua italiana e per quanto posso, preferisco rimanere sempre defilato come persona e come autore. Quello che conta, per me, è trasmettere il messaggio contenuto fra quelle pagine, pagine che appartengono all’umanità.

Rispondi
mimmo marchesano 30 Ottobre 2020 - 11:15

Volevo fare i complimenti a questo blog, un abbraccio che abbraccia tanti valori e significati,ma soprattutto soprattutto ad avere la forza,il coraggio di continuare,perchè non è soltatnto bello,ma necessario ed utile. Se solo tanti giovani e non, ne capissero l’importanza,o l’avessero già capita,non staremmo qui, ad infelicitarci per le sorti di questo mondo delle nostre vite e di quelle future.
Cordiali Saluti

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Tragicomico 30 Ottobre 2020 - 17:45

Grazie Mimmo, parole preziose le tue, sono davvero onorato. Nel mio piccolo cerco di fare del mio meglio, soprattutto nel provare a destare curiosità e interesse verso argomenti poco conosciuti, poco scandagliati e mai approfonditi. E hai ragione, se capissero l’importanza di certe nozioni e provassero ad applicarle, sicuramente a quest’ora staremmo vivendo in un mondo migliore, più umano. Un abbraccio a presto!

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Khalil 13 Dicembre 2020 - 11:54

Sono d’accordo in parte, ma sul argomento fede no, secondo me la fede è un ottimo modo per capire se stessi.
Alla fine ogni uno ha la sua verità.

Rispondi
Tragicomico 13 Dicembre 2020 - 16:35

Certo, ho espresso le mie perplessità perché la fede, nella maggior parte delle persone, è solo un debole convincimento, più che un forte sentimento. La fede non deve essere indotta, ma sentita, non deve essere iniettata, ma coltivata. Allora sì, sono d’accordo con lei.

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Irene 5 Gennaio 2021 - 14:46

Ho scoperto oggi di non essere i miei pensieri… sono felice di leggere qualcuno che ne parla. Grazie ❤️

Rispondi
Tragicomico 6 Gennaio 2021 - 20:03

Grazie a te Irene, per essera passata da qui a leggermi in piena sintonia.

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Fabio 15 Aprile 2021 - 18:19

Vorrei capire una cosa
io seguo sciamanesimo in particolare il controllo del punto di unione o di coscienza
ultimamente ho fatto degli esperimenti e ho sbagliato l’ho reso più fluido col non fare
vorrei renderlo più rigido e concentrarmi esclusivamente sul chiedermi chi è che fa questa cosa? Cioè osservare ogni io che fa una certa azione per pilotare le mie azoni il non fare non lo voglio mettere in evidenzia non mi interessa perchè è un’attività connaturale che non mi serve ai miei fini
grazie per le eventuali spiegazioni

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Tragicomico 17 Aprile 2021 - 17:50

Ciao Fabio, ti consiglio un approccio più esoterico, in particolare potresti trovare interessanti spunti di riflessione fra gli insegnamenti proposti da Gurdjieff, in particolare l’aspetto pratico del “ricordo di sé.”

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Farooq 19 Aprile 2021 - 22:23

Mi è servito molto puoi scrivere ancora su questo argomento?

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Tragicomico 22 Aprile 2021 - 18:26

Ciao, sul blog troverai diversi articoli che trattano un’argomentazione simile.

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Marco 1 Luglio 2021 - 23:26

Ciao a tutti, ho letto con piacevole interesse tutti Voi… secondo me una persona è già fortunata a riconoscere la propria maschera, ed a utilizzarla come strumento quando necessario. Si è ancora più fortunati quando si possiedono diverse maschere. L’optimum avviene secondo me quando si fa quello che si vuole quando si vuole (sempre non facendo male agli altri), e solo a questo punto le eventuali maschere faranno o appariranno a nostro comando… o semplicemente cadranno ai nostri occhi e forse appariranno solo agli occhi degli altri.
Insomma, parlo al mio cervello: pensa, pondera, mira, spara!
Non so se mi sono spiegato

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Tragicomico 4 Luglio 2021 - 23:00

Ciao Marco, certo la consapevolezza è il primo passo fondamentale nel percorso di crescita personale, ma non è una fortuna, bensì il frutto di un lavoro di osservazione. Ma non deve essere scambiata per un punto d’arrivo, è solo un punto di partenza per iniziare a capire chi c’è oltre le maschere.

Rispondi
Carlo 21 Luglio 2021 - 23:10

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Montale

Rispondi
Tragicomico 31 Luglio 2021 - 18:15

Bellissimi questi versi di Montale, per mettere in risalto la crisi di certezze che ogni viandante riscontra lungo il proprio cammino.

