Il Destino È Un Immenso Gioco Di Vibrazioni

Tragicomico
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Per molti, il destino è una forza superiore alla volontà umana, capace di produrre il bene ed il male, come se tutto fosse già predeterminato, deciso a tavolino, un ente angelico o diabolico che decide le sorti dell’umanità e di ogni singolo essere umano. Non è difficile, infatti, imbattersi in affermazioni del tipo: “Il destino ha deciso così”, “Questo è il tuo destino”, “Era destino che doveva (o non doveva) andare così”. Ma esiste davvero questo Destino e possiede tutto questo potere su ognuno di noi?

La risposta non è facile da esprimere, trattandosi di un argomento alquanto astratto, ma ciò che presumibilmente è vero, è la presenza di un Destino, che viene a compiersi lungo il percorso della nostra vita, ma non ha il potere di decidere per la nostra sorte. In altre parole, il Destino esiste, ma siamo noi a produrlo e a compierlo. Come diceva Castaneda al riguardo dello stregone Don Juan: “Lui è libero e può compiere il proprio destino”. Già, ma libero da cosa? Lo scopriremo.

Il destino, a parere di chi scrive, e come già ribadito in altre circostanze, altro non è che il risultato della somma complessiva delle nostre azioni concatenate le une alle altre e dipendenti, inconsciamente o no, alle attitudini e carattere dell’individuo in reazione con le forze dell’ambiente in cui vive. Il destino, ma anche le fatalità o le coincidenze sono, in sostanza, un immenso gioco di vibrazioni provenienti dal cosmo, dalla psiche dell’uno (individuo) in reazione alla psiche dei molti (prossimo). Quella che Jodorowsky definirebbe come “danza della realtà”, una danza di cui facciamo parte e che ci condurrà passo dopo passo verso il compimento del proprio destino.

Un immenso gioco di vibrazioni, sì, perché nulla è immobile nella natura, tutto vibra, tutto pulsa e da ogni cellula, da ogni elemento del cosmo, e persino da ogni microbo del nostro corpo, vengono emanate particolari vibrazioni che reagiscono e si combinano fra loro. Possiamo definire questo fenomeno come interconnessione. Tutto è interconnesso, che poi è uno dei temi principali della fisica quantistica.

Esiste, quindi, una sorta di rapporto tele-energetico incosciente fra tutte le cose del creato, dovute alle leggi universali che regolano lo stesso Universo. Ed è per questo che l’uomo risente continuamente e fatalmente l’influenza di tutti gli altri esseri umani. Così ogni sua azione, ogni suo pensiero, ogni sua fatalità è il prodotto di un numero infinito di cause, reperibili non solo nel presente, ma che hanno origine anche nel passato.

L’uomo, è bene tenerlo presente, è paragonabile ad una stazione radioricevente ed emittente di onde (frequenze vibratorie) costituite da correnti psiconiche, la cui natura, per facilitarne la comprensione, è identica a quella degli astri. L’astrologia ci spiega e ci dimostra come in virtù degli influssi siderali ogni individuo racchiude in sé la sintesi astrale delle correnti cosmiche ricevute durante la nascita, ed emette una frequenza vibratoria le cui modulazioni sono tutte le sue manifestazioni psicodinamiche. Per adesso, quindi, il destino è guidato degli astri e governato da una legge universale come quella di risonanza.

Ma, in conformità ad un’altra legge, quella di causa ed effetto, ogni nostra azione produce un fenomeno di equilibrio o di squilibrio nella vita degli altri esseri. Questo fatto crea un effetto che ricade su di noi, come un boomerang. In oriente lo chiamano Karma, ma può essere definito anche come legge di compensazione.

Quindi con il crescere della conoscenza, e del continuo sperimentare, poco a poco l’uomo si avvede che il mondo in cui vive non è governato da un Dio vigile e prepotente, ma è sotto il dominio delle leggi universali create da un Assoluto. Sì esatto, ci troviamo in un angolo sperduto dell’Universo e siamo governati da leggi che determinano il nostro percorso inconscio. Ma allo stesso tempo, siamo interconnessi con il Tutto.

Nel ricevere e trasmettere delle frequenze vibratorie, l’uomo è, di fatto, un trasformatore d’energia. Non fa altro che assorbire l’energia universale per trasformarla in bene o in male; e, come con un atto fisiologico (respirare, bere, ecc.), sottrae all’universo una forza che modifica l’equilibrio di tutte le forze del nostro cosmo fisico, così come ogni suo pensiero e sentimento muta la sua relazione rispetto all’universo, e la relazione dell’universo rispetto a sé.