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Vento 1 Gennaio 2022 - 20:14

Ho 16 anni e mi chiedo spesso chi o cosa sono, non trovando le risposte mi sono sentito vuoto, e da lì ho incominciato a tagliarmi.
Ora ho sMesso di farlo, ma a volte quella sensazione mi si ripropone e semplicemente convivo con essa.

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Tragicomico 4 Gennaio 2022 - 22:44

Quel vuoto di cui parli è un grande dono, è il tuo spazio interiore che aspetta di essere riempito. Abbine cura e mettici dentro ciò che senti come tuo. Ti abbraccio.

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Gianluca Passerini 7 Febbraio 2022 - 13:18

Ciao Ivan , io mi domandavo da tempo chi sono e lo sto finalmente capendo ogni giorno che passa , è una scoperta continua , è un viaggio bellissimo anche perché mi sta aiutando in modo eccezionale un’anima gemella , lei è la mia luce , che chiamo sorella e mi sento molto fortunato . Mia sorella dice che quando capiamo chi siamo è più facile amare noi stessi e gli altri , tutto diventa più semplice e chiaro , diventiamo più coraggiosi e forti ed è vero , è ciò che sento , ho trovato dentro me una persona che stava nascosta da troppo tempo . Sono d’accordo , noi siamo ciò che cerchiamo , io continuerò a cercare altre risposte , perché il viaggio non è finito , forse non finirà mai e credo sia questo il senso della vita , insieme all’amore , inteso in ogni sua forma .

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Tragicomico 8 Febbraio 2022 - 19:19

Caro Gianluca, quanta emozione trasmettono le tue parole, sei un essere fortunato e si sa, la “fortuna” aiuta gli audaci, ovvero chi nel suo piccolo, nel suo quotidiano, prova a cambiare e scoprire, per ri-conoscersi e ri-conoscere ciò che gli è attorno. Le risposte arriveranno da sé per chi ha fede in ciò che fa. Un abbraccio

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Gianluca Passerini 11 Febbraio 2022 - 16:54

Grazie , anche tu mi emozioni sempre , un abbraccio a te

paolo 18 Maggio 2022 - 10:46

Una interessante riflessione che porta di botto ad una soluzione non facilmente raggiungibile, penso perché ognuno ha il suo percorso e non si può davvero copiare quello di un altro. Considero la vita la prima scuola di conoscenza di se stessi, dove i rapporti umani sono la classe e l’esperienza la materia di studio. Ascoltare le opinioni degli altri non solo razionalmente ma dentro, aiuta a scoprire noi stessi. I movimenti interni, da prima emotivi e poi più sottili, ci aiutano a scoprire come ci hanno costruito e successivamente come perseveriamo nel costruirci. Perché ci fa bene proprio ciò che ci fa male, una sensazione sgradevole ci può aiutare a riconoscere cosa su cui dobbiamo lavorare. Invece di giudicarla come esterna a noi, facciamo lo sforzo di vedere se invece ci appartenga. Più cose sapremo di noi e più sapremo riconoscere quelle degli altri. Più conosceremo le debolezze più compassione avremo nel riconoscerle. Questo non vuol dire realmente soffrire, perché è la mente a soffrire, noi dobbiamo andare oltre, in quanto la vera battaglia, che battaglia non è, si svolge dentro di noi. Le tecniche e i maestri sono importanti ma sono come le stampelle, verrà il giorno nel quale dovrete riporle e camminare con i vostri piedi. Buon viaggio a tutti i cercatori 😉

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Tragicomico 18 Maggio 2022 - 23:47

Grazie Paolo, per questo tuo commento così profondo e così pieno di spunti di riflessione esistenziali. Tutto ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi può rivelarsi utile, ma dobbiamo prima diventare gli alchimisti di noi stessi, per trasformare in oro gli aspetti di noi (piombo) ancora grezzi e talvolta malsani. Il viaggio è lungo, ma vale la pena di viverlo pienamente, affrontando le difficoltà come delle opportunità di crescita.