L’uomo è dotato di tre tipologie di forze: fisica, psichica e spirituale. È attraverso queste tre forze che può interagire con tutto ciò che lo circonda, che sia visibile e misurabile o meno. Adoperiamo questi tre tipi di forza, rispettivamente, nelle attività organiche e fisiologiche, nelle sensazioni del nostro sistema emozionale e nei pensieri astratti o concreti del nostro sistema mentale, e nella volontà dello spirito per quella spirituale.
Pensare, progettare, avere delle aspirazioni, sognare, agire, sentire, significa mettere in moto le forze di tre mondi; e noi aiutiamo od ostacoliamo a seconda dell’uso che facciamo di queste forze. L’insieme di tutta la forza che adoperiamo, la forza presente su tutti i piani, è l’energia dell’Assoluto. Noi siamo i trasformatori di questa energia.

Il probabile desiderio dell’Assoluto è che, trasformando ed usando questa energia, noi l’adoperiamo non per ostacolare, ma per promuovere il Suo Piano di Evoluzione. Aiutare questo piano significa fare il “bene”, come ostacolare significa fare il “male”. E da questa prospettiva, sono molti i ribaltamenti concettuali in atto, si apre un nuovo modo di vedere la realtà e soprattutto, una nuova concezione di destino.

Non essendo l’uomo un individuo isolato, ma un’unità in una umanità composta da miliardi di elementi, ogni suo pensiero, sentimento o atto reagisce su tutti i suoi simili, naturalmente, in proporzione alla vicinanza di ognuno a lui, quale distributore di forza negativa o positiva, buona o cattiva. E pertanto, ogni uso di tale forza, che ostacola o aiuta l’intero universo di cui egli è parte essenziale, produce un risultato che reagisce in modo ineluttabile su se stesso.

Inoltre, quando un individuo nasce, si porta appresso una certa quantità di bene e di male, probabilmente un residuo derivante da un lungo passato. Per cui, i suoi genitori, la sua eredità, le persone che lo ostacoleranno e quelle che lo aiuteranno, le sue opportunità, i suoi obblighi, la sua morte, saranno il suo destino. Un “vincolo” che si costruisce strada facendo.

Ma nell’immenso gioco di vibrazioni, talvolta così numerose che risulta impossibile prevedere la loro interazione e il loro evolversi nel tempo, (come nel caso della meteorologia), si insinua un’altra variabile molto discussa dalle filosofie umane ed esoteriche: la libertà. Se nella natura superiore, in particolar modo nell’uomo, esiste una componente di libertà, cioè una parte in grado di autodeterminare il proprio comportamento in sintonia con le leggi universali, ovvero che sia cosciente e ne sfrutti il valore, allora è possibile che questa parte sia svincolata dall’essere governata, e, pertanto, come disse Castaneda ,“è libero e può compiere il proprio destino”.

Per compiere il proprio destino bisogna essere liberi, altrimenti sarà il destino ad ingabbiare la nostra vita.
La strada è tracciata solo in partenza, per alcuni finisce già lì, per altri è evidente come destino e volontà personale possano di fatto agire in concomitanza per plasmare la vita che vivono e le circostanze in cui si trovano. Molte delle esperienze che viviamo le creiamo noi stessi. Tuttavia, la forza del destino contribuisce di fatto ad alimentare e “forzare” queste esperienze ed è qui che entrano in gioco elementi come coincidenze e libero arbitrio.

La libertà consiste nella possibilità di scegliere liberamente uno dei tanti percorsi possibili, senza essere condizionati da qualcuno o da qualcosa. Ed è in questi frangenti che, usando sempre la terminologia di Castaneda, bisogna essere impeccabili (non sprecando inutilmente la nostra energia), in quanto stato di presenza, potere interiore, e intuitivo, possono determinare e creare la vita che davvero vogliamo, avendo ben chiare le leggi dell’universo. Altrimenti sarà come giocare alla roulette.

“Non posso dire che il destino sia scritto.
Le mie leggi mi dicono che quando mi chiedi di un futuro possibile, stai già mostrando i tuoi limiti, perché pensi che ci sia un unico futuro possibile.
Ci sono infiniti futuri possibili, che vado scegliendo proprio perché in ogni momento si apre davanti a me una possibilità differente.
Costruisco il mio futuro attraverso i miei passi.
Io vedo come un ventaglio o una struttura di futuri possibili.
Vale a dire che possiamo costruire il nostro destino, ma non crearci un destino.
Ci sono diecimila percorsi e tutti possibili.
Posso percorre uno dei diecimila cammini, ma non posso inventare il diecimila e uno.”

(Alejandro Jodorowsky – “Psicomagia“)

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