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Giulia 7 Novembre 2022 - 20:22

Ciao, inizio col dire che ho solo 16 anni e mi scuso se quello che sto per scrivere non sarà particolarmente brillante.
Penso che il problema con questa tipologia di domande (“chi sono io?”, “qual è il significato della vita?”, “” perché sono qui? “) sia il fatto che stiamo applicando la cultura e il ragionamento “umani” alla natura
Il punto è che una volta che si smetterà di applicare la logica umana alla natura, arriveremo a capire che la natura è logica: la natura è al di là della logica umana, e che queste questioni rimarranno sempre aperte (fino a quando il segreto dell’universo e quindi il significato di tutto e tutti non sarà rivelato)

La nostra applicazione della cultura e della logica umana è di mentalità ristretta e non darà mai una “risposta” adeguata a causa del fatto che l’umanità è ossessionata dal “significato”.
Credo che sia fondamentale restare curiosi e capire che l’ignoto è pertinente e necessario quanto il conosciuto.
Ed è vero, rimanere senza risposte è la risposta. Del resto, il silenzio è sempre stata la lingua in cui sono più fluente 🙂

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Tragicomico 8 Novembre 2022 - 15:12

Ciao Giulia, grazie per essere passata da qui, sei sorprendentemente giovane eppure interessata a tematiche esistenziali profonde e articolate. Onore a te, continua così.
Sulla questione da te sollecitata è bene sottolineare come una risposta, in questi ambiti, equivalga più a una direzione che a una verità in tasca. In altre parole, viene indicato un percorso da compiere per arrivare in solitaria a quella risposta. Che potrà essere del tutto soggettiva e situazionale. Del resto sono questioni esistenziali sollevate da millenni, menti raffinate si sono interrogate e consultate fra di loro, senza mai arrivare ad una risposta univoca, universale e valida nel tempo.
L’importante, però, è porsele certe domande, il resto te lo garantisco, verrà da sé.

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Monica Sole 14 Novembre 2022 - 12:10

Mi hai fatto venire in mente un ricordo. Avevo 7 anni !!! e mi stavo chiedendo, da sola , dentro di me, chi sono io, più e più volte. Subito sentii un vuoto dentro, una voragine immensa. Andai dalla mia mamma in cerca del abbraccio ma non ho mai detto nulla sul accaduto. Quel vuoto dentro mi ha accompagnato per tutta la vita, ora ne ho 54 anni , ma ora è il mio più grande amico. Grazie ai percorsi interiori ho scoperto che è il più grande tesoro, il vuoto che diventa pieno. Grazie! ☀️

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Tragicomico 14 Novembre 2022 - 16:29

Grazie Monica, per questa tua preziosa testimonianza. Il vuoto, a differenza di come lo etichetta la società, è sempre fonte di ricchezza, perché significa che c’è qualcosa da riempire, da colmare, un vuoto che sprigiona domande e riflessioni, in modo che possa essere riempito con tutto ciò che si trova nel lungo cammino della conoscenza di sé. Ne parlo anche nel mio libro “La cattiva abitudine di essere infelici”. Un abbraccio!

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salvatore salis 9 Agosto 2023 - 16:35

Caro Ivan,
ho letto questo tuo articolo scritto nel 2018, ma è sempre attuale, e sempre lo sarà. Ottimo articolo! Condivido ogni
parola sche hai scritto e la ritengo verissima. Ma questi temi non sono per tutti, e sai bene anche tu che non sono temi per la
massa, ma unicamente per chi si pone realmente delle domande esistenziali. Per chi vuole vivere autenticamente l’esperienza
umana sulla terra. Per colui che freme, che arde per vivere consapevolmente. Ma chi vuole dormire continua a dormire, e lo fa
perché dormire è bello. Giustamente Gurdjieff è stato definito il disturbatore del sonno. Ma quanti vogliono essere disturbati dal
loro sonno? Chi non si pone domande non solo non è consapevole, ma è purtroppo pericolosissimo, poiché pensa e crede di sapere tutto di sè e della vita. Ti leggo da molto tempo Ivan. Condivido il tuo lavoro. E leggerò anche i tuoi libri. Per il momento
ti auguro ogni bene. E buon lavoro. Salvatore.

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Tragicomico 11 Agosto 2023 - 12:50

Salvatore, apprezzo la tua stima e ti ringrazio per i tuoi complimenti, sono felice di sapere che presto i miei libri possano essere in mani sicure, come le tue. Hai perfettamente ragione, sin da quando ho tirato su questo spazio virtuale definito “blog” sapevo già chi sarebbe stato il mio pubblico di riferimento: persone consapevoli che la vita non è tutta qui, che c’è dell’altro, un “oltre” da scoprire e da sondare. Anch’io nel mio piccolo ho voluto seminare dei segnali nella nebbia fitta che avvolge colui che inizia ad avere barlumi di consapevolezza, questo è lo scopo di molti miei scritti.
Grazie di cuore per il tuo commento Salvatore, ti auguro un’esistenza piena di opportunità da coltivare.

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